Ecloga XI 🗓

egloga
/è·glo·ga/
sostantivo femminile
  1. 1.
    Componimento poetico, ispirato alla visione, idealizzata e idillica, della vita operosa in mezzo ai campi e ai boschi o in riva al mare.
  2. 2.
    Componimento musicale ispirato al genere letterario, diffuso nel ‘400 spec. in Spagna, al quale si accompagnava pure un’azione scenica; oggi, il termine si riferisce a composizioni strumentali in forma libera con accenti intimi e raccolti.

 

Un monito al pubblico, un monito alla coscienza mondiale: questo è il tema dello spettacolo del gruppo Anagoor presentato alla Sala Bartoli nei giorni passati.

Lo spettacolo è iniziato nel modo più disturbante possibile. Il pubblico è a disagio. Luci stroboscopiche lampeggianti, unite al suono assordante di litanie che man mano si trasformano in sproloqui, fanno sobbalzare gli animi. A seguire uno spettacolo con gli attori rivolti ad un quadro enorme raffigurante un dipinto del Giorgione, parlano del potere della poesia e della natura. L’abominio umano porta le loro mani a coprire la tela di vernice nera che imbratta anche la loro pelle. La nudità è una conseguenza di fronte all’impotenza umana, il gesto invece ci riporta allo scempio perpetrato ai danni dell’arte nel nome della salvaguardia della natura, o della presa di coscienza sull’imminente sua distruzione.

Splendido utilizzo del materiale scenografico che, attraverso luci e vernici ha reso fluorescente dei disegni su pannelli giganteschi dove era disegnata una foresta. Una scenografia decisamente importante che attraverso microfoni, tele distrutte e riproposte, teloni e vernici, ha portato lo spettatore in un’altra dimensione, grazie soprattutto alla poesia interpretata in esso.

Nel finale un tocco di speranza attraverso una maternità che riporta la semplicità dei gesti e delle azioni, ed in essa si può intravedere la salvezza.

Spettacolo non consigliato a chi soffre di epilessia per l’utilizzo prepotente di luci che possono scatenare crisi.

Laura Poretti Rizman

 

foto fornita da Ufficio Stampa

“La poesia di Andrea Zanzotto ispira il raffinato linguaggio teatrale del gruppo Anagoor che ritorna in scena a Trieste presentando alla Sala Bartoli il suo “Ecloga XI”. Lo spettacolo è ospite del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia l’1 e 2 novembre alla Sala Bartoli»

Ritorna sul palcoscenico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia l’affascinante e contaminato linguaggio del gruppo Anagoor che l’1 e il 2 novembre presentano alla Sala Bartoli “ECLOGA XI” su testi di Andrea Zanzotto, interpretato da Leda Kreider e Marco Menegoni e per la regia, scene e luci di Simone Derai.

Il gruppo Anagoor fin dalla fondazione ha a cuore la relazione che intercorre tra politica, lingua, ambiente naturale e paesaggio. La studia attraverso linguaggi diversi, una babele delle arti (da quelle visive alla poesia) nello sforzo dire il reale e le sue fratture. Anagoor, pur non citandolo mai esplicitamente, ha da tempo fatto propria la lezione di Andrea Zanzotto.
Al poeta di Pieve di Soligo, la compagnia – affermata in Italia e all’estero – è affine per la scelta radicale di osservare la storia dalla periferia (ma senza atteggiamenti di chiusura e arroccamento), per il rapporto con la tradizione, per la sofferenza per la devastazione, per la tenacia nel rinnovare la fiamma di arti solo apparentemente inascoltate.

Il titolo di questo lavoro allude alla raccolta di versi “IX Ecloghe” che Andrea Zanzotto pubblicò nel 1962. Il poeta vi sceglieva per modestia di stare un passo indietro a Virgilio e alle dieci ecloghe delle Bucoliche.
Oggi, tuttavia – scrivono gli artisti di Anagoor – noi possiamo scorgere nell’intera opera di Zanzotto la realizzazione di una catena poetica che da Virgilio (a Dante, a Petrarca, a Hölderlin, a Leopardi, a Pasolini, a Celan… transitando e rilanciando ponti di poeta in poeta) porta la fiamma oltre. Non una gara tra poeti, ma una corsa a staffetta: così la tradizione è sottoposta ad oltranza per mettere a rischio se stessi più dei propri padri, per stare in precario equilibrio tra l’aura del passato e il disincanto cui la poesia va incontro in questa società post capitalistica.
Zanzotto sembra raccogliere tutti i testimoni, tutti i segnali di luce provenienti dal passato e, scorgendo in avanti i segni indecifrabili della luce futura, solleva e agita la lanterna nella notte del presente facendosi Virgilio per tutti noi.
Ultra moderno e antichissimo a un tempo, Zanzotto sa bene che la letteratura è come un coro di voci di morti. L’ultra modernità da antichissimo che connota Zanzotto non è tuttavia un dato puramente letterario, e la sovrimpressione delle bucoliche al proprio paesaggio, al proprio linguaggio, non è mai piana memoria letteraria, bensì percezione di una irrimediabile frattura tra chi è ormai “versato nel duemila” e quel mondo perduto. Questa consapevolezza coincide e si estende in coscienza della faglia su cui si cammina che è una visione paleontologica più che storico-culturale: non si può più parlare di tradizione in modo neutro, dimenticando che i secoli intercorsi tra Omero e noi sono nulla rispetto alla vertigine del tempo biologico, geologico e ancor più astrologico.
Zanzotto capta e illumina l’inferno dentro il quale siamo calati eppure ostinatamente regge il fuoco di una speranza bambina.
Nonostante potesse sembrare via congeniale per ribadire la denuncia ecologica di Zanzotto, in “Ecloga XI” Anagoor rinuncia completamente all’utilizzo delle immagini video con le quali ha intessuto più volte i propri lavori aprendo squarci sulla devastazione della terra e sulla violenza perpetrata sulle altre specie.
Il sipario si apre invece ancora una volta – come una nota ostinata – sulla Tempesta di Giorgione a cui Anagoor ha dedicato in passato altri lavori. Una grande riproduzione della tela del pittore di Castelfranco, primo e fulminante “paesaggio” della storia dell’arte, campeggia priva delle tre figure umane: senza l’uomo con l’asta e senza la donna nuda con il bambino, resta unicamente l’orizzonte della città turrita e deserta immersa e sovrastata dalla natura. Puro paesaggio, eppure non pura natura. L’orizzonte e la visione della natura sono irrimediabilmente mediati, filtrati, contagiati, corrotti dalla cultura. Galateo e bosco. Antinomia per eccellenza: il divario e le derive generate da questa tensione hanno implicazioni psichiche, etiche, politiche. E quando il terremoto apre la faglia, la psiche frana e la lingua si spacca. Alcuni poeti come sismografi sanno farsi antenna.
Lo spettacolo va in scena alla Sala Bartoli alle ore 19.30 martedì 1 novembre, replica solo mercoledì 2 alle ore 21. Per biglietti e prenotazioni e per acquistare nuovi abbonamenti si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.

ECLOGA XI
un omaggio presuntuoso alla grande anima di Andrea Zanzotto

testi di Andrea Zanzotto
con Leda Kreider e Marco Menegoni
musiche e sound design Mauro Martinuz
drammaturgia Simone Derai, Lisa Gasparotto
regia, scene, luci Simone Derai
voce del Recitativo Veneziano Luca Altavilla
la scena ospita un’evocazione dell’opera Wood #12 A Z per gentile concessione di Francesco De Grandi
realizzazioni Luisa Fabris
immagine promozionale realizzata da Giacomo Carmagnola

produzione Anagoor 2022
coproduzione Centrale Fies, Fondazione Teatro Donizetti Bergamo, ERT / Teatro Nazionale,
TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi, Operaestate Festival Veneto

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Scheduled Arte e spettacolo Trieste

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