La bottega del caffè


 
 
 
 
 
Un classico del teatro goldoniano, La bottega del caffè. Un classico che ogni volta porta la gioia di assistere con curiosità alle diverse possibili interpretazioni. Una gioia smorzata dalla rabbia femminista che bolle dentro nel considerare una volta di più quanto poco siano considerate le donne.
Una buona interpretazione, fluida e scorrevole, ha portato uno scontento tra le file del pubblico per l’assenza causa malattia dell’attrice Marina Bonfigli.
Racconta la storia di mariti infedeli, di vizi al gioco, di bugie e tradimenti. Racconta soprattutto di rinunce da parte delle mogli, di situazioni di comodo scambiate per amore da parte dei mariti. Racconta di quei tempi che purtroppo non sono ancora così distanti dai nostri.
S’intravedono le prime maschere veneziane sul palcoscenico, mentre ci avviciniamo a questo carnevale freddoloso.
E mentre le maschere si susseguono, i ruoli mutano, e come purtroppo ancora accade, alla fine paga il più sciocco le colpe di chi alla fine passa per un brav’uomo.
Chissà se anche al tempo si usava dire: ” Guarda che bell’uomo..dev’esser proprio una brava persona..veste così bene..(quasi quasi, lo voto)”
 
 
“Sono stordito, sono avvilito, non so in qual mondo vi sia!”
Nella frase sconsolata dello sciocco don Marzio si rivela tutta l’assurdità di chi alla fine, paga la colpa dell’altrui misfatto.
 
Laura Poretti Rizman
foto ANGELO REDAELLI


foto ANGELO REDAELLI

Venerdì 27 gennaio la Compagnia del Teatro Carcano di Milano debutta a Trieste con un grande classico del teatro italiano, “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, per la regia di Giuseppe Emiliani e con l’interpretazione di uno straordinario terzetto di protagonisti: Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Massimo Loreto.
Questa commedia, andata in scena per la prima volta a Mantova nella primavera del 1750, è la prima – e forse la più importante e significativa – di quel gruppo di sedici nuove opere scritte da Goldoni fra il 1750 e il 1751.
Il centro dell’azione è una piazzetta di Venezia, sulla quale si affacciano tre botteghe: il laboratorio del barbiere, la bisca di Pandolfo e il caffè di Ridolfo. Uomo dabbene, che svolge il suo mestiere con passione ed onestà, Ridolfo si rammarica perché Eugenio, figlio del suo defunto padrone, è soggetto alla passione del gioco che lo sta portando inesorabilmente alla rovina. Uno dei primi avventori a presentarsi è Don Marzio, gentiluomo napoletano indiscreto e maldicente, il quale rivela subito che Eugenio ha impegnato con lui gli orecchini della moglie Vittoria e che fa segretamente visita a Lisaura, la ballerina protetta dal conte Leandro.
Il ragazzo, alla mercé del biscazziere Pandolfo e dell’infido Leandro, non dà retta a nessuno e, divorato dalla febbre del giuoco, si occupa da un lato di ottenere i favori della ballerina e dall’altro di offrire protezione a Placida, una pellegrina giunta a Venezia in cerca del marito. Tutti i nodi vengono al pettine quando Eugenio, esaltato da una modesta vincita, offre una cena nelle stanze della bisca. Dalla strada, Vittoria scorge il marito allegro e gaudente; Placida, a sua volta, riconosce sotto le mentite spoglie del conte Leandro il marito Flaminio. La grande confusione che ne segue degenera in un duello fra Eugenio e il falso conte, e nessuno pare accorgersi che dietro a tutti si muove il perfido Don Marzio, che con le sue maldicenze e macchinazioni dissemina zizzania e malumori.
La nota più significativa di questa commedia risiede nel mostrare un aspetto della commediografia goldoniana poco noto seppur molto importante. Si attribuisce comunemente all’autore veneziano una generica indulgenza nei confronti dei suoi simili, con uno sguardo che è spesso fin troppo benevolo e consolatorio. “La bottega del caffè” mette in luce come questo luogo comune sia infondato; in questo testo Goldoni ritrae con acuta crudeltà una comunità in cui non ci sono “buoni”, salvo il malinconico caffettiere Ridolfo che continuamente prova a rattoppare i buchi creati dalle miserie umane che lo circondano. All’opposto di Ridolfo c’è il geniale personaggio di Don Marzio che non determina la malvagità altrui, ma la registra con perfida precisione. Si ride comunque, ma spesso amaramente, ne “La bottega del caffè”, di un umorismo che ha il sapore non troppo diverso dalla crudele satira della commedia italiana degli anni ’60.
Guidata dal Don Marzio di Antonio Salines, il Ridolfo di Virgilio Zernitz e il Pandolfo di Massimo Loreto, la numerosa compagnia del Carcano si completa con la partecipazione di Enrico Bonavera (Trappola), Elio Aldrighetti (Flaminio/Conte Leandro), Cristina Sarti (Vittoria), Caterina Bajetta (Lisaura), Michele Di Giacomo (Eugenio), Alessandra Salamida (Placida) e ancora Stefano Cordella, Pompeo Gregori e Marcello Angeli nei ruoli dei garzoni, del cameriere e del capitano dei “birri”.
Diretto da un esperto “goldoniano” come Emiliani (9 spettacoli di Goldoni messi in scena in vent’anni), “La bottega del caffè” è un testo che mantiene inalterata la sua capacità di indagare nell’animo umano, rimanendo non solo un “classico” ancora molto attuale dopo più di 250 anni, ma anche un ottimo banco di prova per attori, registi, scenografi e costumisti.
Arricchiscono infatti lo spettacolo le splendide scenografie e gli accurati costumi d’epoca di Guido Fiorato (allievo prediletto di un maestro delle scene teatrali come Emanuele Luzzati), mentre le musiche sono di Giancarlo Chiaramello.
Sesto spettacolo in abbonamento, “La bottega del caffè” debutta venerdì 27 gennaio alle 20.30 e rimane in scena fino a domenica 5 febbraio con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, martedì e festivi 16.30, lunedì riposo. Parcheggio gratuito all’interno della Fiera di Trieste (ingresso principale in P.le De gasperi) per tutte le recite.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).
Informazioni: 040.390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.

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