Green Day’s American Idiot

E mi sento solo per

Tutti quei perdenti che dovrebbero prendere del tempo per dire

Cosa ci fosse realmente nelle loro menti, invece

Si nascondono e basta.

 

 

La  scena aperta presenta una location per un band, che suonerà dal vivo le canzoni dei Green Day,  tra i gruppi musicali con più vendite della storia .

Sui muri video installazioni che lasciano posto a schermate che ad una ad una si aprono sulle pareti mostrando la nostra realtà quotidiana, fatta di molti input di violenza e superficialità. Sette i video, come sette i simboli che poco dopo si accenderanno sopra ai giovani che supinamente e inermi nonostante la loro voglia di saltare, urlare e rivoluzionare il mondo, subiranno il potere di queste grandi potenze.

Una generazione di impotenti arrabbiati che troppo spesso finiscono con il soccombere alla potenza inaudita e spietata di questi angeli della morte che con le loro piume sfavillanti,  lasciano intravedere mondi di bellezza non reale e sicuramente per questo, migliori.

Nello scorrere dell’opera rock di questo grande gruppo musicale che ha ottenuto premi prestigiosi pur senza mai dimenticarsi di presenziare con gesti benefici e riservando un occhio attento alle problematiche del mondo soprattutto giovanile, riesco a individuare grandi temi sociali e influenze di altri must del mondo della musica: nella maternità giovanile ritrovo parte della storia di Grease, in quella di arruolamento militare Hair, nel piumeggiante e fascinoso richiamo alla trasgressione The Rocky Horror Picture Show, ma soprattutto mi rendo conto che nonostante questa mia personale associazione di idee, l’opera rimane unica nel suo genere punk.

Le canzoni urlate, le gesta di rabbia e di ribellione, i salti e gli abbracci, l’amore e l’odio, diretti e interpretati in questo spettacolo, rendono perfettamente l’idea della frustrazione del non riuscire a dominare la scena del proprio futuro da parte di un gran numero di giovani. La droga come fuga verso una morte certa si presenta purtroppo meno dolorosa che l’affrontare la medesima vita irta di difficoltà.

Il panorama offerto non muta e non è dei migliori: i buoni esempi vengono a mancare e lo stare seduti o sdraiati sempre maggiormente è la conseguenza inevitabile. Neppure la passione dell’atto d’amore, riesce a cancellare l’orrore della guerra e della morte e conseguentemente la attira a sè.

Un ottimo lavoro di luci che creano città spettacolari lasciano spazio ad un solitario grido d’amore di una chitarra che risulta essere l’unica arma di un esercito di giovani anime perdute.

Meraviglioso spettacolo che merita esser visto, di una potenza talmente esagerata da non permettere alle voci di poter essere comprese. Il suono le sormonta ma non toglie la forza del messaggio finale.

Laura Poretti Rizman

 

 

 

 

Green Day’s American Idiot_foto GiovannaMarino fornita da Teatro Stabile FVG

“La rock opera “Green Day’s American Idiot” inaugura il cartellone Musical del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia giovedì 16 novembre. Regia di Marco Iacomelli, band dal vivo, allestimento accurato e un cast di deciso talento sono i punti di forza di uno spettacolo che – sulle travolgenti musiche dei Green Day – parla del presente e delle inquietudini dei giovani contemporanei. Replica al Politeama Rossetti venerdì 17 novembre”.

Il cartellone Musical del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia si apre, giovedì 16 novembre, nel segno dell’energia graffiante e incandescente della musica punk-rock dei Green Day: “Green Day’s American Idiot” è infatti il primo, attesissimo titolo, una produzione italiana di alta qualità, tutta declinata nel segno dell’energia, delle sregolatezze e della rabbia giovanile.

Sono infatti giovani (per il regista non è importante che abbiano una fama e ha cercato piuttosto fra i migliori talenti usciti dalle scuole di musical italiane e in particolare dalla STM – Scuola del Teatro Musicale, Fondazione Teatro Coccia), e sono bravissimi e accuratamente preparati gli interpreti scelti da Marco Iacomelli, che seguendo la medesima formula, ha firmato anche “Next to Normal”, una delle più interessanti e apprezzate produzioni delle stagioni recenti.

Questa rock opera, tutta costruita sull’omonimo concept album dei Green Day, è stata accompagnata fin dal debutto negli Stati Uniti da successo, accoglienze strepitose e da premi ambitissimi (nel 2010 ha ottenuto due Tony Awards, il Grammy come miglior Musical Show Album ed il Drama Desk): lo spettacolo in programma al Politeama Rossetti è la terza produzione al mondo realizzata, dopo quelle di Broadway e di Londra.
Tutto è iniziato nel settembre del 2009 quando sulle musiche di “American Idiot” – il fortunatissimo album del 2004 (15 milioni di copie vendute), ispirato alla epica rock opera “Tommy” degli Who – Billie Joe Armstrong e Michael Mayer (che firmò la prima regia) crearono lo spettacolo e lo “vararono” al Berkeley Repertory Theatre, nella città natale dei Green Day. Sei mesi dopo era un successo di Broadway e da allora la sua corsa non si è fermata, raggiungendo ora l’Italia.

Oltre alla indiscutibile forza delle musiche dei Green Day, è potente e coraggioso anche l’affresco della realtà che gli autori offrono in questo musical, tutto concentrato sulla difficile realtà che vivono i giovani di oggi, delusi dall’assenza di prospettive delle periferie, arrabbiati, abulici, o sfrenati, attratti dai falsi incanti di droghe e successi facili, abbandonati a sé stessi… È forte la critica sociale e politica, rivolta inizialmente agli atteggiamenti di Bush ma oggi sicuramente “declinabili” sul nuovo e discusso presidente americano. Ma nel musical non c’è solo protesta: si lascia spazio accanto alle durezze della vita, all’utopia dell’amore e a uno sguardo di speranza – forse – allungato verso il futuro.

L’edizione italiana è realizzata in modo ammirevole e meticoloso: band dal vivo, canzoni in versione originale, scenografia ispirata alla pittura di Basquiat, coreografie di Michael Cothren Peña, (che ha creato per le Cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici di Baku 2017 e di Sochi), effetti video…

Senza particolari connotazioni di tempo, il plot si svolge alla periferia di Jingletown. Un gruppo di giovani ribelli non si riconosce in quei ritmo e rifiuta decisamente il modello dell’“American Idiot”, il “cittadino tipo” che si lascia controllare dai media e convincere su tutto (American Idiot). Del gruppo fanno parte tre amici: Johnny, il “Jesus of Suburbia”, Will e Tunny – figli della generazione degli anni ’90 – annoiati e arrabbiati, vivono di birra e sregolatezze (Jesus of Suburbia). Finalmente decidono di lasciare l’ipocrita periferia, priva di prospettive, per provare a realizzarsi in città. Nel frattempo si scopre però che Heather, la ragazza di Will, è incinta, così Johnny e Tunny partono senza di lui (Holiday).
Scoprendo la grande città, Johnny, pieno di speranze e progetti, scorge ad una finestra una ragazza che lo affascina molto (Boulevard of Broken Dreams), mentre Tunny si fa conquistare da spot patriottici, sogna di essere il figlio prediletto dell’America (Favorite Son) e, arruolatosi, va a combattere in medio-oriente (Are We the Waiting).
Rimasto solo nella metropoli, Johnny fa i conti con le proprie fragilità attraverso il suo alter ego ribelle, St. Jimmy, “santo patrono del dissenso”, che in realtà lo spinge sulla via della droga e della perdizione, illudendolo con ragazze, sballo e divertimento (St. Jimmy).
Intanto, a Jingletown Will non si interessa della gravidanza della sua ragazza, ed in zona di guerra, Tony resta ferito. Le cose vanno meglio a Johnny, in città, che riesce a conoscere la ragazza della finestra e a passare con lei la notte (Give Me Novocaine): la chiamerà “Whatsername” ed inizierà con lei una relazione (Last of the American Girls / She ‘s a Rebel). Il suo alter ego però, sentendosi escluso, lo spinge a iniziare anche la ragazza alla droga. In periferia nasce il figlio di Will, ma lui è un padre indifferente (Last Night on Earth), tanto che Heather, esasperata da quest’atteggiamento, lo lascia (Too Much, Too Soon). Nel frattempo Tunny, ricoverato in un ospedale militare, realizza come la realtà della guerra non sia affatto quella dei sogni o degli spot (Before the Lobotomy): si innamora della sua infermiera che vede come un angelo a causa delle allucinazioni da antidolorifici (Extraordinary Girl).
Mentre Whatsername dorme, Johnny le dichiara il suo amore in una canzone (When It’s Time), ma nonostante la forza di questo sentimento, non riesce a vincere la schiavitù della droga e finisce per rischiare la propria vita e quella della ragazza (Know Your Enemy). Vanno a rotoli anche le esistenze di Tunny (che subisce un’amputazione) e di Will ormai rimasto solo (21 Guns). Johnny scrive a Whatsername che le preferisce la droga e le illusorie prospettive dell’alter ego: nemmeno la disperazione della donna che cerca di convincerlo che si tratta solo di una proiezione mentale, sembra toccarlo così lei fugge via (Letterbomb). Ma la partenza di Whatsername sconvolge Johnny che finalmente riconosce come la sua vita sia fondata sul nulla. È il momento della verità per i tre amici: Tunny vuole tornare a casa e Will rimpiange tutto ciò che ha perso (Wake Me Up When September Ends). Sebbene lontani, i tre fanno i conti con i loro demoni (Homecoming) e capiscono di essere cambiati, cresciuti (Whatsername): chissà se sapranno fare tesoro di queste dure esperienze per il futuro (Good Riddance – Time of Your Life).

“Green Day’s American Idiot” è interpretato da Ivan Iannacci (Johnny), Renato Crudo (Tunny), Luca Gaudiano (Will), Mario Ortiz (St. Jimmy), Laura Adriani (Whatsername), Angela Pascucci (Heather), Giulia Dascoli (Extraordinary Girl), Daniele Venturini (Joshua), Alessia Genua (Alysha), Alessandro Prota (Theo), Gioia Formica (Christina), Dario Cao (Gerard), Daniele Volpin (Miguel), Asia Bosio (Mary), Matteo Morigi (Ben), Giulia De Angelis (Libby), Matteo Chippari (Declan), Simona Gugnali (Rebecca), Massimiliano Perticari (Andrew), Ketty Panarotto (Leslie), Dario Ianne (Brian).
La band dal vivo è composta da Riccardo Di Paola (direzione e tastiere), Roberta Raschellà (chitarre), Orazio Nicoletti (basso), Marco Parenti (batteria). Ha curato l’arrangiamento musicale e l’orchestrazione Tom Kitt, firma la supervisione musicale Simone Manfredini, la direzione musicale è Riccardo Di Paola. Le coreografie sono di Michael Cothren Peña, le scene di Gabriele Moreschi, le illustrazioni (ispirate alle opere di Basquiat) di Rosemary Amodeo. Ha creato i video Antonio Simone Giansanti, i costumi e il trucco sono di Maria Carla Ricotti, firma il disegno luci Valerio Tiberi ed il disegno fonico è di Donato Pepe.
Francesco Marchesi è il regista collaboratore, la consulenza artistica è di Andrea Ascari, il regista Marco Iacomelli ha curato anche la traduzione e l’adattamento. Lo spettacolo è una co-produzione STM – Scuola del Teatro Musicale, Fondazione Teatro Coccia e Reverse Agency (il produttore esecutivo è Davide Ienco, produttori sono anche Fabio Boasi e Alessio Boasi).

“Green Day’s American Idiot” va in scena per il cartellone Musical del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti nelle serate di giovedì 16 e venerdì 17 novembre alle ore 20.30.

Gli attori e il regista di “American Idiot” incontreranno il pubblico venerdì 17 novembre alle ore 17 al Politeama Rossetti: l’ingresso è libero.

Gli ultimi biglietti per lo spettacolo si possono acquistare presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile regionale e naturalmente anche attraverso il sito www.ilrossetti.it. Attraverso gli stessi canali si possono acquistare ancora molte tipologie di abbonamento alla Stagione del Teatro Stabile che proseguirà sabato 18 novembre con il concerto di Ute Lemper e dal 22 novembre con lo spettacolo dei Blue Man Group.

 

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