Rosso Venerdì

Potrebbe essere il Silos pieno di rifugiati quello che si offre come scenografia alla vista del pubblico di Rosso Venerdi, la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, sotto la regia di Igor Pison. Esseri umani che si risvegliano attorniati da immondizie come fosse un risveglio di normalità in una vita contornata da assurda follia.
Nove storie raccontate singolarmente, nove storie di angeli dal tocco leggero che perdono piume come se fossero parole  raccontando la propria storia.
Un monte con un palo della luce che assomiglia a una croce fa da sfondo alla storia, raffigurando il Monte della Passione di Cristo e in fondo le storie raccontate sono storie di passione e di vita difficile. A tratti i personaggi del vangelo si mescolano a quelli reali, affrontando le difficoltà che la vita quotidiana comporta. La perdita di un lavoro, lo smarrimento dei valori familiari, l’abbondono e la ricerca di amori facili privi di continuità, il dolore dell’abbandono dell’amato, la perdita della memoria nell’anzianitù, la perdita di una figlia o di un figlio causa impossibilità a prestarne soccorso. Ieri come oggi troviamo questi sentimenti vicino a noi, così nella suocera con l’Alzheimer come nella madre che ha perduto la figlia e si ritrova ad abbracciare un cactus come fosse la croce di spine del Cristo.
Un venerdì rosso rosso dove ritroviamo Pietro che rinnega Gesù e allo stesso modo un marito rinnega la moglie per rifugiarsi nell’illusione di una nuova vita.
Ma non lo capite che è colpa nostra se il mondo è così carico di amarezza? Una frase che ci riporta nel momento attuale, dove il Cristo deve appena nascere. Forse non a caso è stato scelto questo periodo per rappresentare uno spettacolo che ben si addiceva al periodo pasquale: la speranza che una nuova vita, un nuovo anno, ci renda consapevoli e forti di poter costruire insieme un mondo migliore.
La vita è un amore difficile, dice uno dei personaggi, ma in fondo se cantiamo insieme potrebbe essere più facile affrontare il futuro e anche il canto dell’Alleluja potrebbe ridivenire un canto d’amore.
 
©Laura Poretti Rizman

 

Rosso Venerdi, foto fornita da Il Rossetti
Rosso Venerdi, foto fornita da Il Rossetti
“Nuovo debutto di produzione al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: martedì 3 novembre alle ore 19.30 va in scena alla Sala Bartoli Rosso Venerdì che – scritto da Roberto Cavosi per la regia di Igor Pison – sarà il secondo titolo della Stagione 2015-2016. Messinscena visionaria e affascinante e l’ottima interpretazione degli otto interpreti della Compagnia del Teatro Stabile diretti da Igor Pison. Repliche fino a domenica 22 novembre”. 

Vedere Rosso Venerdì è un po’ come immergersi in un’opera d’arte di David LaChapelle: frammenti pop, e rimandi culturali, musicali, iconici che riverberano significati e – attraverso differenti piani di lettura – contribuiscono a comunicare il senso e l’emozione del testo di Roberto Cavosi.

Secondo inedito, presentato in apertura della Stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Rosso Venerdì è opera di uno dei più quotati autori italiani e si avvale della messinscena di Igor Pison, regista emergente e preparatissimo, che ha firmato lo scorso anno  per lo Stabile regionale l’applaudito Trieste una città in guerra/Trst mestu v vojni.
Dirigerà i molti e diversi talenti della Compagnia del Teatro Stabile: Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos (Federica De Benedittis e Lara Komar si alterneranno nel medesimo ruolo, la prima reciterà dal 3 all’8 novembre, la seconda dal 10 al 22).
Questo debutto di Rosso Venerdì è stato preceduto da un’anteprima – molto applaudita in estiva – poiché lo spettacolo era stato scelto da Pippo Delbono per il festival da lui diretto ad Asti.
Rosso Venerdì di Roberto Cavosi, che l’autore ha costruito e definisce come un “monologo a più voci” possiede una dimensione del tutto particolare: si tratta in effetti di uno sviluppo drammaturgico molto interessante, composto da tanti flussi di coscienza in cui contemporaneamente i diversi personaggi raccontano sé stessi, i rispettivi drammi, il loro mondo e danno notizie delle altre figure a cui sono legati. Ma non avviene mai alcun rapporto diretto fra loro: non si passa mai al dialogo. Ciononostante, dopo le prime battute, diventa molto coinvolgente intuire e tessere la tela dei rapporti che li unisce.
Da questa insolita scelta compositiva, sgorga un suggestivo affresco contemporaneo. È una polifonia di voci impegnate nella narrazione di piccoli Golgota quotidiani, ai quali s’intreccia il Calvario dell’Uomo sulla croce, quello che si ripete universale, simbolico e sconvolgente, e attorno al quale si radunano gli uomini con i loro peccati, le loro imperfezioni, attratti, turbati, commossi, cinici, indifferenti o fragili…
C’è il venditore ambulante di aspirapolvere (Riccardo Maranzana): ha una famiglia, una donna, una bambina, una madre… Ma si trascina fra frustrazione professionale e caos sentimentale, ossessionato da un’amante che non lo vuole più. Poi sua moglie (Ester Galazzi): regge tutto sulle proprie spalle, il marito è assente. A lei tocca occuparsi della suocera (Maria Grazia Plos) colpita dal morbo di Alzheimer, a lei l’angoscia per la figlia febbricitante… e fra questi oneri c’è un colloquio di lavoro da sostenere, per fuggire la condizione di disoccupata. Il fratello di lei (Adriano Braidotti) sembra vincente: giudica il cognato un fallito, non compatisce la sorella soffocata d’impegni… Ma in realtà, per vivere, ruba.
C’è qualcuno che vince in questo testo? Non il piccolo industriale di calzature (Andrea Germani), in affanno per il futuro della sua ditta, che muore d’infarto nell’unico, agognato momento di pace della sua giornata. Non Simon Pietro (Francesco Migliaccio), che attraversa il tempo obbedendo al proprio ruolo e nuovamente rinnega, e sopravvive fra i rimorsi. Una guidatrice d’ambulanza si adopera per tutti (Federica De Benedittis) ma nemmeno gli angeli possono più molto: ne conosciamo uno (Filippo Borghi), ridotto a taxista, osservatore sapiente di questa triste umanità ma impossibilitato ad agire, ad intervenire nella storia, che si ripete sempre uguale e sempre difficile.
Ma «La vita è un amore difficile» sentenzia Cavosi che tratteggia con un misto di durezza e partecipazione questa Passione moderna, attuale e palpitante di verità, e con questa frase lascia ai suoi protagonisti, il dono di un raggio di speranza finale, di una nuova armonia.
È affascinante osservare la versatilità con cui gli attori della Compagnia Stabile sappiano plasmare il proprio talento secondo le esigenze di una diversa scrittura e di una diversa regia.
La scenografia ed i costumi di Petra Veber immergono gli attori in un mondo che evoca la pop-art, mentre la visionaria regia di Igor Pison li trasporta in una suggestiva partitura di segni e musiche che, in completa sintonia con il testo, ne enfatizza le potenzialità.
Rosso Venerdì è una nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Per Rosso Venerdì il debutto è in calendario martedì 3 novembre alle ore 19.30 e le repliche fino a domenica 22 novembre alla Sala Bartoli: Inizieranno alle 19.30 anche le recite del 6, 10, 13, 17, 20 novembre. Regolarmente alle ore 21 avranno inizio le repliche del 4, 5, 7, 11, 12, 14, 18, 19, 21 novembre, mentre le domeniche 8, 15 e 22 novembre saranno pomeridiane con inizio alle ore 17.
Per abbonamenti e per i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

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