Intervista a Marianna Accerboni

Laura Poretti Rizman intervista Marianna Accerboni

Marianna Accerboni (ph Franco Viezzoli) , immagine fornita da Marianna Accerboni

 

 

LPR: Abbiamo l’onore di intrattenerci con Marianna Accerboni, prestigioso architetto e artista, nonchè curatrice e organizzatrice di eventi artistici, critico d’arte e giornalista e molto altro ancora.  

Marianna Accerboni: Triestina, ha vissuto 20 anni a Venezia. Laureata all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con una tesi in Scenografia sull’immagine mentale della città lagunare, ha frequentato in quella città l’Accademia di Belle Arti. Da Venezia, dov’era assistente ai costumi alla Fenice, sono scaturiti importanti lavori di scenografia, allestimento di mostre, creazione di eventi d’arte e arredamenti in Svizzera, Austria, Inghilterra, Roma, Firenze, Bruxelles, Croazia, Montenegro e una lunga collaborazione con Luciano Damiani, scenografo di Giorgio Strehler. La passione per la critica d’arte e d’architettura ha sempre accompagnato, fin da giovanissima, l’attività artistica, sostenendola e aggiornandola. L’interesse per la Scenografia si è poi tradotto nella creazione di eventi di luce, con cui sottolinea le mostre e le manifestazioni più rilevanti (più di 700 fino a oggi), che cura come critico d’arte (ultime in ordine di tempo una rassegna multimediale dedicata a Leonor Fini  all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e una rassegna multimediale su Gillo Dorfles alla Biblioteca Statale di Trieste).  In veste di critico d’arte collabora da decenni con Il Piccolo di Trieste, ha collaborato per anni con il giornale l’Arena di Verona, ha scritto pezzi per Brava Casa, Art e Dossier e testate specialistiche (oltre 3400 articoli) e realizzato numerosi cataloghi d’arte, di cui spesso ha curato anche la linea grafica, e interviste (Dorfles, Daverio, Richard Rogers, Gregotti, Nureyev, Ughi ecc.).

Ha ricevuto diversi premi, tra i quali: Premio di Poesia Grado ’74 – Premio di Pittura S. Quirico 1974 dal Comune di Ranco (Varese) – 2° Concorso Nazionale di pittura dal Comune di Castel Maggiore (Bologna), 1978 e 1984 – Premio di Pittura Comune di Manciano (Grosseto), 1979 – 2° edizione Premio San Valentino di Arti figurative, Terni 1980 – Targa d’argento Cassa di Risparmio di Gorizia 1982 – VI Concorso Internazionale d’Arte Città di Cervia, 1984 – VI edizione del Premio Margherita d’argento, Trieste 2017 – Premio giornalistico Paolo Rizzi, Venezia 2018 (vincitrice per la Sezione Arte e Cultura) – X edizione del Premio di Vetro alla Carriera dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Trieste, 2018 – Premio Miranda Rotteri, 2019 dal Comune di Trieste.

Dal 2018 è membro del Consiglio Generale della Fondazione CRTrieste.

 

LPR: Siamo tutti reduci da un periodo inatteso e sconvolgente, che ancora non si è concluso. Tu come l’hai vissuto?

Marianna Accerboni: Direi che il Covid non ha in un certo senso cambiato la mia vita. Durante il primo lock down, cioè quello della primavera scorsa, il caso ha voluto che il primo DPCM mi trovasse in montagna, dove, dopo mesi e mesi di lavoro molto intenso e ininterrotto, mi ero recata per una breve vacanza di un giorno o due. Le misure varate per l’emergenza non mi avrebbero però consentito, se fossi tornata a casa a Trieste, di condurre una normale vita lavorativa con accesso agli uffici, alle mostre, ai musei…e perciò, poichè fortunatamente avevo portato con me il computer e avevo una casa a disposizione, ho continuato a lavorare online in una sorta di smart working che mi ero subito autoconfezionata. E sono tornata a casa dopo tre mesi, cioè in giugno! Certamente, essendo anche per me la pandemia un fatto del tutto nuovo, ci sono stati dei momenti in montagna, quando il lock down era durissimo e per prendere aria dovevi passeggiare in poggiolo, in cui mi sono seriamente spaventata perchè pensavo che forse tutta l’umanità avrebbe potuto fare una brutta fine, poi le cose si sono messe al meglio e ho tirato, come tutti, un sospiro di sollievo. Anche se mi sarei aspettata a fine estate più prudenza per contenere gli ultimi strascichi di una pandemia che invece, proprio per mancanza della dovuta prudenza, sta di nuovo debordando. Ecco ora il mio stato d’animo è molto più sereno che in primavera perchè ciò che allora era eccezionale ora è entrato a far parte della mia vita quotidiana. Non vedo gli amici ma li sento al cellulare o via skype o su zoom, ci sono meno inaugurazioni, ma in passato ho partecipato già a tante di queste e comunque ho ugualmente molto lavoro ma per me l’importante è poter uscire a fare liberamente una passeggiata e ciò si può ancora fare perciò io sono serena e questo parziale rallentamento della vita mi sembra quasi fisiologico. Pensavo infatti già in questa primavera che tutti dovevamo trarre insegnamento e ispirazione da questo nostro presente mutato per fermarci un po’ e rallentare, riflettendo magari un po’ di più sulla nostra esistenza e sui suoi ritmi, perchè in fondo scegliendo un ritmo lento di vita, mi sembra di vivere di più…certo mi mancano i viaggi, questo sì, ma recupererò con ancora più gioia quando ciò sarà possibile…e poi con il mio lavoro, quanto alla clausura, è da decenni che la maggior parte dell’esistenza la passo nel mio studio, quindi in fondo non è cambiato molto per me in questo senso con il Covid…

LPR: Nel periodo nel quale eri confinata, com’è stato il tuo rapporto con il lavoro?

Marianna Accerboni: Beh, mi sono adattata a ciò che richiedeva il nuovo sistema di vita. Non sono possibili le presentazioni dal vivo, in presenza? E noi le facciamo partire in diretta sul mio profilo facebook e su altre piattaforme. Si allestiscono meno mostre? E va bene, focalizziamoci su quelle che ci sono e progettiamone di nuove per il futuro non proprio prossimo ma comunque vicino. Tra queste, l’edizione triestina della mostra su Leonor Fini che ho portato in precedenza a Bruxelles e la cui terza e ultima tappa sarà a Parigi, dove l’artista triestina visse gran parte della vita. Per chi ha voglia di lavorare, c’è sempre del lavoro…Ho scritto diversi articoli per il mio giornale, Il Piccolo, e mi sono presa finalmente anche il tempo per un po’ di relax al mare quest’estate…ho curato la presentazione del catalogo dell’architetto artista Ennio Cervi al Circolo della Stampa di Trieste, le mostre delle artiste triestine Gianna Lampe e Livia Bussi rispettivamente alla Saletta Hammerle e alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste e la mostra di Fabio Colussi, il pittore del mare, al Salone d’Arte contemporanea di via della Zonta…e poi sto preparando il catalogo per la casa-museo dove abitò la pittrice Alice Psacaropulo e poi il catalogo di Colussi. Ma in primavera è uscito anche il catalogo della mostra su Gillo Dorfles e l’ho presentato online con centinaia e centinaia di visualizzazioni…e poi ho presentato recentemente alla Sala Xenia la mostra del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole e sto preparando degli altri cataloghi

LPR: Continuo l’intervista legando le domande al periodo anomalo che abbiamo trascorso. Per molte persone, riprendere la vita consueta è stato molto difficile. Tu come l’hai vissuto sia emozionalmente che lavorativamente?

Marianna Accerboni: Io bene, è stata una gioia essere di nuovo abbastanza libera, dal punto di vista personale poter uscire, passeggiare senza limiti, vedere gli amici, fare qualche acquisto; dal punto di vista lavorativo rimettere piede in un museo, organizzare qualche inaugurazione, presentare in pubblico dal vivo un libro o un artista. Certo mi sono mancate molto e mi mancano le nuotate in piscina che io amo quando non si può andare al mare, le vacanze in Austria, dove spesso passo il Natale in un’atmosfera di luci e marzapane, le mostre che avevo in programma di organizzare a Bruxelles, gli amici lontani che non vedo ormai da tempo, ma mi reputo fortunata perchè finora sono stata bene e così anche la mia famiglia, non tutto nella vita può andare sempre liscio e credo bisogni saper rinunciare, pensando sempre che c’è chi sta molto peggio di noi.

LPR: In questo periodo stavi curando un progetto legato a Gillo Dorfles. Puoi raccontarcelo?

Marianna Accerboni: Sì, su invito della nipote di Gillo, Giorgetta, ho ideato un progetto che voleva analizzare l’aspetto più intimo e privato del grande critico e artista e che ha suscitato grande interesse. Si è trattato di una mostra e di un catalogo, la  mostra si è aperta nel novembre 2019 ed è stata visitata da un pubblico di 6000 persone, provenienti da tutto il mondo, proprio per il successo ottenuto è stata più volte prorogata, chiudendosi il 9 marzo.  L’esposizione e il catalogo sono stati promossi dall’Associazione culturale Gillo Dorfles di Milano, sorta per promuovere la conoscenza e la memoria del grande intellettuale artista. 

La mostra è stata sostenuta da Fondazione CRTriesteFondazione Kathleen Foreman Casali, Samer&Co.shipping, Ciaccio Arte Big Broker Insurance Group di Milano, Rotary Club Trieste Alto Adriatico, Spaziocavana Zinelli&Perizzi, Associazione APS Nova Academia Alpe Adria, Victoria Hotel Letterario, Bocconcino Trieste, Tenuta Baroni del Mestri (Cormons, Gorizia) e Torrefazione Guatemala CaffèTrieste. La realizzazione del catalogo è stata sostenuta in massima parte dalla Fondazione CRTrieste con la collaborazione del Rotary Club Trieste Alto Adriatico. La mostra e il catalogo hanno avuto il patrocinio del Comune di Trieste e la Media partnership de Il Piccolo. La realizzazione del catalogo è stata fondamentale poichè nel corso degli studi da me svolti durante la preparazione della mostra, ho fatto molte scoperte e trovato numerosi documenti, notizie e opere inediti. Senza il catalogo tutte queste novità sarebbero andate disperse, ringrazio perciò in modo particolare la Fondazione CRTrieste che anche con l’apporto del Rotary Club Trieste Alto Adriatico ne ha reso possibile la pubblicazione.
La rassegna presentava un approccio intimista, svelando il Gillo segreto, privato, spesso ironico e giocoso, anche nella cornice dei suoi rapporti famigliari, mondani e sociali di livello internazionale: un focus nuovo, che ha suscitato molta curiosità, soffermatosi a lungo anche davanti ai due video consistenti in un’intervista di Gigi Marzullo al grande critico in una puntata della sua trasmissione “Sottovoce” e in una partecipazione di Dorfles al programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, in occasione del suo 98° compleanno.
L’inaugurazione è stata sottolineata da un omaggio multimediale alla sua poliedrica natura e modernità, espresso attraverso una performance di luce e musica, da me ideata site specific: una macroproiezione luminosa nel cavedio di Palazzo Brambilla Morpurgo, sede della rassegna, che raffigurava Dorfles in veste di artista e critico, accompagnata da un concerto breve, in cui la giovane violista Sara Zoto ha interpretato le sue predilezioni musicali, eseguendo un pezzo di Donatoni, tra i compositori più amati da Dorfles, che aveva una forte passione per la musica. 
L’esposizione ha poi rappresentato anche una sorta di antologica, proponendo, accanto a numerosi documenti e immagini fotografiche, un centinaio tra disegni e grafiche e più di una trentina di creazioni di design, realizzati da Dorfles dagli esordi (1930) al 2017, fino a poco prima della morte, avvenuta il 3 marzo 2018. Opere accompagnate da una decina di pannelli con testi tratti dai suoi libri e curati da Giorgetta Dorfles, in cui l’intellettuale artista esprimeva la propria concezione dell’arte e dell’estetica. Il taglio artistico documentario della mostra ha svelato dunque in contemporanea la duplice natura di Gillo, quella d’intellettuale e quella di artista dal pensiero innovatore e fuori dalle righe.
Come accennavo prima, nel corso dei miei studi per la preparazione della rassegna, sono venute alla luce molte scoperte riguardanti vari importanti documenti e opere rari e/o inediti. Così nella sezione documentaria ho potuto esporre pezzi preziosi e mai pubblicati, quali per esempio due copie del giornale L’Italia Letteraria del 1930 con i primi articoli di critica dedicati da un Dorfles ventenne a importanti mostre d’arte della Trieste dell’epoca e con sue annotazioni a mano. Tra gli altri inediti, anche tre lettere del ’46, autografe e polemiche: due di Letizia Fonda Savio, figlia di Svevo, e una della zia materna di questa, Dora Oberti di Valnera Veneziani, inviate al direttore de La Lettura dell’epoca per contestare un articolo di Gillo, pubblicato su quel giornale il 27 aprile ’46 (e anch’esso esposto in mostra), che descriveva la Villa Veneziani di Trieste, in cui lo scrittore abitava con la famiglia e la suocera, come “il patibolo borghese” di Svevo; 5 lettere autografe scritte dal pittore Arturo Nathan a Gillo nel 1928, ’29 e ’30, uscite miracolosamente dai cassetti di casa Dorfles e mai esposte né pubblicate; una lettera inedita della pittrice Miela Reina e un testo originale e autografato, battuto a macchina e corretto a mano, intitolato “Le mode e le patrie”, in cui Dorfles rifletteva sulla moda austriaca, italiana e americana; e tutti i suoi libri, una trentina, in edizione originale. Nelle bacheche anche molte foto rare e/o inedite che hanno testimoniato le colte frequentazioni internazionali di Dorfles, ritratto in vari Paesi con i più grandi protagonisti della cultura e dell’arte, e le conferenze tenute in molte parti del mondo; e altri documenti rari e/o inediti come articoli di giornale, vari materiali, inviti, cataloghi da lui curati, biglietti augurali disegnati da Dorfles ecc. E, tra le mie scoperte, anche un libretto in versi intitolato “Le laudi tergestine. Elogio poetico di 60 personalità del gran mondo triestino”, pubblicato a Trieste dopo il 1925 dalla Tipografia Vittorio Valentincig. Autore era Cirillo Menapio, pseudonimo di Piero Lustig, marito della pittrice Felicita Frai, che in quelle pagine aveva dedicato un sapido ritratto in rime al giovane Doerfles (come all’epoca si scriveva il suo nome).
In un’altra sezione ho voluto sottolineare il legame di Dorfles con l’arte di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso l’esposizione delle opere di alcuni pittori che Gillo apprezzava particolarmente o di cui si era occupato come Arturo Nathan, Leonor Fini, Getulio Alviani, Miela Reina, Maria Lupieri, Enzo Cogno, Bruno Chersicla, Luigi Spacal, Manuela Marassi, Carlo Ciussi, Renato Calligaro, affiancando a un significativo lavoro di ogni autore un suo testo critico scelto da Giorgetta Dorfles. Particolare attenzione ho dato anche al rapporto di Dorfles, negli anni della giovinezza a Trieste, con il grande gallerista triestino Leo Castelli, con Saba, Svevo, Leonor Fini e Bobi Bazlen; e più tardi, negli anni ’60, con il Club La Cantina e, dagli anni ’70 al 2017, con l’Associazione Culturale L’Officina e lo Studio Tommaseo, nel cui ambito Gillo fu tra gli ideatori di Trieste Contemporanea e presidente del Concorso di Design da lui concepito. E, per tali motivi, l’esposizione ha rappresentato anche un’occasione di approfondimento sul clima culturale della Trieste del Novecento.
Passando alla sezione dedicata al design, ho esposto vari inediti che avevo scoperto come due mosaici e un bozzetto, creati da Dorfles e realizzati sotto la sua guida dagli allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo in occasione di un seminario tenuto dall’intellettuale/ artista nel 2009. Ho presentato inoltre un prezioso gioiello e varie etichette per i vini da lui create per aziende del Parco Nazionale del Cilento e dell’Astigiano e un raro ciclo di eleganti e preziosi disegni per stoffe degli anni Trenta e Cinquanta, un importante manifesto pubblicitario per la Fiera del tartufo d’Alba e uno per la Barcolana, tazze e altri oggetti disegnati per la illy Art collection ecc.
Nella sezione dedicata al disegno è stata documentata l’evoluzione del suo segno e del suo cromatismo acceso e così personale, attraverso un centinaio di disegni e grafiche realizzati dagli anni ’30 ai 2000: tra questi, il ciclo di una ventina  di bozzetti inediti di animali e personaggi fantastici, creati nella seconda metà degli anni ’50 per i nipoti Piero e Giorgetta e spesso colorati con i bambini stessi; “Vitriol”, il personaggio esoterico che l’artista aveva inventato, e altriinediti.
Tutte queste novità, come dicevo prima, sono state pubblicato nel catalogo.
Sei sono stati gli appuntamenti collaterali, tutti svoltisi davanti a un folto pubblico e da me condotti: tra gli altri, una conversazione da me tenuta con Giorgetta Dorfles, nell’ambito della quale sono stati sceverati molti aspetti poco noti e privati della personalità, delle scelte e delle opportunità di vita e creative che hanno caratterizzato l’excursus di Dorfles. In contemporanea sono state proiettate numerose immagini fotografiche inedite e/o poco note. Poi l’incontro con Cristina Battocletti, giornalista de Il Sole 24 Ore, che ha presentato in anteprima per Trieste il libro La mia America (Skira editore), ultima fatica letteraria di Dorfles, uscito postumo, cui l’autore teneva molto. Nell’occasione la Battocletti e io abbiamo presentato anche il libro “Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste“ (La Nave di Teseo editore), dedicato dalla Battocletti al grande intellettuale triestino molto amato da Gillo. L’incontro ha quindi sceverato due aspetti fondamentali ed emblematici dell’esperienza di Dorfles: da un canto la sua apertura e formazione internazionale con tutte le novità e gli exploit d’avanguardia colti negli USA e, dall’altro, la formazione di base, esperita negli anni giovanili a Trieste che, oltre e attraverso Bazlen, s’irradiava e comprendeva personaggi del calibro di Leonor Fini, Saba, Svevo, Leo Castelli. Gian Piero Brovedani, direttore della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, ha quindi tenuto con il presidente Stefano Lovison, ha tenuto con me una conversazione sulI’arte del Mosaico, prendendo spunto dai mosaici inedlti di Gillo Dorfles esposti in mostra e realizzati dalla .Scuola stessa. Poi, oltre a varie visite guidate, ha avuto luogo un laboratorio di disegno e pittura ispirati aIl’arte e alla personalità di Dorfles con gli allievi della classe V C della Scuola primaria E. de Morpurgo di Trieste.

LPR: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Marianna Accerboni: Come accennavo, vorrei condurre a termine diversi progetti espositivi all’estero e concludere la realizzazione di alcune pubblicazioni, tra cui una molto importante dedicata a Leonor Fini.

LPR: Ringraziandoti ti chiedo di lasciare un pensiero che possa essere di incoraggiamento per il mondo artistico.

Marianna Accerboni:

Tutta questa brutta pandemia alla fine passerà e voglio sperare che ci ritroveremo in un mondo migliore anche perchè – astrologicamente parlando – stiamo entrando in anni che vedranno molto presente l’Acquario, segno d’avanguardia e di bontà. Agli artisti, se posso permettermi, vorrei suggerire, di approfittare di questo periodo di semi-sospensione per produrre, con grande concentrazione, i frutti si vedranno quando tutto sarà passato. In ogni caso concluderei con una riflessione che potrebbe sembrare epicurea, ma che è invece una semplice constatazione della realtà…quante volte ho pensato in questi mesi: per fortuna che ho potuto vivere nella mia vita tante esperienze perchè ciò che siamo riusciti a catturare, è catturato…del doman non v’è certezza!

Laura Poretti Rizman

4 thoughts on “Intervista a Marianna Accerboni

  1. Complimenti Marianna, leggere la tua intervista ò come leggere un romanzo di avventura fra l’arte triestina del nostro tempo ricca di spunti, impegni e proposte che la valorizzano e la rendono fruibile per gente comune come noi che senza una persona come te non si soffermerebbe per riflettere e apprezzarla nel suo giusto valore,

  2. Molto bella e interessante l’intervista,mi ha regalato una dolce serenità e voglia di andare avanti. Grazie

  3. Ho fatto unnesame con Dorfles e mi ha aperto gli orizzonti alla passione per l’arte. Sono poi diventato raccoglitore di opere e scrittore. Sono riuscito graxie a lui a creare il personaggio Rob una pittrice medievale che accompagna un navigatore veneziano ancora sconosviuto ai piu

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