Le memorie di Ivan Karamazov 🗓

UMBERTO ORSINI
in
LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV
drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti
dal romanzo di Fëdor Dostoevskij
regia LUCA MICHELETTI
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini

 

 

Amate in special modo i bambini, giacché anch’essi sono senza peccato, come gli angeli; essi vivono per commuovere e purificare i nostri cuori e rappresentano una sorta di indicazione per noi. Guai a chi offende un bambino! Padre Anfim mi insegnò ad amare i bambini: quell’uomo dolce e taciturno, durante i nostri pellegrinaggi, amava comprare, con i soldini che ci avevano donato, dolcetti e caramelle da distribuire ai bimbi; passando accanto ai bambini egli non poteva fare a meno di provare emozione: ecco la natura di quell’uomo.

Fyodor Dostoevsky, “I fratelli Karamazov”, citazioni da Garzanti, p. 442-444

 

E se le sofferenze dei bambini saranno servite a completare quella somma di sofferenze che era necessaria a riscattare la verità, io dichiaro subito che tutta la verità non vale un simile prezzo. Non voglio, infine, che la madre abbracci il carnefice che ha fatto dilaniare suo figlio dai cani! Non deve perdonarlo! Se vuole, che lo perdoni per sé, che lo perdoni per il suo infinito dolore di madre; ma le sofferenze del suo bimbo straziato lei non ha il diritto di perdonargliele … Ma se è così, se non si dovrà perdonare, che ne è dell’armonia? … Non voglio l’armonia, è per amore dell’umanità che non la voglio.

Ivàn: libro V, cap. IV, 1994, p. 341

Come si può non immedesimarsi nel presente e non pensare alla sofferenza ed ai bambini morti per guerre altrui?

Sto male. Ho un fortissimo raffreddore ed il mal di gola non è da meno, ma perdermi uno dei colossi del teatro italiano non è pensabile. Sono premurosa nei confronti degli altri: mi maschero e imbottisco di medicinali e disinfettanti, chiedo un palco per non essere troppo vicino ad altre persone e possibilitata ad uscire nel caso di un attacco di tosse e mi reco a teatro. Ho mal di testa, ma tutto questo malessere passa appena il sipario si apre. Sono in prima galleria, non ci andavo da tempo, ma la magia del teatro è anche sperimentare visioni diverse.

La scena è delimitata nello spazio ma questo non toglie il fatto che è completa. Presenta un castello ma anche un aula di un tribunale, ci sono i livelli diversi tra esterno ed interno, nel quale a sua volta si aprono porte che lasciano presagire nuovi scenari attraverso giochi di luce. La neve lascia spazio ai documenti, ed entrambi scendono dal cielo, l’una creando magia e gelo, gli altri creando uno stato di angoscia o liberazione. Ci sono voci fuori campo che riempono ulteriormente la scena,

Musica e luci contornano in maniera consona il tutto ma il protagonista è lui: l’uomo che è il teatro, uno dei colossi che fortunatamente il pubblico triestino ha potuto applaudire in diverse occasioni nel corso dei decenni di programmazioni di prosa.

Orsini incanta, con le domande di  Ivan Karamazov, ma soprattutto con la sua interpretazione che fa, una volta di più, scuola. Dialoga con Cristo, si chiede se Dio esiste e di conseguenza sul bene e sul male. Ci fa comprendere nelle intime sfaccettature un testo importante della letteratura russa. La mano e il mandante, la tecnologia abbinata all’incapacità di utilizzo corretto,  il potere malefico dei soldi e la relazione nel processo agli intenti. Incanta al punto che tutto scorre ma la standing ovation finale che il pubblico gli omaggia in entrambe le repliche è qualcosa che commuove tutti. L’emozione è palpabile nell’aria, così come evidente sui social nei giorni a seguire. Trieste ama il buon teatro e lo sa dimostrare da sempre. Umberto Orsini è e rimarrà per sempre la storia del buon Teatro di Prosa a Trieste.

 

Laura Poretti Rizman

 

UMBERTO ORSINI-LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV-foto_Fabrizio Sansoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Umberto Orsini prestigioso, grandissimo protagonista al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: da non perdere la sua magistrale prova in “Le memorie di Ivan Karamazov” riscrittura da Dostoevskij in cui lo dirige Luca Micheletti. Lo spettacolo è in scena soltanto sabato 18 e domenica 19 novembre alla Sala Assicurazioni Generali”.

Un protagonista magistrale – Umberto Orsini – e un romanzo ai vertici della letteratura di tutti i tempi: “I fratelli Karamazov”, l’ultimo e forse il massimo capolavoro di Fëdor Dostoevskij. E al centro di tutto, il personaggio di Ivan Karamazov, che l’attore affronta per la terza volta nella sua eccellente carriera.
Tutto questo attende quegli spettatori che – sabato 18 e domenica 19 novembre – sceglieranno di assistere a “Le memorie di Ivan Karamazov” con il grande Umberto Orsini diretto da Luca Micheletti.

Orsini e il personaggio di Ivan Karamazov si sono “incontrati” per la prima volta a fine anni Sessanta, girando lo sceneggiato che Sandro Bolchi aveva tratto dal romanzo: Orsini interpretava proprio Ivan, restituendogli un profilo d’incisivo scetticismo. «Da allora – racconta – ci siamo guardati nello specchio e ci siamo confusi uno nell’altro al punto di identificarci o de-identificarci. L’ho costruito giorno dopo giorno quell’Ivan, gli ho dato un aspetto severo, l’ho fatto diventare biondissimo, quasi albino, gli ho messo un paio di occhialini tondi e dei colletti inamidati di fresco. L’ho difeso da una sceneggiatura che lo penalizzava (…) Con lui, specchiandomi in lui, ho trascinato il pubblico ad un ascolto record in una puntata che lo vedeva impegnato in una discussione sull’esistenza di Dio».

Poi, circa dieci anni fa, il grande attore lo ha portato a teatro, interpretando il monologo del “Grande Inquisitore”. Ed ora in una scrittura a quattro mani con il regista Luca Micheletti lo pone al centro di uno spettacolo dedicato a lui, quasi a volergli assicurare quel finale, che Dostoevskij ha lasciato sospeso. Il risultato è uno spettacolo memorabile, una prova d’attore sublime che ha lasciato il pubblico senza fiato ovunque accolta ogni sera da standing ovation fin dal debutto, al Piccolo Teatro di Milano.

«Il cuore drammaturgico e registico di queste nostre “Memorie di Ivan Karamazov” è quello d’una sofferta e sibillina riflessione sull’identità. Assumendo il romanzo come nucleo mitologico “a monte”, ci siamo chiesti chi sia Ivan. Un personaggio, d’accordo. Ma anche l’incarnazione romanzesca di un nodo ideologico cruciale e, quindi, un alter ego dell’autore…» spiega Luca Micheletti. «Ivan è una creatura narrativa che, nonostante le diffuse connotazioni che lo descrivono e le molte pagine che Dostoevskij gli dedica, sfuma nell’imprendibile: è la maschera e il pretesto di logiche segrete, negate. È un protagonista che si sottrae alla centralità, individuo che si rifrange in una pluralità di riflessi cangianti, è un’invenzione sospesa, quasi incompiuta. Identità plurime e osmotiche, cui nel nostro caso se ne affiancano anche altre, di natura metateatrale. Sì, perché il nostro Ivan è anche un personaggio-ossessione, che accompagna cinquant’anni di carriera di un mirabile “capitan Achab” della nostra scena, un attore che insegue la sua balena enorme e veloce, la arpiona e si lascia trascinare (…) Ivan e Umberto, il personaggio e l’attore che lo incarna, osservano la loro storia, esplorano i loro ricordi, riascoltano le loro testimonianze a più voci (che sono poi sempre una sola, quella di Orsini, che risponde oggi alla sua voce di cinquant’anni fa… incredibile occasione!), celebrando un accorato e solitario processo di sincronizzazione interiore.
Dostoevskij abbandona Ivan al suo destino dopo il processo per il parricidio: è sembrato interessante ripartire da lì, dal processo. Prigioniero di quell’aula, di un finale mai scritto, di una sentenza sbagliata, il nostro Ivan continua ad aggirarsi tra i frammenti della sua esistenza, osservati come prove materiali di fatti e memorie che riemergono a strappi, negli spazi di lucidità che gli concedono le febbri cerebrali, nel circolare affastellarsi di teorie e ricordi, in un girotondo giudiziario kafkiano e grottesco, sempre meno reale, che inesorabilmente scivola nell’ultraterreno».

Lo spettacolo è in scena sabato 18 novembre alle 20.30 e domenica 19 novembre alle ore 16 alla Sala Assicurazioni Generali: i biglietti sono disponibili nei punti vendita del Teatro Stabile, alla Biglietteria del Politeama Rossetti o su internet tramite il sito del teatro www.ilrossetti.it. Informazioni anche allo 040.3593511.

 

 

La tornèe proseguirà a Maniago e Cividale, lunedì 20 novembre alle 20.45 al Teatro Verdi di Maniago e martedì 21 novembre alle 21 al Teatro Ristori di Cividale del Friuli.

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Scheduled Arte e spettacolo Trieste

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