25 edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone

Ho voluto recarmi a Pordenone per poterla conoscere di persona e per sentirla attraverso il suo spettacolo.

La rassegna da molti anni presenta voci molto importanti e spesso nascoste al grande pubblico. Voci che decidono per scelta di concedersi in rari momenti di pura poesia.

Così è stata quella serata.

Dei nomi famosi sul palcoscenico ad accompagnarla e lei, a raccontare la storia di una parte delle sue radici, che in fondo sono anche le nostre.

Un racconto di spostamenti continui e di altrettanti blocchi che possono essere psicologici o fisici; un racconto di ieri in una terra lontana che assomiglia al racconto non troppo diverso dei nostri nonni e di un racconto che i nostri nipoti ripeteranno ugualmente.

Siamo in continua migrazione, e forse accettarlo significherebbe guarire

© Laura Poretti Rizman

INTERVISTA © LAURAPORETTIRIZMAN A SABA ANGLANA

LPR: Buongiorno a Saba Anglana, grande artista italo etiope. Ci può raccontare in breve il suo percorso artistico?

Saba Anglana: Un percorso molto variegato, ma dopo studi universitari umanistici, ho abbracciato il canto e la recitazione come i miei strumenti d’elezione. Soprattutto la musica ha assorbito tutto il resto e se ne è nutrita. E’ in questo momento il medium che può contenere e veicolare organicamente tutte le altre attività e ricerche. Nei miei concerti c’è una componente teatrale, recitativa e autoriale. Finora i miei lavori sono sempre stati concepiti come concept album, di cui ho curato ogni parte, dai contenuti alle immagini, dalla costruzione dei testi alla scelta della comunicazione. Quello che fino a qualche anno fa mi sembrava un curriculum schizofrenico ed eccessivamente eclettico, oggi è il mio strumento più prezioso, il mio alleato maggiore.

LPR: Lei ha appena partecipato alla rassegna di musica sacra portando uno spettacolo di grande intensità, legato alla cultura della terra d’Etiopia e in particolare in ricordo di una guarigione avvenuta proprio a sua nonna. Quanto la musica può nei confronti dell’evoluzione umana, Saba?

Saba Anglana: La creatività in generale è un grande motore evolutivo. Più nello specifico l’emisfero destro del nostro cervello, se fatto lavorare come dovremmo, diventerebbe uno strumento trainante, un elemento di grande accelerazione, di scoperta, di rivelazione. Siamo troppo abituati al controllo razionale, al calcolo. La musica è anche disciplina, ma la sua componente più libera nel momento della creazione, sprigiona forze “sovrumane”.

LPR: Precedentemente a questo album, lei ha presentato un lavoro che l’ha vista testimonial di una grande campagna di sensibilizzazione sulla preziosità dell’acqua. Cosa ha provato quando le è stato comunicato questo progetto sul suo lavoro?

Saba Anglana: Tutto è nato in modo molto naturale, si è trattato di una collaborazione condotta sui binari di una passione comune, quindi non mi ha sorpresa. Ero perfettamente dentro l’ottica in cui si muoveva Amref, avevamo le stesse forti convinzioni, e le mie molteplici declinazioni dell’elemento acqua ha aperto canali ricchi attraverso cui raccontare le tante storie che il lavoro sul campo genera e raccoglie. Il rapporto con questa grande organizzazione continua anche adesso, mi sento parte della “family”.

LPR: Avendola conosciuta, ho provato una grande empatia verso la sua persona. Lei utilizza l’arte per sensibilizzare le coscienze e si avvalora anche di profumi per elevare lo spirito. In cosa crede lei, Saba?

Saba Anglana: Credo nel meccanismo della scoperta, credo dunque nell’amore, che anticamente, nel suo etimo, esprimeva proprio questo concetto. Forse per questo si dice che l’amore è il più grande dei motori. Perché attraverso il suo esercizio si tende alla conoscenza, si mira alla scoperta, e si è dunque in movimento.

LPR: Il suo nome è un nome da regina. Quanto ha pesato e quanto l’ha formata nella sua vita l’aver vestito un nome così importante?

Saba Anglana: Un nome che non mi ha fatto tribolare per cercarne un altro d’arte! Credo nell’aristocrazia dello spirito, non nei regni e nelle casate, ma il nome di una donna saggia e curiosa come è stata la regina di Saba, non può che avermi invitato sulla giusta strada da percorrere.

LPR: La sua voce è strepitosa e davvero curativa, recitare invece per lei è..?

Saba Anglana: Anche per me è atto curativo. Oltre alla corretta respirazione che allinea corpo e mente, cantare è dare un canale di scorrimento alle scoperte dell’intelligenza emotiva. E’ come dreanare la propria psiche, il corpo e la mente si alleano e da questa alleanza non può che scaturire un benessere che eleva.

LPR: L’immigrazione odierna in Italia preoccupa e allarma i cittadini che devono accogliere. Lei crede in una convivenza pacifica e collaborativa su questo pianeta?

Saba Anglana: Si procede per conflitti, per sconvolgimenti. Come se la storia avesse bisogno di traumi e barricate per procedere. Io credo invece nell’evoluzione individuale dell’essere umano, che si propaghi in modo contagioso. La convivenza ha problemi pratici, che nessun buonismo e, per contro, nessuna intolleranza vorrei rimuovessero in un senso o nell’altro. Questi problemi vanno affrontati, non rimossi. E affrontarli fa parte di quel processo di evoluzione virtuosa in cui credo.

LPR: Siamo tutti in movimento; lei dove sta andando?

Saba Anglana: Io ora sto andando a sud, in Abruzzo, a lavorare con un gruppo meraviglioso di donne artiste con cui riporterò in scena, non a caso, una storia di viaggio, dolore, scoperta: si intitola RosAmara.

LPR: Volere è potere. Lo ha ripetuto spesso nella frase simbolo del suo spettacolo. Ma tu vuoi guarire? Secondo lei, l’umanità vuole davvero guarire?

Saba Anglana: La domanda che ripetevo è “ma tu VUOI guarire?”. Io credo ci sia un gran bisogno di guarigione in giro. Ormai è chiara la sensazione che viviamo in un sistema culturale che ci ha abituato ad essere pazienti cronici, perennemente sotto cura. Abbiamo bisogno di forti atti di liberazione. La liberazione emotiva e psicologica, per usare termini a noi familiari, veicola anche quella fisica in molti casi, come racconto nello spettacolo. Ma l’elemento catalizzatore, che rende possibile questo processo, è la volontà individuale. Se si muove il pensiero, si muove la guarigione. Questo è il punto. Ma la nostra è purtroppo un’umanità a cui è stata presa in ostaggio la volontà. Siamo così dentro a questa gabbia che bisogno e volontà non vanno nemmeno di pari passo. Quindi siamo ancora lontani, c’è tanta strada da fare. Anche io ne ho molta.

LPR: Ringraziandola le auguriamo ogni bene e un a risentirla presto

© Laura Poretti Rizman

 

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Saba, foto fornita da Volpe e Sain
Saba, foto fornita da Volpe e Sain

L’ARTISTA SABA ANGLANA TESTIMONIAL DELLA 25^ EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA. “DA NORD A SUD DEL MONDO, LA FEDE DEI POPOLI”.

SARA’ PROTAGONISTA DELL’EVENTO INAUGURALE, IL CONCERTO DI PRODUZIONE IN ANTEPRIMA ASSOLUTA A PORDENONE MERCOLEDI’ 9 NOVEMBRE, “ABEBECH, FIORE CHE SBOCCIA” (Il sacro nella cultura d’Etiopia). IN SCENA ANCHE L’EX MAU MAU FABIO BAROVERO.  

IN CARTELLONE IL NOTO QUARTETTO VOCALE “COROU DE BERRA” (16 novembre), PER UN VIAGGIO NELLA MEMORIA POPOLARE, DALLA TRADIZIONE DEI VILLAGGI ALPINI AL REPERTORIO CANTAUTORALE (AVE MARIA, FABRIZIO DE ANDRE’).  CONCERTO D’ECCELLENZA PER IL GRAN FINALE (26 NOVEMBRE): ANCORA UNA PRODUZIONE CHE AFFIANCA STRAVINSKIJ E BACH, AFFIDATA ALL’ORCHESTRA SAN MARCO E CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA CON COLLEGIUM APOLLINEUM, DIRETTI DA MARCO FERUGLIO.

CONCERTI, MOSTRE, PERCORSI SUL TERRITORIO: ANCHE PER L’EDIZIONE 2016 IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA SI CONFERMA VIAGGIO MULTICULTURALE SENZA CONFINE, ATTRAVERSO LINGUAGGI ARTISTICI E SUGGESTIONI SPIRITUALI.

PORDENONE – Con una testimonial d’eccezione, l’interprete italo-somala Saba Anglana, artista eclettica e amata dal pubblico internazionale – autrice, cantante ma anche attrice, ha raggiunto la popolarità con le prime serie della fiction ‘La squadra” – e con un’anteprima assoluta si aprirà mercoledì 9 novembre la 25^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone, promosso come sempre da PEC – Presenza e Cultura, a cura di Franco Calabretto ed Eddi De Nadai, per il coordinamento di Maria Francesca Vassallo. Compie dunque i suoi ‘primi’ 25 anni il cartellone che lega musica e spiritualità: per festeggiare l’importante anniversario i promotori hanno messo a punto un’edizione che si propone di esplorare “Da nord a sud del mondo. La fede dei popoli”, confermandosi viaggio multiculturale senza confini e barriere di generi musicali, per attraversare diversi linguaggi artistici ed esperienze culturali, ‘materializzando’ ponti e network fra latitudini estreme del pianeta. Ne sono testimonianza le due mostre ‘gemelle’ affidate al grande fotografo Elio Ciol, la prima in corso a Sesto al Reghena e l’altra in arrivo da gennaio a S. Vito al Tagliamento. Sul piano musicale il Festival propone quest’anno, dal 9 al 26 novembre 2016 a Pordenone, «tre spunti di riflessione, tre rappresentazioni di una certa “rusticitas” del fare musica che attingono direttamente all’anima della tradizione popolare – spiegano i direttori artistici Franco Calabretto ed Eddi De Nadai – L’impegno è quello di essere assolutamente contemporanei e allo stesso tempo portatori di una storia antichissima. Le Alpi del sud della Francia, la calda terra d’Etiopia e le gelide, infinite pianure russe sono la triangolazione geografica di questa edizione del festival. Avremo la possibilità di ascoltare la voce di Saba Anglana, fascinosa e carismatica figlia di una terra devota e religiosa, intrisa di una sacralità fortissima. Le voci del quartetto Corou de Berra sono frutto dello studio di quanto sopravvissuto nei remoti villaggi alpini di un mondo senza tempo: una memoria popolare tramandata nei secoli per via orale, con curiose puntate sul moderno repertorio cantautorale moderno, come nel caso del capolavoro di Fabrizio De André, Ave Maria. E infine il grande progetto sinfonico corale che mette accanto Stravinskij e Bach, un contrappunto a distanza tra la rude e tellurica orchestrazione della Sinfonia di Salmi e la sincera, paradigmatica, devozione del Cantor di Lipsia».
Saba Anglana aprirà il Festival mercoledì 9 novembre, all’Auditorium Concordia di Pordenone (ore20.45) con “Abebech, fiore che sboccia”, l’evento di produzione proposto in anteprima e firmato in sinergia con l’Istituto di Culture Mediterranee (Puglia). Concepito come una “Storia di identità, preghiera e guarigione, il sacro nella cultura d’Etiopia “il concerto vedrà in scena anche un altro artista noto al grande pubblico, l’ex Mau Mau Fabio Barovero, autore e arrangiatore delle musiche, alla fisarmonica, piano e live electronics. Accanto a lui Federico Marchesano al contrabbasso e Mattia Barbieri al drum set. Lo spettacolo è composto soprattutto da testi e brani originali, ispirati al potere taumaturgico delle scale pentatoniche nella musica etiopica copta ortodossa. Ma tu vuoi guarire?, recita l’interrogativo clou della serata. Se il pensiero si muove, si muove anche la guarigione. Attraverso la rappresentazione, che segue il filo della memoria, si ricompongono i traumi, si compie un esorcismo creativo che libera l’energia spirituale della guarigione dalla pena e dal disagio esistenziale. Tutto ruota intorno alla storia vera di Abebech (in amarico, appunto, “Fiore che Sboccia”), la nonna di Saba, una donna etiope strappata dalla sua terra natale nel periodo della colonizzazione italiana. Abebech arriva a somatizzare la sua ‘deportazione’ con una paralisi alle gambe, e nel momento della guarigione si riconcilierà con le sue origini, pronta a ritornare in Etiopia con la famiglia. Abebech.
Si prosegue mercoledì 16 novembre 2016, nel Duomo Concattedrale di San Marco, con il Quartetto vocale “Corou de Berra”, ensemble noto al pubblico internazionale, composto da Michel Bianco Françoise Marchetti Claudia Musso Joris Baracroli. “Religiosità e spiritualità nella polifonia popolare delle Alpi del Sud” è il tema del concerto che echeggia la memoria musicale popolare della regione nizzarda: un patrimonio culturale di incredibile fascino, in cui coabitano il canto Barocco e il Gregoriano, il popolare e il sacro, la monodia e la polifonia, il latino e il nizzardo, l’oralità e la notazione classica e in cui si fondono influenze sarde, liguri, provenzali e piemontesi.
Congedo di eccellenza sabato sabato 26 novembre, sempre nel Duomo Concattedrale di San Marco, con “Igor Stravinskij. Sinfonia di Salmi”, la produzione che affianca all’Orchestra San Marco il Coro del Friuli Venezia Giulia e Collegium Apollineum, diretti da Marco Feruglio, con Cristiano Dell’Oste Maestro del Coro. La Sinfonia di Salmi di Stravinskij è una delle icone del neoclassicismo novecentesco, il cui un linguaggio razionale fonde tutte le radici culturali del Vecchio Continente: quelle del cattolicesimo primo e vero, ma anche greche e romane, pagane, bizantine, latino – cristiane, rinascimentali e poi barocche. Un progetto che impegna un organico strumentale e vocale di rara ampiezza, realizzato dalle sinergie di Orchestra San Marco, Collegium Apollineum e Coro del Friuli Venezia Giulia, tra le principali realtà musicali della nostra Regione.

Ingresso libero, info Centro Culturale Casa A. Zanussi Pordenone, tel 0434.365387
pec@centroculturapordenone.it
www.centroculturapordenone.it  f
facebook.com/centroculturapordenone.it
youtube.com/culturapn

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