Io odio i Talent Show

Su un’arrangiamento di “Ma che freddo fa?” si apre la scena e sembra quasi  di intravedere Mario Luzzato Fegiz ricurvo sullo sfondo, mentre  invece lui entra di corsa in scena, stupendo tutti, e quella che sembrava la sua sagoma risulta essere soltanto un vecchio appendiabito, sotto ad un grosso televisore.
Lui, da subito, si dichiara prigioniero del suo mestiere, un mestiere che ama e che in qualche modo dichiara inutile perchè, a suo dire,  “la Musica è impossibile recensirla perchè dentro ha già tutti  i codici per farsi riconoscere”.
“Una musica che muta a seconda degli stati d’animo di chi l’ascolta, ma che non riesce a farsi apprezzare da chi la analizza al punto da non riconoscerla più per quello che è.”
Ci spiazza con queste sue parole, perchè immediatamente le lega alla dichiarazione che ha dato titolo al lavoro teatrale stesso: Io odio i talent show.
Gli spettacoli televisivi con la loro  possibilità diretta di far decidere al pubblico le preferenze ha tolto ai critici la possibilità di esprimersi, di fare il loro lavoro, o meglio ancora, ha posto fine alla dittatura della critica.
“La canzone è un magico libro tra canzone e musica” è solo una delle meravigliose frasi usate da Fegiz per descrivere il suo amore per la musica.
Scherza continuamente questo personaggio che ha fatto la storia della televisione e della musica. Chi non si ricorda le sue interviste, il suo modo gioviale e amichevole di intrattenersi con i cantanti, ponendo loro domande che accorciavano le distanze donandoci la visione dei loro lati privati e umani?  Mario Luzzato Fegiz è un’uomo che ha amato la musica al punto di volerla spiegare per mestiere agli altri, e così cerca di continuare a fare in questo spettacolo dove, tra le tante cose, si chiede se tutta la musica ha pari dignità, una pari dignità riconosciuta purchè sia contestualizzata.
Durante lo spettacolo, tra una risata ed un ricordo, nella spiegazione della musica da lui trattata, si attraversa il corso della storia. Una storia che attraverso mille nomi non può non passare per  Mogol, Battisti, Dalla, Tenco, ma anche nell’ipotesi non troppo lontana di paragonare i grandi poeti ai grandi parolieri.
“La musica è un segnatempo della nostra vita”, dice Fegiz, ma al finire dello spettacolo sembra che il tempo per lui non sia passato, nè per la viva memoria e capacità, nè tantomento per la dimostrazione d’affetto e di passione che lo lega al suo lavoro, alla sua città ed al suo pubblico.

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©Laura Poretti Rizman

“Un evento prestigioso avere al Teatro Stabile regionale il grande critico Mario Luzzatto Fegiz: è protagonista e coautore di Io odio i talent show, spettacolo pieno di musica e racconti, aneddoti ironici e colte riflessioni di uno dei più autorevoli giornalisti e intellettuali del panorama contemporaneo. In scena al Politeama Rossetti solo martedì 20 novembre alle 20.30”.

Dopo un’ineguagliabile carriera di critico musicale sulle pagine del Corriere della Sera, forte di una competenza profonda, di un’inesauribile curiosità e apertura, di esperienze le più vaste, Mario Luzzatto Fegiz accetta la sfida del palcoscenico che – assieme alle tante prove prestigiose di saggista, giurato, conduttore, autore radiofonico e televisivo, docente, direttore editoriale – corona la carriera di uno dei più autorevoli giornalisti e intellettuali del panorama contemporaneo.

È così che la platea del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia lo accoglie, ed ha l’onore di fargli da cornice nella città d’origine, come protagonista e coautore – assieme a Giulio Nannini – di un curiosissimo spettacolo: Io odio i talent show.

L’appuntamento – solo per una serata nel cartellone altripercorsi , martedì 20 novembre alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti – è senza alcun dubbio, di quelli da non perdere: non foss’altro perché ogni incontro con Luzzatto Fegiz rappresenta un modo singolare di rivivere la storia della musica italiana e straniera, attraverso dettagli, squarci ma anche giudizi taglienti. In ogni spettacolo, egli fonde con acutezza e lievità memoria storica, analisi del presente e proiezioni sul futuro.

Ma cos’avrà spinto il più grande critico musicale italiano a lasciare la penna per calcare le scene come interprete e coautore? L’urgenza di un “faccia a faccia” con il pubblico su una questione che attanaglia l’intero mondo dei recensori: che fine farà il lavoro di un critico in un epoca in cui vanno di moda i talent show, i televoti e i pensieri espressi nel terrificante slang “compresso” degli SMS? Possono coesistere i “mi piace” dei social network e le arricchenti riflessioni di un serio recensore?

Io odio i talent show – che si avvale della regia di Maurizio Colombi – è uno psicodramma che racconta di un critico musicale, un tempo temuto e rispettato, costretto oggi a confrontarsi con questo panorama e con improbabili giudici dal retroterra culturale esile. Abituato dagli anni Settanta a tuonare giudizi, il critico viene travolto da una contestazione di fan di giovani artisti, pronti a coglierlo in fallo. Abituato a occuparsi di Elton John e dei Beatles, Fegiz “odia i talent show” perché hanno posto fine alla dittatura della (sua) critica. Così, in un crescendo tragicomico, racconta leggende, fatti e svariati misfatti vissuti in prima persona insieme ai grandi protagonisti degli ultimi 40 anni di musica in Italia.
Sul palcoscenico lo accompagnano i musicisti Roberto Santoro e Vladimir Denissenkov, attenti a impreziosire il monologo con canzoni celebri. Celebri come i personaggi che punteggiano il racconto di Fegiz: una sorta di delirio-vendetta-sfogo colto e ironico, che richiama decine di aneddoti su leggende come Tenco, De Andrè, Dalla, Michael Jackson o Elton John, o sui nomi più popolari degli ultimi decenni, come Vasco, Pausini, Madonna e Ramazzotti, fino agli odierni idoli da talent come Alessandra Amoroso, Arisa, Giusy Ferreri e Marco Carta, che dello spettacolo diviene quasi il “tormentone”…  Luzzatto Fegiz rivelerà molto delle canzoni, dei Festival di Sanremo, dei segreti custoditi da chi, in 40 anni di lavoro, ha conosciuto oltre mille artisti.

Creando Io odio i talent show, Luzzatto Fegiz ha mutato “posizione”: ora è il suo turno di essere recensito… Il verdetto però è stato positivo, come dimostrano questi stralci, tratti da La Stampa a firma di Mariella Vengoni «La descrizione della deriva è istrionica quanto il protagonista. Fegiz riempie la scena con il suo fisico imponente, alle spalle una vecchia radio, di fianco un jukebox, agli angoli il fisarmonicista Vladimir Denissenkov e il chitarrista Roberto Santoro impegnati (quando possono) a interrompere un flusso sarcastico e orgoglioso di ricordi, confessioni (…) incalzante cavalcata di ricordi e battute»

Io odio i talent show di Mario Luzzatto Fegiz e Giulio Nannini, regia di Maurizio Colombi, con Mario Luzzatto Fegiz e con Roberto Santoro (one man band) e Vladimir Denissenkov (fisarmonica russa) è una produzione Barley Arts.

Io odio i talent show rimane in scena solo martedì 20 novembre con inizio alle 20.30: è inserito nel cartellone altripercorsi del Teatro Stabile regionale.

Informazioni e biglietti per lo spettacolo sono disponibili presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale, sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si può contattare anche il centralino del Teatro allo 040.3593511.

La Stagione 2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trieste.

L’ufficio stampa

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