A Sarajevo il 28 giugno, seconda parte

Quattro i nuovi interpreti  a dar voce ai ricordi nella seconda parte dello spettacolo dedicato all’attentato dell’Arciduca Francesco Ferdinando avvenuto a  Sarajevo il 28 giugno del 1914.
Nella cornice del Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez, Ariella Reggio, Paolo Fagiolo, Adriano Giraldi e Riccardo Maranzana, vestono i panni di quattro personaggi che hanno vissuto quei giorni.
La luce diamantina di Ariella Reggio è  una duchessa appartenente alla folta schiera di pretendenti al trono attraverso il matrimonio con l’allora libero Arciduca degli Asburgo. La sua interpretazione del passato di una nobildonna è come sempre delicatamente argentea e brilla di una vivacità che è ben nota al pubblico che tanto la ama e la segue in ogni sua rappresentazione. Attraverso i suoi racconti si viaggia in luoghi che portavano nomi diversi dagli attuali (Pressburg-Bratislava), e si viene a conoscenza delle difficoltà di corte nel concludere un matrimonio reale, che non prevedeva coinvolgimenti amorosi, ma contratti cattolici apostolici romani di pari o adeguato rango, pena l’esclusione per i figli e per i loro discnedenti, di ogni pretesa al trono.
In quella notte di San Pietro e Paolo dove l’alba non spuntava mai, un prete polacco interpretato da Riccardo Maranzana, porta agli spettatori il racconto di una fotografia degli occhi spaventati di quanti hanno assistito prima all’attentato alla banca, e poi all’assassinio dell’Arciduca. In quegli occhi la paura di un futuro incerto e del crollo di un’impero che lento si avviava a retrocedere lungo il funesto tragitto del treno lungo i binari che portava il feretro verso la casa madre.
Il ruolo dell’archivista spetta a Paolo Fagiolo che con accorato fervore lavorativo esegue una ricerca attraverso delle lettere spedite nei giorni precedenti l’attentato, le quali mostrano un lato nobile, dedito alla ricerca della pace e al riconoscimento dei valori importanti della famiglia.
Adriano Giraldi invece è il botanico che esalta l’animo gentile dell’Arciduca attraverso la sua passione per la coltivazione delle rose e racconta anche della sua passione per la classificazione delle specie floreali alpine; lo racconta evitando la lettura e recitando tutta la parte così poetica e vitale, vicino alla carrozza della morte, quella che ha accompagnato il  feretro regale lungo le piazzie e vie della nostra città triestina, concludendo con le parole del testo di Gilberto Forti. ” Le rose restono e fioriscono”.
I personaggi e le storie sono tutte inventante su base storica, tratte dal testo di Gilberto Forti da un’idea dello scrittore e giornalista Paolo Rumiz . 

Le musiche di Johann Strauß figlio e Franz Schubert sono  eseguite dal vivo dal “Quartetto Iris”  formato da Laura Furlan ed Emanuela Colagrossi ai violini, Maria Lucia Dorfmann alla viola e Cecilia Barucca Sebastiani al violoncello.
L’ allestimento è a cura di Giulia Corrocher,  le repliche previste saranno otto.
Uno spettacolo che conclude la serie di spettacoli al Museo di Sera, che hanno riscosso un notevole successo di pubblico e di critica.
©Laura Poretti Rizman
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
“Da venerdì 31 luglio un nuovo cast capitanato da Ariella Reggio interpreterà – ogni venerdì e sabato fino al 22 agosto al Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez – la seconda parte dello spettacolo A Sarajevo il 28 giugno dall’omonimo testo di Gilberto Forti. Nuove anche le testimonianze sull’attentato cui danno voce, oltre la Reggio, Paolo Fagiolo, Adriano Giraldi e Riccardo Maranzana. Gli spettacoli iniziano alle ore 21, biglietti disponibili nei consueti punti vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e al museo”.
Nuovi interpreti, nuovi personaggi che raccontano da diversi punti di vista l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando: da venerdì 31 luglio e per ogni venerdì e sabato fino al 22 agosto, va in scena la seconda parte di A Sarajevo il 28 giugno.
Protagonisti di questa seconda parte dello spettacolo sono Ariella Reggio, Paolo Fagiolo, Adriano Giraldi e Riccardo Maranzana, un cast di ottimo livello che ci farà addentrare nella vicenda dell’attentato che ha dato il via alla prima guerra mondiale.
Nelle diverse sale del museo, muovendosi fra antiche carrozze, cannoni, armi e divise militari – ma anche fra giocattoli d’epoca e altri oggetti molto interessanti – il pubblico avrà l’avventura d’imbattersi in quattro affascinanti personaggi: la nobile Polyxena Singer (Ariella Reggio) che visse l’ultimo sprazzo della vita brillante e spensierata dell’Impero asburgico, il puntuale Archivista Dunkelblatt (Paolo Fagiolo), il botanico Bach che sarà interpretato da Adriano Giraldi e Padre Kowalski (Riccardo Maranzana). Ognuno di loro offrirà un racconto legato al fondamentale momento storico dell’assassinio di Francesco Ferdinando.
Lo spettacolo nasce dal testo omonimo di Gilberto Forti e da un’idea di Paolo Rumiz e lo ammireremo nell’allestimento a cura di Giulia Corrocher: i quattro attori, nei diversi spazi museali, interpretano contemporaneamente e più volte ciclicamente le rispettive testimonianze, in modo che gli spettatori in movimento nel museo possano fermarsi a seguire ogni personaggio: le loro interpretazioni sono intervallate dagli splendidi valzer e dalle altre musiche di Johann Strauß figlio e Franz Schubert, eseguite dal vivo dal Quartetto Iris (Laura Furlan ed Emanuela Colagrossi ai violini, Maria Lucia Dorfmann alla viola e Cecilia Barucca Sebastiani al violoncello).
Quel 28 giugno 1914 – ha commentato il direttore dello Stabile regionale Franco Però – due colpi di cannone fecero rullare i tamburi in tutta Europa, e nelle fabbriche si misero all’opera per costruire nuove, impressionanti macchine da guerra. Per un mese, un mese esatto rimasero nascoste, pronte ad entrare in azione e portare via il mondo di ieri, per gettarci nel Moderno. Alcuni compresero quei colpi, altri intuirono qualcosa, altri ancora non si resero conto, non videro le armi nascoste. Il 28 giugno iniziò quel terribile work in progress che il 28 luglio vide il suo primo compimento. Il lavoro di Gilberto Forti e l’intuizione di Paolo Rumiz ci raccontano quel mondo di ieri nel momento in cui inizia la sua svolta finale, attraverso le parole di quelli che, nei tanti paesi, quel mondo e quel momento li avevano vissuti.
Venne dopo molti anni un testimone e poi un altro… Furono ascoltati, e ciascuno offrì la sua versione, con circostanze, nomi, altri dati. Sì, tutti erano testi volontari, giunti da varie parti dell’impero. Benché fossero testi immaginari, pure ognuno di essi era nel vero”.
A Sarajevo il 28 giugno  da Gilberto Forti, messinscena a cura di Giulia Corrocher, con Ariella Reggio (Polyxena Singer), Paolo Fagiolo (Archivista Dunkelblatt), Adriano Giraldi (Botanico Bach) e Riccardo Maranzana (Padre Kowalski) reciterà tutti i venerdì e sabato dal 31 luglio al 22 agosto (31 luglio e 1 agosto, 7 e 8 agosto, 14 e 15 agosto, 21 e 22 agosto.
Lo spettacolo, inserito fra le manifestazioni estive organizzate dal Comune di Trieste, è organizzato in collaborazione dal Comune e dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
A partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo l’accesso al “De Henriquez” sarà consentito ai possessori di biglietto, che potranno visitare gli spazi museali.
I biglietti per seguire le serate di Teatro al Museo si possono acquistare in prevendita a soli 7 euro (ridotto a 5 euro) presso il Ticket Point: saranno in vendita i posti ancora disponibili anche al Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez” a partire dalle ore 20 nelle sere di spettacolo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.