Il Maestro e Margherita

Se Dio non esiste, chi governa la vita dell’uomo?

Un testo difficile con una durata che spaventa: tre ore a teatro vedendo un testo russo, con una scenografia con predominanza buia, non è un incentivo allettante, eppure quel manifesto con quel primo piano di Michele Riondino, truccato e digrignante, affascina e attira.
Siamo a teatro, mia figlia è eccitata all’idea di scoprire il testo: intorno molti giovani, tra gli abbonati abituali.
Lo spettacolo inizia e porta tutti, immediatamente, in un non luogo ricco di significati nascosti e leggibili in molteplici livelli, spesso esoterici.
Lo stile scelto è tendente al dandismo, ma si intravedono anche stili letterari, cinematografici e musicali, che si avvicinano al mondo fantastico dell’oscuro.
Un libro che è uno dei più importanti testi della letteratura russa, riportante più di cento personaggi ed altrettante tipologie caratteriali umane, poteva trovare grande difficoltà d’espressione sul palcoscenico, invece, grazie alle geniali intuizioni del regista, la bellezza delle scene e dei costumi, e soprattutto la capacità di tutti gli artisti impegnati nello spettacolo, ha affascinato tutti. Grande il carisma del protagonista Michele Riondino che con la sua voce incarnava il ruolo e incantava la platea e di spicco soprattutto la capacità di Francesco Bolo Rossini che ha vestito i panni di più personaggi con notevole maestria.
Simbolismi di fuoco, specchi, acqua, altalene, sveglie, voli, spezzoni di visioni quasi fossero fotogrammi, catturano lo sguardo e segnano il tempo velocemente, al punto da voler rivedere ancora e ancora lo spettacolo perchè si esce con la convinta certezza di aver perso molto dei molteplici significati che ci hanno attraversato.
Alla fine gli attori ringraziano ed a stento riescono a sorridere, talmente sono ancora immersi nel loro personaggi.
In scena fino a domenica 16 dicembre al Politema Rossetti di Trieste

Laura Poretti Rizman

 

 Il maestro e Margherita, foto fornita da Teatro Stabile FVG

“Michele Riondino è Woland ne “Il Maestro e Margherita”, applaudito spettacolo tratto dal capolavoro di Michail Bulgakov. Lo spettacolo, diretto da Andrea Baracco, va in scena al Politeama Rossetti di Trieste da mercoledì 12 a domenica 16 dicembre, per la Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.

Non era un’operazione scontata, quella di trarre uno spettacolo efficace e avvincente da “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov: un romanzo così poco lineare, surreale, imponente (oltre cento personaggi lo animano) e che sgorga dall’intersecarsi di più linee narrative… Ma l’affascinante scrittura di Bulgakov capace di rapire il lettore nei suoi momenti ironici, come in quelli più graffianti, e – naturalmente – negli abbandoni lirici, ha pervaso di sé anche il lavoro drammaturgico, creato con sensibilità e misura da Letizia Russo e ha regalato potenti ispirazioni al talento del regista, Andrea Baracco.

“Il Maestro e Margherita” arriva al Politeama Rossetti, ospite della Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, mercoledì 12 dicembre e replica fino a domenica 16, nell’ammirato allestimento prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria.

Diretta dal regista Baracco si muove in scena una compagnia d’attori tutti eccellenti, da Michele Riondino, inquietante e carismatico nel ruolo di Woland – che il pubblico apprezzerà anche sulle tavole del palcoscenico dopo averlo ammirato al cinema e sul piccolo schermo nella serie “Il giovane Montalbano” – a Francesco Bonomo, molto convincente sia nell’interpretare il Maestro che
Ponzio Pilato e a Federica Rosellini, che al Rossetti è stata già applaudita in diverse occasioni e che qui è una raffinata, emozionante Margherita.

Interpretando le contraddizioni di quel Novecento russo in cui il sistema politico agiva soffocante, ma il mondo artistico esprimeva irraggiungibili personalità (Meierchol’d, Shostakovic…), Bulgakov immagina ne “Il Maestro e Margherita” che Satana (Woland) arrivi con il suo seguito nella Mosca degli anni Trenta e vi porti scompiglio: inizia intromettendosi in una conversazione fra il poeta Ivan e l’intellettuale Berlioz di cui presagisce la morte. Quando ciò si avvera Ivan impazzisce e viene ricoverato in una clinica psichiatrica dove conosce il Maestro.

Si tratta di uno scrittore che è stato condotto alla disperazione dai tanti rifiuti ricevuti dai critici peril romanzo della sua vita, incentrato sulla figura di Ponzio Pilato e sul suo dilemma rispetto allacondanna di un prigioniero ebreo, Jeshua. In ciò consiste la seconda linea narrativa del romanzo chea propria volta s’intreccia alla storia d’amore fra il Maestro e la sua amante segreta (e poiabbandonata), Margherita. Anch’ella incontrerà Woland e sarà scelta per essere la regina del suosabba. In cambio della sua partecipazione, Margherita otterrà di ricongiungersi all’amato.

Intanto Jeshua invia il suo discepolo Levi Matteo da Woland per chiedergli di dare al Maestro e Margherita la pace, dato che non potranno mai avere la luce. Woland li rende allora immortali e indirizza ogni linea della storia verso un liberatorio, rinnovato finale.

Di quest’evoluzione scrive Letizia Russo «Ma a quella forza in grado di sovvertire l’ordine e di abbattere confini reali e immateriali, all’amore tra due esseri umani e alla sua capacità di sopravvivere anche alla morte, sarà affidato il compito di tenerci per mano e domandarci, insieme al Maestro e alla sua Margherita: Cos’è la verità?»

«Cercare di dare vita alle magiche e perturbanti pagine de “Il Maestro e Margherita” – ha commentato Andrea Baracco – è forse una delle cose più eccitanti che possa accadere a chi si occupa di teatro. “Il Maestro e Margherita” è un romanzo pieno di colori potenti e assoluti, tutti febbrilmente accesi, quasi allucinanti. È un romanzo perturbante, complesso e articolato come il costume di Arlecchino, in cui si intrecciano numerose linee narrative, e dentro il quale prendono vita un numero infinito di personaggi (se ne contano circa 146), che costituiscono una sorta di panorama dell’umano e del sovraumano. Dal diavolo, nella figura seduttiva e mondana di Woland, una sorta di clown feroce che dirige una sarabanda demoniaca, a personaggi che rimandano all’universo grottesco di uno dei maestri di Bulgakov, Nikolaj Gogol. In questo romanzo, si passa dal registro comico alla tirata tragica, dal varietà più spinto all’ interrogarsi su quale sia la natura dell’uomo e dell’amore. Basso e alto convivono costantemente creando un gioco quasi funambolico, pirotecnico, in cui ci si muove sempre sulla soglia dell’impossibile, del grottesco, della miseria e del sublime. A volte si ride, a volte si piange, spesso si ride e piange nello stesso momento. Insomma, in
questo romanzo, si vive, sempre».

“Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov va in scena nella riscrittura di Letizia Russo e nella regia di Andrea Baracco.
Ne sono interpreti: Michele Riondino nel ruolo di Woland, Francesco Bonomo (Maestro/Ponzio Pilato), Federica Rosellini (Margherita) e Giordano Agrusta (Behemoth), Carolina Balucani (Hella/ Praskov’ja/Frida), Caterina Fiocchetti (Donna che fuma/Natasha), Michele Nani (Marco l’Ammazzatopi/Varenucha), Alessandro Pezzali (Korov’ev), Francesco Bolo Rossini (Berlioz/ Lichodeev/Levi Matteo), Diego Sepe (Caifa/Stravinskij/Rimskij), Oskar Winiarski (Ivan/Jeshua).
Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Simone De Angelis e le musiche originali di Giacomo Vezzani.

È una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa.

“Il Maestro e Margherita” va in scena alla Sala Assicurazioni Generali da mercoledì 12 a sabato 15 dicembre alle ore 20.30 e domenica 16 dicembre la recita è pomeridiana con inizio alle ore 16.

I biglietti ancora disponibili si possono acquistare nei consueti punti vendita e circuiti oppure in internet accedendo direttamente dal sito del Teatro, www.ilrossetti.it. Per ogni informazione ci si può rivolgere al numero 040. 3593511.

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