Interessante spettacolo di Artifragili
per una produzione Bonawentura, DALLA CARNE E DALLE OSSA nel suo Studio prima tappa che si è svolto sul palcoscenico del Teatrino Franco e Franca Basaglia durante il primo fine settimana di ottobre. Il progetto di regia e di drammaturgia è stato curato da Omar Giorgio Makhloufi; essendo uno studio di regia gli interpreti sono stati anche co autori ed erano Filippo Capparella, Veronica Dariol e Paolo Fagiolo.
Di grande importanza la consulenza artistica di Alessandro Marinuzzi
Dopo l’incontro di domenica 3 ottobre, sull’argomento VITE, MISSIONI, COMUNITÀ sono seguite delle riflessioni sulla cura delle comunità e delle persone, sulla dignità dell’essere umano e l’accoglienza, attraverso un incontro con lo psichiatra Renzo Bon, con Lorena Fornasir dell’Associazione Linea D’Ombra e con la partecipazione di Fabiana Martini.
Lo spettacolo racconta una storia nella narrazione di tre personaggi e delle loro fragili personalità. Si toccano moltissimi argomenti, ma in particolar maniera si tratta l’argomento della perdita.
La perdita della giovinezza, della stabilità, della fede, della verginità. La perdita e il rimpianto. Tutta la recitazione è stata coinvolgente ed inaspettata, e terminato lo spettacolo il dialogo che si è svolto a seguire ha particolarmente posto l’accento sulla consapevolezza dell’unione universale dei corpi. I corpi visti come unità umane, dove si leggono ferite psicologiche e fisiche, ma anche corpi che aiutano corpi, in una umanità perduta, che si ritrova quasi per assurdo, durante un periodo tragico e pandemico che costringe la famiglia ad una dimensione più umanamente lenta ed a contatto.
Laura Poretti Rizman
Si ringraziano On stage – school of performing arts, La Contrada – Teatro Stabile di Trieste e Associazione Magnolia
Dalla Carne e dalle Ossa è un’indagine teatrale e drammaturgica sul senso della Fede nell’esistenza umana. In un allestimento in chiave di “assemblea pubblica”, racconta l’Italia pandemica attraverso la storia di quattro identità fragili della nostra società.
Qual è la nostra più grande mancanza? Abbiamo fede? E se sì, in cosa o in chi? A cosa e a chi credere? Credere, non credere o fingere di credere? Esserci o non esserci?
Svisceriamo il concetto stesso di pandemia a partire dalla sua etimologia: “che riguarda tutto il popolo”. È possibile pensare alla parola pandemia, in senso positivo? Pandemia come inno alla gioia e alla condivisione. Pandemia come l’araba fenice che si erge gloriosa da un tempo fragile e violento. Pandemia come lotta al virus dell’ignoranza e della discriminazione che invade il nostro privato.Pandemia come il vaccino per tornare a esserci nella dimensione pubblica.
Valverde è un paese di provincia dell’Italia pandemica. Un tempo sospeso tra ieri e oggi, tra futuro e passato.
Angela è una neo mamma, misteriosamente rimasta incinta. Sa che darà alla luce suo figlio ma non sa chi sia il padre. Suo fratello Lazzaro, brillante e genialoide neo laureato, è di ritorno dall’estero; odia l’Italia e vuole riscattare la sorella dalla vita asfittica di provincia. Blasillo, il matto, è un tossico dipendente che abita le strade del paese, crede che Maradona tornerà a salvarci tutti quanti come nuovo unico e inimitabile messia.
Sullo sfondo: Manuele, un prete che ha fatto da collante spendendosi per la loro comunità, un uomo che viene santificato nonostante fingesse di credere. I tre che hanno conosciuto il suo segreto, si interrogano sul senso della fede a partire dalle loro identità e le loro aspirazioni più profonde.