Annullato causa malattia lo spettacolo “Un americano a Parigi”
con Raffaele Paganini.
A causa di una sopraggiunta malattia di Raffaele Paganini, la produzione di “Un americano a Parigi”, previsto in scena fuori abbonamento al Teatro Bobbio domani sera – giovedì 23 –, ha comunicato stamattina l’annullamento dello spettacolo.
La Direzione della Contrada si scusa per eventuali disagi al pubblico e invita quanti hanno già acquistato il biglietto in prevendita a contattare per il rimborso le biglietterie del Teatro Bobbio e del TicketPoint, dove hanno comprato i biglietti.
Informazioni: 040.390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.
.
Raffaele Paganini porta in scena fuori abbonamento al Teatro Bobbio
“Un americano a Parigi”.
Proseguono le “incursioni” sulla danza, presentate fuori abbonamento dalla Contrada al Teatro Orazio Bobbio. Dopo l’affascinante serata di Tango con la compagnia argentina di Roberto Herrera dello scorso lunedì, ritorna adesso sul palcoscenico del Bobbio uno dei più grandi ballerini italiani, Raffaele Paganini.
Giovedì 23 febbraio alle 21.00 Paganini e la sua compagnia di balletto in coproduzione con la compagnia Almatanz presentano “Un americano a Parigi”, “diario di viaggio” di George Gershwin. Immortalato dal celebre omonimo film che diede fama internazionale a Gene Kelly, “Un americano a Parigi” ci trasporta negli anni ’20, dove un giovane promettente musicista troppo raffinato e troppo intelligente si sente irrimediabilmente sopraffatto dalla noia della routine di una sala prove di Broadway. Unica soluzione, la fuga verso Parigi!
Una volta arrivato nel cuore culturale della Vecchia Europa (che in quegli anni per un musicista come lui vuol dire soprattutto Maurice Ravel), il nostro musicista inizia un viaggio – soprattutto attraverso se stesso e il proprio talento – forse ancora soltanto sognato: ecco l’esplodere della giovinezza, l’inconscio presagio di una terribile malattia che lo condurrà precocemente alla morte senza però mai intaccare la sua meravigliosa vitalità di artista.
La vita del giovane George Gershwin si intreccia così con quella del suo “Americano a Parigi”. L’omonima opera musicale, scritta nel 1928, e la sua felicissima versione cinematografica diretta da Vincente Minnelli nel 1950-51 (punto di riferimento per il rapporto fra cinema e danza) sono oggi praticamente inscindibili nell’immaginario del pubblico, al punto che risulta quasi impossibile, in un’ulteriore trasposizione, non tenerne conto, sia pure a livello di semplice citazione.
Affiancato da un nutrito corpo di ballo formato da Simona De Nittis, Francesca Pagani, Chiara Giuli, Marta Marigliani, Melissa Mastroianni, David Samà, Stefano Muià e Alessio Ciaccio, Raffaele Paganini interpreta il ruolo del giovane musicista, alter ego di Gershwin.
L’attuale elaborazione drammaturgica per balletto curata da Riccardo Reim per la coreografia di Luigi Martelletta e con scene e costumi di Giuseppina Maurizi segue quindi il doppio binario dell’opera originale e della sua versione per il grande schermo (attingendovi in parte per la costruzione di una ‘trama’) al quale però si aggiunge – come una sorta di ‘chiave di lettura’ – un terzo elemento, ovvero il dato biografico riguardante Gershwin, lui stesso, neppure trentenne, giovane “americano a Parigi”, abbagliato dalla cultura europea, amante della tradizione classica, pazzamente invaghito della musica di Ravel.
“Un americano a Parigi” diviene così anche un’indagine su ciò che costituisce il processo creativo in un musicista fortemente anomalo come Gershwin, capace di una sintesi unica e irripetibile tra le musiche di estrazione popolare e quelle di tradizione più nobile, riuscendo come nessun altro a fonderle in una miscela di immenso fascino. Questo sovrapporre autore e protagonista permette di utilizzare (come del resto, sia pure timidamente, fa già il film) altre melodie gershwiniane più o meno famose (da Want’ Em You Can’t Get’Em a Rialto Ripples fino alle celeberrime Rhapsody in Blue, The Man I Love, Summertime).
Un altro aspetto importante di questa versione a balletto dell’opera di Gershwin (tra l’altro, la prima in Italia) è l’attenzione all’atmosfera davvero irripetibile della Parigi della fine degli Anni ‘20, quando la capitale francese era di fatto la capitale culturale d’Europa e forse del mondo: una Parigi ancora memore della grande stagione impressionista e già percorsa dai primi fremiti dell’esistenzialismo, che verrà qui resa (anche scenograficamente, con numerose citazioni pittoriche) con lo sguardo ‘innocente’ ed entusiasta del protagonista e del suo ‘innamoramento’ giovanile per la cultura d’oltreoceano, di cui avverte in sé le radici.
Presentato fuori abbonamento nella Stagione di Prosa della Contrada, “Un americano a Parigi” sarà in scena al Bobbio nella sola serata di giovedì 23 febbraio alle 21.00.
Ingresso 26 (I° settore) e 24 euro (II° settore); ridotto 24 (I° settore) e 22 euro (II° settore).
Riduzione per gli abbonati della Contrada 22 euro (I° settore) e 20 euro (II° settore).
Speciale riduzione per allievi e insegnanti delle scuole di danza: 15 euro (biglietto unico sopra i 14 anni) e 10 euro (biglietto unico fino ai 14 anni).
Prevendita dei biglietti e prenotazione dei posti presso la biglietteria del Teatro Orazio Bobbio o del TicketPoint. Prevendita On Line: Circuito VivaTicket by Charta (vivaticket.it).
Informazioni: 040.390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.
Ufficio Stampa