Il mare

La storia del teatro passa anche attraverso Paolo Poli, artista affermato e poliedrico, e in questa sua ennesima esibizione, lascia un marcato segno portante la sua netta impronta.

Paolo Poli, attore, regista e autore, è nato a Firenze nel 1929. Dopo essersi laureato in letteratura francese, ha abbracciato il mondo dello spettacolo e della recitazione, creando ben presto un suo stile macchiettistico molto apprezzato dal pubblico, in quell’altalenarsi di satira che porta inevitabilmente la consapevolezza del pensiero. Trasformista per antonomasia, ha saputo negli anni interpretare moltissimi personaggi, alternando sul palcoscenico diverse parodie.

In questo spettacolo tratto dal testo di Anna Maria Ortese,  l’eccellenza del suo lavoro, quasi fosse un remake storico del suo “essere e fare teatro”.

Accompagnato da attori che lavorano con lui da anni ( e nel mondo del teatro, come nella vita, non è una cosa da poco trovare una collaborazione che duri nel tempo), si è avvalso dell’aiuto scenografico del grande Emanuele Luzzati che ha saputo sapientemente rappresentare le scene con un perfetto  stile pittorico novecentesco. Non da meno sono state le creazioni dei costumi di Santuzza Calì, e l’abbinamento sapiente con le musiche di Perrotin.

Una serata nel cuore della storia del teatro italiano, quella che Poli ha regalato al suo amato pubblico.

Laura Poretti Rizman

PAOLO POLI foto La Contrada

Paolo Poli torna in scena al Teatro Bobbio
con “Il mare” tratto dalle opere di Anna Maria Ortese.


Venerdì 16 marzo ritorna in scena a Trieste a grande richiesta Paolo Poli, nella triplice veste di autore, protagonista e regista de “Il mare”, il suo ultimo spettacolo tratto dalle opere di Anna Maria Ortese.
I racconti della Ortese, composti nel lungo arco di tempo che va dagli anni ‘30 agli anni ‘70, assieme ai grandi romanzi di questa autrice, ne riflettono sorprendentemente la complessa personalità. Storie quasi senza storia che dipingono una realtà tragica come attraverso un sogno: spesso infatti questi scritti sono stati paragonati al fantastico viaggio dantesco nell’aldilà. Ad una rilettura odierna, oggi sembrano piuttosto rievocare la teatrale tenerezza del Tasso o la cinematografica leggerezza dell’Ariosto; gli avvenimenti narrati sono visti attraverso il ricordo struggente: l’infanzia infelice ma luminosa, l’adolescenza insicura ma traboccante, l’amore sfiorato ma mai posseduto. Sentimenti che ricordano il dispettoso rifiuto di Kafka e le illuminazioni improvvise di Joyce.
Figure e figurine di una “Italietta” arrancante nella storia, dove le canzonette fanno la parte del leone e Poli ne fa sapientemente uso per trasportarsi, con i suoi coloratissimi costumi, da un’epoca all’altra.
Un tipo di teatro personalissimo, quello di Paolo Poli, che con la sua eccentricità ha abituato da anni le platee italiane a spettacoli unici nel loro genere, sia che si tratteggi con disinvoltura le pagine della letteratura italiana del Novecento (da Parise a Palazzeschi, a diversi giornalisti italiani), sia che si sconfini nella storia (Caterina de’ Medici) o nella filosofia (Diderot).
Nato a Firenze nel 1929, Poli è uno dei più noti attori, autori teatrali e registi del panorama italiano. Inizia la sua carriera alternando l’insegnamento con il lavoro per la radio, oltre che recitare in compagnie vernacolari. Nel 1959 entra a far parte della “Borsa di Arlecchino”, il piccolo teatro d’avanguardia nato a Genova grazie ad Aldo Trionfo, ma il suo primo vero spettacolo è “Il Novellino”, nel 1961. Seguono una serie di spettacoli divertentissimi, costruiti in gran parte da collage di testi letterari mescolati con altre fonti di varia cultura e cronaca popolare; è un vero e proprio “teatro da camera”, che rimarrà la cifra distinta del suo modo di fare spettacolo. Ed è l’inizio di una dirompente carriera: “Il diavolo” (1964); “Rita da Cascia” (1967); “La rappresentazione di Giovanni e Paolo” (1969); “Carolina Invernizio” (1969); “La Vispa Teresa” (1970); “L’uomo nero” (1971); “Giallo” (1972). A questi testi Poli alterna autori classici (Nicolaj, Marinetti) e parodie di commedie celebri, come la sua esilarante interpretazione de “La nemica” di Niccodemi, nel ruolo della protagonista (1969). In questo periodo gli si affianca come fedele collaboratrice Ida Omboni, e per un breve periodo, agli inizi degli anni ’70, si unisce a lui come coautrice e attrice la sorella Lucia (“Apocalisse”, 1973; “Femminilità”, 1975).
Passando da un successo all’altro, negli Anni ’90 questa sorta di bricolage parodistico-letterario dei suoi spettacoli si accentua e inizia la grande saga dei miti: “Il coturno e la ciabatta” tratto da Alberto Savinio, la divertente rilettura de “L’asino d’oro” di Apuleio, i mitici “Viaggi di Gulliver” da Swift.
Questa personalissima strada di rivisitazione di testi letterari, montati in scena con siparietti comici da avanspettacolo, trova un valido sostegno in divertenti colonne sonore, con brani musicali e canzonette d’epoca che Poli canta in falsetto. Legato alla cultura grande e piccola dell’Italia fine secolo e di quella del Novecento tra le due guerre, la cultura cioè dei nonni e dei padri – e anche della madre che era maestra – arricchita da una raffinata educazione letteraria (soprattutto francese), Poli esercita i suoi bersagli satirici contro la retorica e l’ipocrisia di una società ancora connotata sostanzialmente da una mentalità piccolo-borghese; e lo fa a modo suo, coniugando alla satira di costume, la parodia e il funambolismo, la malinconia e il guizzo farsesco, il travestitismo e il divertissement cabarettistico. Le generazioni cambiano, ma Poli mantiene i suoi spettatori, variando appena i materiali di partenza. Il che non è un limite, ma il segno di un’originalità e unicità di fare spettacolo piuttosto atipica in Italia.
Ne “Il mare”, accanto a Poli ritroviamo gli attori che da sempre lo accompagnano nei suoi spettacoli: Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco. Le scene del grande Emanuele Luzzati enfatizzano la pittura novecentesca, mentre a Santuzza Calì il compito di stupire il pubblico con i suoi fantasiosi costumi. Le musiche sono state scelte da Jacqueline Perrotin, mentre le coreografie sono di Claudia Lawrence.
Undicesimo spettacolo in abbonamento, “Il mare” debutta venerdì 16 marzo alle 20.30 e rimane in scena fino a domenica 25 con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, martedì e festivi 16.30, lunedì riposo. Parcheggio gratuito all’interno della Fiera di Trieste (ingresso principale in P.le De gasperi) per tutte le recite.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).
Informazioni: 040.390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.

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