La ballata di Johnny e Gill 🗓 🗺

Arrivare a teatro e vedere che la durata dello spettacolo è di tre ore non è per nulla accattivante: spaventa anche il fatto che l’inizio si annuncia in ritardo, eppure la curiosità ha il sopravvento e l’attesa viene ampiamente ripagata.

Che fosse uno spettacolo diverso dal solito lo si poteva ben immaginare leggendo il comunicato stampa e vedendo le fotografie a disposizione, ma cercando maggiori notizie in rete, si rimane catturati per la curiosità dell’incastro linguistico che ci attende.

Nella prima parte, si parte con un linguaggio di simboli: videoproiezioni e interazioni di attori ruotano intorno alla torre babele dove a tratti graffiti, segni e disegni simboliche si imprimono sulla pietra in flash fotografici di forte luminosità e suono mentre un esercito con maschere antigas, muto si pone a muro di fronte al pubblico.

La scena cambia e un relatore molto eloquente e simpatico racconta con toni scherzosi ma realistici la storia di Abramo che uccide la religione degli Ittiti per donarla a un popolo di ebrei, cristiani e islamici: la torre di Babele nello sfondo, vista al dettaglio, pare l’arena romana meno sviluppata in altezza.

Si inizia dunque il racconto: siamo al mercato e la moltitudine di genti parla linguaggi diversi, come a Babele. Vengono utilizzate maschere di ogni tipo e la scena si riempie di musicanti e diviene musicale. L’Italia è il paese del bel canto, vari generi musicali però si alternano e dalla lirica si passa velocemente alle ballate popolari e successivamente, alla musica pop.

Si narra la storia di Johnny e Gill, due giovani innamorati. Johnny è il sognatore colui che veste di colore ogni racconto e si meraviglia di come gli altri non riescano a sognare con lui.

Loro non vedono più in là dei loro naselli!  

Gill è la sua amata e colei che lo ama per com’è a sua volta. Insieme decidono di partire, affrontando ogni tipo di difficoltà, insieme, credendo sempre uno nell’altro. Questa sarà la loro forza, negli anni, dal distacco con i genitori a quello con il figlio.

In questo percorso affrontano le difficoltà del nostro mondo: la migrazione, la difficoltà nel farsi uno spazio, il mutamento dovuto alla condizione, e la consapevolezza che quando si sceglie si perde sempre qualcosa.

In questo testo si notano comportamenti noti e feroci di questa disumana umanità che troppo spesso offende ferendo mortalmente. I linguaggi usati sono a loro volta simbolo di comportamenti, quali il militarismo, l’inganno, la scelta di far apparire tutto attraverso il lucicchio di uno schermo mediatico, ma mai, neppure nei momenti di incomprensione linguistica, non appare la difficoltà di comprensione. Babele in fondo non esiste. Esiste solo la volontà di comunicare e i muri sono costruzioni esclusivamente umane.

Uno spettacolo degno di nota, avvalorato da una scenografia delicata e potente, che incrocia momenti di dolcezza come il concepimento di un figlio in una dimensione bidimensionale che si avvicina all’onirico e, per porre un’altro esempio, al fiabesco nel momento della conversazione quando l’ombra di una formale teiera si staglia sullo sfondo.

Dalla torre di Babele nel percorso di vita che può essere generazionale o saltare nei millenni, ci ritroviamo all’11 settembre a New York City.

Se non c’è una ragione per morire non c’è neanche una ragione per vivere

Le tre ore sono volate. Lo spettacolo è stato entusiasmante.

Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia coproduce “La ballata di Johnny e Gill” di Fausto Paravidino con lo Stabile di Torino, il Théâtre Liberté di Toulon, il Théâtre La Criée di Marsiglia e Les Théâtres de la Ville de Luxembourg.

Una rete di realtà nazionali e estere per dare vita a un progetto multiculturale e attualissimo. Un cast di attori di nazioni diverse permette che in scena si incontrino lingue diverse e diversi linguaggi teatrali.

Repliche al Politeama Rossetti dal 5 al 10 febbraio.

Laura Poretti Rizman

“Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia coproduce “La ballata di Johnny e Gill” di Fausto Paravidino con lo Stabile di Torino, il Théâtre Liberté di Toulon, il Théâtre La Criée di Marsiglia e Les Théâtres de la Ville de Luxembourg. Una rete di realtà nazionali e estere per dare vita a un progetto multiculturale e attualissimo. Un cast di attori di nazioni diverse permette che in scena si incontrino lingue diverse e diversi linguaggi teatrali, Repliche al Politeama Rossetti da martedì 5 febbraio”.

Debutta martedì 5 febbraio alle 20.30 alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti “La ballata di Johnny e Gill” di Fausto Paravidino, un progetto a cui il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha partecipato con grande interesse entrando in rete con altre istituzioni nazionali e estere – oltre allo Stabile di Torino, il Théâtre Liberté di Toulon, il Théâtre La Criée di Marsiglia e Les Théâtres de la Ville de Luxembourg.

Tra i più importanti e rappresentati drammaturghi europei, Fausto Paravidino costruisce un grande progetto internazionale sul mito della Torre di Babele e sulla storia di Abramo, il patriarca delle tre grandi religioni monoteiste. Suo il testo e la regia de “La ballata di Johnny e Gill”, nel quale gli spunti dalle Sacre Scritture si trasformano in racconto picaresco. Una commedia che mescola lingue e linguaggi teatrali, luoghi, culture, speranze.

Paravidino ha iniziato ad affrontare il progetto dai laboratori per attori condotti con Iris Fusetti a New York, Ginevra, Tolone e Lussemburgo sul senso della storia di Abramo e del sacrificio di Isacco. Il tema del Libro si attualizza in quello del viaggio, della migrazione, della patria perduta, dell’abbandono della propria cultura, dell’essere stranieri tra stranieri.

«Il percorso di creazione di questo spettacolo è completamente inedito per me – spiega infatti fausto Paravidino – ed è iniziato più di due anni fa quando Iris Fusetti ed io abbiamo pensato di fare uno spettacolo internazionale dove si incontrassero lingue diverse e diversi linguaggi teatrali. Siamo partiti dal mito della Torre di Babele, abbiamo girato pagina e abbiamo visto che dopo Babele cominciava la storia di Abramo: il patriarca delle tre grandi religioni monoteiste. Dio confonde le lingue. Poi dice ad Abramo: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò».


Non gli dice dove. Abramo parte. Dio stabilisce un rapporto speciale con Abramo basato sulla ricerca di un altrove.

E Abramo stabilisce un rapporto con Dio basato sul dire “Eccomi” alla ricerca di un altrove. Quest’uomo non sta scappando né da una guerra né da una carestia. Dio gli ha detto quel che gli ha detto e lui ha risposto: “Eccomi”. Così Iris ed io siamo andati a New York, che è dove normalmente gli Europei come noi emigrano, a cercare di capire la storia di Abramo.


Siamo stati stranieri tra stranieri e abbiamo cominciato a cercare indizi e a fare laboratori di ricerca teatrale sul mito di Babele e sulla storia di Abramo. La sua storia è molto bella, contiene tante avventure che ci parlano in maniera immediata e alcune cose che invece per noi sono misteriose. La Bibbia è un libro sacro che parla di Dio, ma è anche un mito che parla dell’uomo»

«(…)Abbiamo formato una compagnia e ci siamo concentrati insieme su questa ricerca» continua l’autore e regista. «Abramo è diventato Johnny, Sara è diventata Gill, la Bibbia è diventata una ballata, dalla scrittura biblica è emersa una forte componente picaresca. Il racconto della storia di Abramo non procede per “quindi” come nel dramma moderno, ma per “e poi”, come in Tom Jones o nel Candide. È uno spettacolo che venendo dalla torre di Babele cerca di ficcare i denti in lingue e linguaggi diversi: è in italiano, francese e inglese, contiene contaminazioni di teatro danza, cinema, pantomime e teatro musicale.

E soprattutto è una grande avventura, che seguendo una famiglia che cerca fortuna affrontando il viaggio e i suoi mille pericoli parla un po’ di Dio e molto di noi».

“La ballata di Johnny e Gill” è scritto e diretto da Fausto Paravidino, l’ideazione è di Iris Fusetti e Fausto Paravidino. Lo spettacolo è interpretato da Federico Brugnone, Iris Fusetti, Fatou Malsert, Daniele Natali, Tibor Ockenfels, Fausto Paravidino e Aleph Viola. Le scene sono di Yves Bernard, le luci di Pascal Noël, video di Opificio Ciclope, i costumi di Arielle Chanty, le maschere di Stefano Ciammitti, le musiche di Enrico Melozzi, la coreografia di Giovanna Velardi, aiuto regia Maria Teresa Berardelli.

Lo spettacolo va in scena al Politeama Rossetti per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 5 al 10 febbraio, dal martedì al sabato le recite iniziano alle 20.30, di domenica c’è la pomeridiana, con inizio alle ore 16.
I biglietti ancora disponibili si possono acquistare nei consueti punti vendita e circuiti oppure in internet accedendo direttamente dal sito del Teatro, www.ilrossetti.it. Per ogni informazione ci si può rivolgere al numero 040. 3593511.

Scheduled Arte e spettacolo
Politeama Rossetti, 1, Largo Giorgio Gaber, Città Nuova-Barriera Nuova-San Vito-Città Vecchia, Trieste, UTI Giuliana, Friuli Venezia Giulia, 34126, Italia Map

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.