Le difficoltà dell’economia

L’agenzia di rating Moody ritiene – è notizia dell’altro giorno dell’ANSA – che il cosiddetto decreto “Salva Italia” ridurrà il reddito disponibile delle famiglie e l’economia del Paese registrerà, di conseguenza, un calo del PIL dell’1% nell’anno corrente, mentre il tasso di disoccupazione in Italia segnerà un aumento oltre la media dell ‘8,2 % rispetto al 2011 (già ora 31 giovani, tra i 15 ed i 24 anni, su 100 sono disoccupati – dato ISTAT riportato su “Il Manifesto” del 1 febbraio 2012). Come contraccolpo, questo drammatico scenario dovrebbe arrecare, oltre ad una contrazione dei consumi “un aumento dei tassi di morosità nel mercato immobiliare”. E Moody non ha certo preso in considerazione la volontà di rendere ancora più flessibile il lavoro, ovviamente in uscita, cioè, senza eufemismi, la volontà di agevolare i licenziamenti, aggirando con astuzia l’ormai famoso, e ridotto a “tabù”, articolo 18 (che riguarda il reintegro del lavoratore licenziato, non la giusta causa tutelata già da tempo dal Codice Civile e dalla legge 15 luglio 1966,  n.604). Non ha preso in esame gli attacchi molteplici e reiterati rivolti a vanificare anni ed anni di lotte di generazioni di lavoratori. Non ha calcolato che non si può parlare ormai di democrazia sindacale in Italia: dal gennaio del 2012, infatti, i dipendenti Fiat non possono più eleggere i propri rappresentanti. Questi vengono eletti, ora, sulla base di chi ha firmato il 17 dicembre 2011 un nuovo contratto che, tra l’altro, deroga a quanto previsto dal Dlgs 66/2003, che stabilisce cioè l’orario massimo di lavoro ed il periodo minimo di riposo. E sottrae, inoltre, progressivamente la paga al lavoratore che si ammala. Altra sofferenza sociale nonchè economica che inciderà sui redditi delle classi più deboli e disagiate. Nel dicembre del 2011, poi, la Federmeccanica ha invitato le aziende affiliate a non riconoscere più i diritti sindacali contemplati dal Contratto collettivo nazionale del lavoro. Nulla ci dice della ulteriore richiesta di licenziare più agevolmente, contemplata dal Patto Euro Plus sottoscritto dall’Italia nel marzo del 2011. Perchè l’UE impone al nostro Paese di ridurre il debito sino al 60%” in rapporto al PIL con una riduzione annua del 5%”. Obbligo che avrà conseguenze devastanti in campo sociale ed economico. Insomma, come ricorda giustamente Geoge Soros, vi sono in atto, e non solo in Italia, “rigide misure di austerità fiscale “…che mettono” sotto pressione i salari ed i profitti”. Per non sottacere, poi, che il Presidente Monti non può avvalersi (se mai l’ ha voluto) dell’imposta patrimoniale, almeno per una questione di giustizia sociale, che colpisca anche i benestanti, chiamati finalmente a sanare il debito del Paese. Vi è infatti il ricatto di una forza che si proclama liberista (PDL) che ostacola tale giusta manovra. E purtroppo l’ex opposizione (PD?) si trova d’accordo nel sostenere il Professore bocconiano con i suoi supertecnici. Di una “Tobin Tax” alla francese, inoltre, non se ne parla proprio (0,1% sugli scambi dei titoli in borsa). La finanza non ha regole! E dire che il debito non è stato certo creato dai lavoratori dipendenti o dagli studenti. Ma si vuole rendere più agevole “il dialogo” della Ministro Fornero con le rappresentanze sindacali, perbacco! Così, almeno, ci dicono. Ma non vedo, nel Parlamento, chi voglia con ferma e chiara determinazione porre un freno alle manovre di un liberismo imperante e divenuto insopportabile. Ma attenzione: unitamente ai diritti dei lavoratori si rischia di penalizzare la democrazia.

Claudio Cossu
cell: (+39)333.27.37.624

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