“Notte” e “Una specie di Alaska”

Abbracciare dei testi come quelli di Harold Pinter non è  un impegno facile per un attore. Recitare un testo che appartiene al teatro dell’assurdo, può spesso rendere ridicolo il ruolo interpretato, ma in questa serata, gli attori sul palcoscenico hanno  saputo dar prova di gran capacità. Nel primo atto, ci si ritrova di notte, proprio come il titolo riporta. Di notte perchè c’è maggior silenzio, non si è distratti dalla visibilità della luce, si è più rilassati e quindi più inclini a guardarsi dentro. Un dialogo senza comunicazione, quello tra i due sposi, Maurizio Zacchigna ed  Elke Burul, nel cercare inutilmente un comune ricordo di quello che è stato il loro amore, sbattendo quel ghiaccio nei bicchieri per tutto il tempo, quasi a simboleggiare la mancanza di calore, oppure ad anticipare l’atto seguente.

Una specie di Alaska è il racconto di un risveglio dopo trent’anni di sonno da parte di una donna, Maria Grazia Plos,  che si è addormentata ragazzina e si è svegliata incredula del mondo che le è scivolato addosso. In questo racconto il dramma di una malattia che è conosciuta con il nome della sindrome del sonno,  e che rende inattivo ogni essere umano colpito. La ricerca degli scienzati hanno portato poche risposte in merito, e negli anni nei quali è stato scritto il testo, Pinter ne era appena venuto a conoscenza.

Harold Pinter è stato un uomo che si poneva sempre dalla parte della giustizia  e che aveva il coraggio di manifestare la propria opinione sia nel suo lavoro, che all’inizio fu ostacolato e non capito,  che di fronte ad una platea di potere contrario in stato straniero, come accade in Turchia denunciando le torture che il potere infliggeva al popolo, o in patria, opponendosi all’invasione statunitense dell’Afghanistan e dell’Iraq.

Premio Nobel per la letteratura, Premio d’Europa per il Teatro, insignito del massimo titolo dell’Ordine della Cavalleria Britannico e rifiutando il titolo di cavaliere fu insignito dell’Order of the Companions of Honour britannico e della Legion d’Onore francese.

Laura Poretti Rizman

foto LACONTRADA

“Notte” e “Una specie di Alaska”:
interamente dedicata ad Harold Pinter la nuova produzione
della Contrada per la rassegna al Teatro dei Fabbri.


È con due brevi atti unici di Harlod Pinter, “Notte” e “Una specie di Alaska”, che prosegue la nuova rassegna della Contrada al Teatro dei Fabbri. I due testi, che debuttano martedì 27 marzo alle 21.00, sono accomunati dal “fil rouge” del ricordo e della memoria, tanto che, nella messinscena curata da Maurizio Zacchigna, non è difficile immaginare che i coniugi del primo spettacolo siano gli stessi che compaiono nel secondo.
Questo “dittico” di Pinter, nuova produzione della Contrada, inizia con “Notte”, uno dei testi meno noti del grande commediografo inglese, che appartiene alle cosiddette Memory Plays, le “commedie della memoria” composte fra il 1968 e il 1971 e che segnarono una prima importante evoluzione nel teatro di Pinter.
“Notte” vede in scena un uomo e una donna senza nome – interpretati da Maurizio Zacchigna e Elke Burul – in una serata qualsiasi. Benché lontani dall’essere vecchi, il tempo, ma soprattutto l’incomunicabilità, hanno lasciato un solco profondo nella loro memoria condivisa. Soli in casa, uno vicino all’altro, i due scavano incessantemente nel loro passato alla ricerca di un ricordo comune: il luogo del loro primo incontro da giovani. Ma la ricerca è vana, quel dettaglio continua a sfuggire, quel luogo dove ebbe inizio il loro amore, che diventa il “luogo” per eccellenza, lontano nel tempo, si trasforma disperatamente in tanti “luoghi” diversi, mentre nel corso di questa lunga notte le menti smarrite dei due coniugi vagano alla ricerca di un’identità che si va perdendo sempre più.
Diversa la storia di “Una specie di Alaska”, che rappresenta un caso unico nella teatrografia di Pinter. Con questo testo, scritto nel 1982 a distanza di 13 anni da “Notte”, l’autore per la prima e unica volta nella sua carriera si basò interamente su una fonte esterna per comporre una commedia. Quella fonte era “Risvegli”, il celeberrimo libro che il medico inglese trapiantato negli USA Oliver Sacks scrisse nel 1973, esponendo una delle più sorprendenti svolte scientifiche introdotte dall’uso dei farmaci nella terapia medica.
A partire dal 1917 una misteriosa “malattia del sonno” colpì milioni di persone in tutto il mondo; fu proprio uno scienziato triestino, il Barone Costantin von Economo, a diagnosticare per primo questa patologia che prese il nome di encefalite letargica: i pazienti, che von Economo definì simili a “vulcani spenti”, erano completamente apatici e privi di vitalità, in attesa di un “risveglio” che (per i pochi che sopravvissero) sarebbe giunto appena nel 1969 con il nuovo farmaco sperimentale usato da Sacks.
“Risvegli” è la storia dei percorsi singolari ed individuali di diversi pazienti che Sacks riportò alla vita. Il libro impressionò milioni di lettori in tutto il mondo: fra questi, anche Pinter, che prese spunto da uno dei casi trattati dal medico e lo tradusse in un testo teatrale, “Una specie di Alaska”, rivelando ancora una volta la curiosità dell’autore per le emozioni nascoste e sommerse dell’uomo, quegli aspetti dell’umana natura che vengono alla superficie raramente e solo se provocati.
In “Una specie di Alaska” il caso da “psicologico” diventa clinico, trattando della reale esperienza di “Deborah” (interpretata da Judy Dench nella prima edizione dello spettacolo nel 1982), una donna che si è “addormentata” a sedici anni e si risveglia quasi trent’anni dopo. Oramai adulta, Deborah è lacerata e incredula per la gioventù che la malattia le ha rubato e che a momenti cerca – o crede ancora – di rivivere; scissa fra il ricordo della sua adolescenza spensierata e gli incubi creati dalla sua mente durante il “sonno”, Deborah si scontrerà con sua sorella Pauline e con Hornby, il medico che l’ha risvegliata, nel tentativo di riconoscere ed identificare un mondo che non le appartiene più. Saranno Pauline e Hornby – che conosciutisi anni prima al capezzale di Deborah si sono innamorati e spostai – a guidare la donna in una nuova faticosissima rinascita, alternando piccole e grandi bugie a verità difficili da accettare.
Già rappresentato nel 2008 in forma di “work in progress” nell’ambito della manifestazione “La Settimana del Cervello”, “Una specie di Alaska”, nella traduzione di Alessandra Serra, viene oggi riproposto in forma teatrale completa per la nuova rassegna “La Contrada ai Fabbri”. Ne sono nuovamente interpreti gli attori della compagnia stabile della Contrada Maria Grazia Plos nel ruolo di Deborah, Elke Burul in quello di Pauline e Maurizio Zacchigna nei panni di Hornby.
Diretto da Maurizio Zacchigna, il dittico di Pinter “Notte” e “Una specie di Alaska”, decimo spettacolo della rassegna, debutta al Teatro dei Fabbri (Via dei Fabbri 2, Trieste) martedì 27 marzo e rimane in scena fino a giovedì 5 aprile: serali dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 16.30; lunedì riposo.
Ingresso intero: 15 euro; ridotti (over 60 e abbonati della Contrada) 12 euro; ridotto giovani (fino ai 26 anni) 10 euro.

Informazioni e prevendita dei biglietti presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00).
Informazioni: 040.390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.

 

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