Il sogno di un uomo ridicolo 🗓 🗺

Amai la terra solo perché era comparso il Dolore.

E’ stata grande l’attesa e grande l’emozione nel rivedere il più grande attore dei nostri giorni, colui che infinite volte ha saputo donarsi attraverso i suoi personaggi. La scelta di esibirsi in una dimensione più intima, lo porta ancora maggiormente vicino al cuore del pubblico che tanto lo ama, che lo contraccambia con il tutto esaurito sera dopo sera. Fin dal suo primo ingresso riesce a riaccendere l’amore per il buon teatro e attraverso il timbro della sua voce, la sapiente recitazione e l’eccellente mimica, riporta tutti in una dimensione di alto livello.
Si presenta raccontando la sua sensazione di pupazzo incatenato, lui, che ama mettersi a nudo per far trasparire l’essenza, questa volta rimane bloccato dalle vesti e calpesta la terra nella quale vuole sprofondare. Il palcoscenico è davvero rivestito di uno strato di terra nella quale Lavia si relazione, ora sollevando nuvoli di polvere, ora lasciandosi cadere ed avvolgere.
Lui viene salvato proprio dall’innocenza di chi non ha saputo salvare, lui, uomo ridicolo che ha subito il mal di vivere; un male che ha accompagnato tutti i più grandi artisti e che si manifesta anche nel personaggio e sicuramente anche in Lavia stesso.
Gabriele Lavia vive da sempre i suoi personaggi e qui al Politeama Rossetti ha avuto modo di rappresentarne moltissimi nel corso della sua lunga carriera.
La terra che lui calpesta lo riporta alla realtà e al personaggio, cosi come a molti di noi, accade di incontrare la rivelazione nel momento più cupo, più buio e più inaspettato.
Noi umani non sappiamo amare aldifuori della sofferenza: abbiamo bisogno della sofferenza per vivere.
La conoscenza è superiore alla felicità, per essere davvero felici abbiamo bisogno del dolore.
Ci si stanca della felicità e di quella vita che ci pare inutile finendo per amare la sofferenza.
Una verità scomoda, pericolosa, che rende pazzi perchè è proprio una pazzia sognare una vita felice.

Lo spettacolo rimane in scena alla Sala Bartoli fino a domenica 20 maggio per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

 

 

 

Laura Poretti Rizman

Gabriele Lavia, foto Filippo Manzoni fornita da Teatro Stabile Fvg

 

Gabriele Lavia ritorna allo Stabile regionale con il suo attesissimo “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij, una profonda riflessione del grande scrittore russo sulla condizione umana, con cui si è più volte confrontato durante la sua carriera. Una grande prova d’attore e di regia che chiude la stagione dello Stabile nel segno dell’intersecarsi dei linguaggi teatrali e narrativi. Lo spettacolo replica alla Sala Bartoli da giovedì 3 maggio a domenica 20 maggio per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.

«Il destino ultimo dell’uomo è quello di realizzare una completa comunione con gli altri uomini e può avvenire soltanto attraverso l’annullamento della propria individualità e l’amore per il prossimo. Dostoevskij vede nell’individualità l’origine e la causa dello spirito di separazione che c’è tra gli uomini e che ha trasformato la Terra in un sottosuolo» dice Gabriele Lavia a proposito del suo lavoro su “Il sogno di un uomo ridicolo”, una profonda riflessione del grande scrittore russo sulla condizione umana, con cui si è più volte confrontato durante la sua carriera.

Lo spettacolo approda alla Sala Bartoli per un lungo periodo di repliche e debutta giovedì 3 maggio alle ore 21, ultimo appuntamento del cartellone “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
«La prima volta lo lessi a degli amici a 18 anni e ancora non ero un attore; oggi è passata una vita e “Il sogno” è quasi un’ossessione» commenta. Ma è un’ossessione che continua a calamitare il pubblico, a emozionarlo attraverso la perfetta interpretazione di Lavia. Un’interpretazione tale che Maurizio Porro, sulle colonne del Corriere della Sera, ha scritto «Sentire Lavia in questa performance è un’esperienza estetica e morale, che arricchisce (…) che evoca, seduce, affabula,
manda in analisi…».
“Il sogno di un uomo ridicolo” è dunque molto atteso allo Stabile, che con Gabriele Lavia ha un legame significativo: ha creato per lo Stabile regionale opere importanti come “Il Pellicano” di Strindberg, o il “Riccardo III” shakespeariano e vi è ritornato con letture registiche raffinate e prove memorabili. In questa occasione lo spettacolo – di produzione –segna un momento significativo nella linea di ricerca espressa nelle ultime stagioni, intrecciando i linguaggi specifici del teatro alle induzioni fornite dalla grande letteratura e dai suoi autori.
Ed ecco allora Fëdor Dostoevskij ed il suo racconto datato 1876, ma percettivo, antesignano. Ed ecco un Maestro come Gabriele Lavia e la sua capacità di sostanziare quelle intuizioni, di dare loro corpo e voce su un palcoscenico coperto di terriccio, un “misterioso nulla” in cui echeggia straziante la questione dell’infelicità dell’uomo, del perché il mondo sembri essersi condannato alla sofferenza, auto recluso in una metaforica “camicia di forza” che impedisce ogni buona azione. Le assonanze di ciò con le inquietudini di oggi, sono fra i motivi che spingono Gabriele Lavia a ritornare sul testo: «(…) per riaffermare con forza come l’indifferenza, la corruzione e la degenerazione non possano essere le condizioni di vita della nostra società».
Inserito inizialmente nel “Diario di uno scrittore”, il racconto fantastico s’incentra sulla storia di un uomo “ridicolo”, un escluso, abbandonato da tutti, che nel mondo vede solo livore, solitudine, indifferenza. A 46 anni, decide che si ucciderà: prepara l’arma per spararsi ma non trova, sera dopo sera, il coraggio per compiere quell’atto. Davanti alla sofferenza di una bambina, un giorno, prova compassione, ma ancora una volta non cede e si rifugia nel suo intento suicida: con la pistola sul cuore però si addormenta e sogna. Sogna di essersi ucciso e di essere giunto in un pianeta puro e innocente dove finalmente nessuno lo addita come “ridicolo”. Sarà però la sua presenza a corrompere quel mondo contaminandolo con la violenza e i difetti della società da cui proviene. La solidarietà e l’amore sono allora il segreto per dissipare l’infelicità ed è questa la rivelazione di Dostoevskij: una “vecchia verità” che con amarezza l’uomo sembra condannato a enunciare vanamente.
“ Il sogno di un uomo ridicolo ” di Fëdor Dostoevskij è diretto da Gabriele Lavia. Ne è protagonista Gabriele Lavia. L’altro interprete è Lorenzo Terenzi. Il suono è di Riccardo Benassi, firma le luci Michelangelo Vitullo. È una produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. “Il sogno di un uomo ridicolo” va in scena da giovedì 3 maggio alle ore 21 alla Sala Bartoli per il cartellone “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Le repliche si terranno fino a domenica 20 maggio: di martedì e venerdì alle 19.30, mercoledì giovedì e sabato alle ore 21,
domenica alle 17.
I biglietti per lo spettacolo sono ancora disponibili presso tutti i punti vendita del Teatro Stabileregionale e anche attraverso il sito www.ilrossetti.it.
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