Il futuro è nostro e comincia adesso!

Siamo studenti e studentesse delle scuole superiori triestine. Ogni giorno entriamo nelle nostre aule rischiando la vita a causa di strutture fatiscenti e poco accoglienti, rischiamo di non avere coperte le ore di assenza dei professori a causa dei debiti contratti dalle singole scuole, ci sorbiamo ore ed ore di lezione-reclusione, espressione del peggiore nozionismo, siamo giudicati da freddi numeri che nulla ci dicono circa il nostro percorso e le nostre possibili aspettative future, vediamo il nostro diritto allo studio e ad una formazione di qualità regolarmente calpestato.

Negli istituti tecnici e professionali assistiamo ad un progressivo impoverimento dei percorsi scolastici, che ci porteranno ad essere i disoccupati o, se va bene, i precari del futuro: le ore di laboratorio sono sempre meno, gli stage sempre più dequalificati, rendendo le nostre scuole dei “parcheggi” per assolvere l’obbligo scolastico il prima possibile e poi essere catapultati nel mondo del lavoro senza alcun diritto.

Anche a scuola i nostri diritti sono quotidianamente calpestati: l’istruzione sempre meno laica, gli spazi per gli studenti sempre più ridotti (e intanto nella Provincia di Trieste nessuna scuola ha attivato l’aula autogestita, un nostro diritto sancito dal D.P.R. 567!), la rappresentanza messa in un angolo, Presidi e professori sempre più autoritari e meri esecutori delle misure gelminiane, come quella sul voto in condotta che vìola il nostro Statuto.

Alla base di tutto ciò ci sono 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica e 1 miliardo di debiti che lo Stato ha nei confronti delle singole scuole e che non è intenzionato a restituire, bloccando di fatto non solo le attività “extra”, ma anche parti del normale svolgimento della didattica, come le ore di supplenza. Tagli micidiali e assolutamente ingiustificati (l’Italia spende molto meno in istruzione rispetto agli altri Paesi europei) che vengono mascherati dalla cosiddetta ‘riforma’ Gelmini, un semplice riordino degli indirizzi che significa meno ore di lezione e la scomparsa di tante sperimentazioni di qualità.

Il blocco del turnover e il licenziamento di decine di migliaia di precari ci restituisce una scuola sempre meno al passo con i tempi, checché ne dica il ministro. Casualmente i tagli del personale toccano tutti eccetto gli insegnanti di Religione Cattolica, l’ennesimo segno dell’ingerenza clericale negli affari del nostro Paese.

A livello regionale i soldi si trovano, ma per le scuole private: l’ultimo finanziamento della legge regionale sul buono scuola ammonta a ben 22 milioni di euro, per la gioia di maggioranza e anche parte dell’opposizione di “sinistra”. Nel frattempo una legge sul diritto allo studio risalente a 30 anni fa non ci tutela minimamente e non ci permette di costruirci una vita, una cultura, del divertimento in maniera autonoma.

Per le scuole con lingua d’insegnamento slovena il rischio a lungo termine è quello di un definanziamento in nome della “razionalizzazione” e contro l’articolo 6 della Costituzione.

Per questi e per altri mille motivi legati ai singoli Istituti oggi [10 novembre n.d.r.] abbiamo deciso di occupare i nostri edifici scolastici e di bloccare la normale didattica, consapevoli che questo è un atto di violenza del quale non bisogna abusare, ma convinti che sia totalmente giustificato di fronte a Governi fuorilegge che distruggono il nostro futuro a suon di tagli e saccheggiando i diritti e i beni comuni.

Nelle nostre occupazioni vogliamo dimostrare che una scuola diversa non solo è possibile, ma è anche necessaria. Per questo costruiremo luoghi di confronto tra studenti e con la cittadinanza, corsi di didattica alternativa tenuti da studenti, professori o esperti esterni, momenti di cultura e divertimento, laboratori politici per costruire rivendicazioni a partire dai singoli istituti per arrivare al livello cittadino. Per questo avvieremo nelle nostre scuole il progetto di AltraRiforma che punta a cambiare le nostre scuole dal basso a partire dai Consigli d’Istituto e dal P.O.F.

Non abbiamo paura dell’autoritarismo di Presidi e professori né dell’indifferenza dalla quale siamo circondati ogni giorno, siamo convinti delle nostre idee e proseguiremo con la convinzione che il momento storico che stiamo vivendo richieda atti eclatanti come questo, che sia necessario cambiare, ora, e che dobbiamo iniziare a farlo senza aspettare il politico di turno. Il futuro è nostro e comincia adesso!

Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare alle attività delle nostre occupazioni nella consapevolezza che gli stereotipi negativi circolanti intorno ad azioni come la nostra possano essere distrutti dalla forza dei fatti. LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE

STUDENTI E STUDENTESSE preOCCUPAti

studentipreoccupati@gmail.com

cel 347.1591055

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