In collaborazione con ROIANO PER TUTTI, nell’ambito di ESPANSIONI 2016 e ROIANOCULTURA 2016, l’associazione CASA C.A.V.E. presenta
L’ELEFANTE DI TITO E LA MEMORIA DI UN TERRITORIO
– incontro con FABIOLA FAIDIGA –
SABATO 11 GIUGNO 2016 | ORE 17.30
VILLA PRINZ – Salita di Gretta, 38 – TRIESTE
l’incontro sarà accompagnato dalla visione di tre videoproiezioni
Circus Meme – Around – Il guardiano della memoria
L’artista visiva Fabiola Faidiga, raccontando la vita di un imponente e storico elefante, focus del suo progetto multimediale CIRCUS MEME, desidera porre l’attenzione su alcuni importanti temi come “la trasformazione della memoria e la riconciliazione con la storia” per aprire poi una riflessione sul presente e sull’impegno e la relazione significativa dell’artista nei confronti del proprio territorio.
L’elefante Sony, donato nel 1972 dal primo ministro indiano Indira Gandhi al maresciallo Josip Broz Tito allora presidente della Repubblica di Jugoslavia e leader dei Paesi non allineati, è vissuto dall’età di 2 anni sull’Isola di Brioni (Croazia) sino al 2010, anno della sua morte. Il primo incontro dell’artista con l’elefante di Tito avviene sull’Isola di Brioni nel 2004 e si concretizza nel progetto multimediale (foto, video, installazione, performance) CIRCUS MEME nel 2008.
Il progetto CIRCUS MEME è in collaborazione con Madia Cotimbo per l’installazione scultorea, Ennio Guerrato per i video, Francesco Morosini e Francesco Costa per il sound, Daniele Sardella per la performance.
Inoltre il progetto ha potuto realizzarsi grazie alla disponibilità del dott. Eduard Kolic, direttore del Parco Safari dell’Isola di Brioni Maggiore (Croazia), dei suoi collaboratori e di Timotej Pejin, storico guardiano degli elefanti di Tito. Sponsor Sculler Boston – Trieste | Il progetto ha la presentazione critica di Maria Campitelli.
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CIRCUS MEME
CIRCUS MEME di FABIOLA FAIDIGA è un progetto monumentale nel duplice senso che prevede concretamente un monumento e nel contempo abbraccia tematiche profonde che investono travagliati percorsi storici. L’artista lo ha elaborato in anni di lavoro, di ricerche, di spostamenti tra il luogo da cui è nata l’idea di costruire un grandioso evento d’arte attorno all’elefante Sony – e cioè l’isola maggiore dell’arcipelago di Brioni, in Croazia – e i luoghi svariati della sua realizzazione, configurandosi quasi come un’epopea di taglio concettuale e metaforico. CIRCUS MEME è dunque un articolato disegno progettuale, sul tema della memoria e sul “ complicato rapporto tra passato, presente e futuro”.
L’artista è stata affascinata dall’incontro con l’imponente animale che trattiene in sé tanti rimandi e significati storici.
Sony infatti è l’elefante indiano donato nel 1972 dall’allora presidente indiana Indira Gandhi al maresciallo Josip Broz Tito presidente fino al 1980 dell’ex Repubblica di Jugoslavia. Da allora Sony vive, assieme alla compagna Lanka, nel suo recinto accanto al parco safari dell’isola che un tempo era l’inaccessibile dimora privata del maresciallo Tito, ora invece curiosa e frequentata meta turistica.
Il mutamento del significato rappresentativo dei due elefanti sull’isola, induce l’artista a riflettere su come radicali cambiamenti socio-politici di portata internazionale – a partire dal crollo del muro di Berlino – siano accumulati nei 38 anni di vita dei due elefanti che divengono perciò inconsapevole simbolo del divenire storico. Il peso della storia, e la percezione di un tempo che si avvia verso una prospettiva di riconciliazione, determinano questo grandioso progetto fondato su memoria (l’elefante ne è simbolo per eccellenza,), superamento del passato, natura, continuità, trasformazione, proiezione verso un futuro migliore.
CIRCUS MEME contiene l’allusione al mondo circense (evocato dalla performance inaugurale con l’equilibrista che sale sulla lunga scala, appoggiata all’elefante) e ai “memi” ossia unità di base di “memoria” che, nel gioco circense possono essere riconosciuti, per diffondersi e trasformarsi. La performance sta per invito al gioco della trasformazione, avviando i “memi” ad organizzarsi verso prospettive positive.
Diversi i media impiegati per raccontare questa storia emblematica: gruppi di fotografie e video, ma la prima presenza totalizzante è Sony, proposto in scala reale, come monumento alla “memoria che non commemora” con la pelle rivestita di mappe stradali delle città che in qualche modo lo hanno coinvolto
Poi il ciclo di foto della “pelle dell’elefante/misura del tempo”, quello con le foto che ricompongono le parti del corpo degli elefanti in un unico blocco orizzontale, e le due grandi composizioni fotografiche in b/n che visualizzano la “forma dell’oblio”.
Allora, infine Sony, riscattato dalle scorie del passato, può portare il suo messaggio nel mondo – la possibilità della convivenza delle diversità – può riaprire il circuito del sogno.
I video completano l’esplorazione dell’immagine degli animali, cui si aggiunge una specifica intervista dello storico guardiano degli elefanti di Tito, Timotej Pejin.
Maria Campitelli | 26 luglio 2008