Razzismo Istituzionalizzato. La vita degli stranieri nell’epoca della Lega.

L’affermazione dei diritti dell’uomo è il metodo giusto per garantire la sicurezza.
Rispettando i diritti si può mantenere ordine in modo corretto ed efficace.
Il tema della sicurezza è stato per la Lega il suo cavallo da battaglia durante tutta la campagna elettorale del 2008. Per mesi hanno diffuso sentimenti di minaccia, di paura, di intolleranza verso una comunità, quella degli Stranieri, che da anni vive e lavora accanto a noi in maniera pacifica. Grazie alla sua collaborazione con Berlusconi, la Lega va al potere, e pensa ad installarsi molto bene riuscendo ad avere alcuni importanti Ministeri, tra cui quello dell’Interno con a capo Maroni. Bene, quest’ultimo ha mantenuto fede alle promesse fatte in campagna elettorale, ed è iniziata una sorta di persecuzione allo straniero.  Tutta la questione immigrazione viene lasciata nelle mani delle Questure che, in tutta Italia, adottano a loro discrezione la legge in vigore, dando vita a numerosi episodi di abusi di autorità. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che una materia delicata come questa venga gestita da un’istituzione che di solito si occupa di reati gravi e che nulla hanno a che vedere con la disciplina sugli immigrati. Perchè in Italia non esiste un Ministero per l’Immigrazione, e non si pensa a crearne uno?
Sempre in linea con la politica leghista viene introdotto il Pacchetto Sicurezza, un agglomerato di leggi che inaspriscono quelle precedenti, per cui un immigrato viene espulso a seguito di un processo per direttissima senza avere a volte neanche il tempo di difendersi o capire; per cui l’essere clandestino è un reato perseguibile penalmente con l’arresto.
Grande attuazione trova la legge Bossi-Fini che, studiata per contrastare la clandestinità, non fa che agevolarla; difatti in base a questa legge, ad esempio, se uno straniero che vive in Italia da 10/15 anni perde il lavoro, perde anche il permesso di soggiorno se non è riuscito a trovare una nuova occupazione in tempi brevi (cosa non facile in questo periodo di crisi). Nasce un clandestino. Oppure se ha un lavoro ma è in nero, non ha il diritto ad essere regolarizzato e quindi ottenere un permesso di soggiorno per lavoro. Rimane un clandestino.
Per non parlare della burocrazia delle carte e della mancanza di informazione per chiederne il rinnovo o un semplice aggiornamento. Una montagna di documenti da produrre, che basta che ne manchi uno solo per revocare quel diritto a rimanere e continuare a vivere e a lavorare, e non importa se lasci i tuoi amici o la tua famiglia. Questa è la legge.
Purtroppo ho visto tante persone che conosco perdere tutto a causa di questa politica ottusa.
La vita di un immigrato in Italia ai giorni nostri è molto complicata, è appesa a un filo talmente sottile che è molto facile che si spezzi, basta poco per perdere quei pochi diritti che quel semplice foglio ti dà. Pochi diritti ma tanti doveri, come quello di pagare 200€ per rinnovarlo, 500€ per regolarizzare una colf, 80€ per fare l’aggiornamento, per non parlare poi di quegli individui che chiedono dai 5000 agli 8000€ per un contratto di lavoro senza nessun valore.
Mi sembra che la bilancia sia un po’ troppo a sfavore dei più deboli.
Ma tutto questo non crea insicurezza agli stranieri? E a noi italiani che sicurezza dà?
Mi rammarico di questa politica italiana che esclude in nome della discriminazione e di un trattamento disuguale una parte della popolazione che per noi è arricchimento sia culturale che economico. Queste comunità vivono ogni giorno l’esperienza di non essere ascoltate, di essere lasciate ai margini delle istituzioni che adottano e amministrano le politiche dello stato: tribunali, anagrafi, e strutture come polizia, scuole, centri sanitari. Il nostro sistema legislativo risulta distante da tematiche molto delicate come il rispetto, in primis per l’essere umano, come i diritti inviolabili dell’uomo, come la dignità per ogni persona.
Sì, la dignità che non può essere regolata da leggi ma è un valore innato in ciascuno di noi, che non tiene conto della nazionalità, ma solo dell’essere umano che rimane uguale in tutto il mondo.

Rosaria Totino

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