DOPO IL GRANDE SUCCESSO DI GORIZIA E DI TRIESTE PRENDE IL VIA IL 3 NOVEMBRE ALL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI BRUXELLES LA TERZA TAPPA DELLA MOSTRA PAOLO CACCIA DOMINIONI. UN ARTISTA SUL FRONTE DI GUERRA. TRE LE SEDI ESPOSITIVE.
Prende il via a Bruxelles in tre sedi istituzionali la terza tappa dell’itinerario espositivo, ideato e curato dall’arch. Marianna Accerboni, che svela il poliedrico e straordinario percorso creativo e di vita di Paolo Caccia Dominioni (Nerviano, Milano 1896 – Roma 1992), grande architetto-artista-scrittore e soldato.
Ad annunciarlo, questa mattina nella sede dell’Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste, il presidente Dario Locchi, il direttore Fabio Ziberna e la curatrice. “Dopo le diverse iniziative in collaborazione con Accerboni, s’inserisce nel nostro programma anche questa meritoria attività culturale, promossa dal nostro Circolo di Bruxelles presieduto da Flavio Tossi, con il quale, oltre che con Accerboni, mi complimento” ha affermato Locchi.
“La mostra ha avuto grandissimo successo a Trieste, all’inaugurazione con la presenza di un foltissimo pubblico e prestigiose figure istituzionali, e in seguito con più di 5000 visitatori” ha proseguito il presidente. “Tre le iniziative su Dominioni a Bruxelles: dal 3 al 17 novembre all’Istituto Italiano di Cultura, una collaborazione che auspichiamo per tutti i circoli in giro per il mondo, ci sarà un focus su L’uomo, le architetture, il segno, la scrittura attraverso una selezione di dipinti, disegni, documenti, progetti, libri, testimonianze e oggetti rari del grande architetto. Il 3 novembre il vernissage sarà preceduto alle ore 19 dal Concerto Musica su due fronti, nel cui ambito il soprano Veronica Vascotto e la pianista Cristina Santin eseguiranno brani ispirati alla 1° Guerra mondiale di autori di varie nazionalità. Dal 19 novembre al 23 dicembre all’Ufficio di collegamento della Regione FVG, con cui il nostro circolo belga ha sempre avuto un’ottima liaison, avrà luogo un focus sul tema Paolo Caccia Dominioni. Un artista sul fronte dell’Isonzo. La guerra in diretta attraverso l’esposizione delle splendide tempere dipinte dall’artista nelle trincee isontine (collezione Musei Provinciali di Gorizia). Il 19 novembre il vernissage sarà preceduto alle ore 18.30 all’Ambasciata slovena da una Tavola rotonda (prof. Marco Mondini, Università di Padova, prof. Emmanuel Debruyne, Université Catholique de Louvain) volta a mettere in parallelo il fronte dell’Isonzo e quello belga (Yser, Ypres). Dal 3 al 17 dicembre la mostra Cent’anni dopo alla Maison de la Jeunesse con opere di giovani artisti del FVG, austriaci e sloveni sulla Grande Guerra, per un confronto tra l’immaginario artistico di Dominioni e quello contemporaneo nell’ambito di un più ampio progetto di scambio di giovani artisti (Friuli Venezia Giulia-Belgio). Nel 2016, sempre nell’ambito della mostra su Caccia Dominioni, la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia e una prestigiosa sede istituzionale di Trieste ospiteranno infatti un’esposizione di opere digiovani artisti belgi dedicata al tema del 1° conflitto mondiale”.
“Mi è parso particolarmente interessante creare con questa mostra, attraverso le conferenze dello studioso Alessandro Gualtieri e le composizioni inedite di Silvio Donati, un ponte storico-culturale tra il nostro fronte dell’Isonzo e quello dell’Yser, e farlo proseguire a Bruxelles” ha precisato Accerboni. “Dominioni infatti è passato alla storia soprattutto per le sue affascinanti cronache pittoriche e letterarie dal fronte del 1° e 2° conflitto mondiale e per la creazione del Sacrario di El Alamein in memoria dei caduti italiani in Africa settentrionale, da lui riesumati a rischio della vita nel deserto ancora minato dopo il secondo conflitto mondiale. Rappresenta dunque un personaggio simbolo, dal quale partire per approfondire l’analisi tra il fronte italiano e quello belga”
Il percorso espositivo analizzerà la sua intensa attività creativa, svolta dalla giovane età fino al lungo periodo goriziano: dalla fine degli anni ’50 alla seconda metà degli anni ’80, Dominioni visse a Gabria (Gorizia) nella stessa casa (di cui acquistò l’ultimo piano), trasformata nel 1° conflitto mondiale in infermeria, dove, ferito, era stato allora soccorso.
Figlio del suo tempo, l’architetto pittore partecipò alle principali guerre europee del secolo, combattendo fino al ’45 con spregio del pericolo ma senza mai ombra di fanatismo ed evitando, ove possibile, in controtendenza con le consuetudini dell’epoca, spargimenti di sangue e perdite umane tra i suoi soldati.
Nell’anniversario della 1° guerra mondiale, che lo vide presente sul Carso goriziano dal 1917 al ‘18, la mostra appare quanto mai opportuna nell’approfondire questa straordinaria e modernissima figura di artista e d’intellettuale, che, da cronista imparziale e con affascinante, inconfutabile talento, ha saputo raccontare e interpretare la storia attraverso l’arte visiva e la scrittura.
Nelle trincee isontine iniziò a disegnare con spirito innovatore, che nulla aveva da invidiare al coevo Schiele. Come architetto abbracciò dopo la 1° guerra mondiale il linguaggio del razionalismo, quindi capì subito dove stava andando nel mondo la creatività. Egli fu moderno anche dal punto di vista dell’ecologia: propose infatti un progetto per un Villaggio turistico a Riva dei Tessali (Taranto), realizzato in funzione del rispetto dell’ambiente, cioè della pineta e non viceversa, in un’epoca, gli anni ’60, dove a tutti era consentito costruire tutto.
Egli fu anche antesignano sul piano sociale: infatti gli Ascari” ha concluso Accerboni “soldati di colore dell’Africa coloniale italiana, furono da lui trattati come amici e non sottoposti, anche Dominioni apparteneva a una famiglia dell’alta nobiltà italiane ed era figlio di un ambasciatore plenipotenziario del Regno”.
Amatissimo da tutti, dopo la battaglia di El Alamein, riuscì a portare via il suo battaglione quasi intatto, perché studiava la strategia del terreno per evitare le trappole nemiche. Dopo il secondo conflitto mondiale e la Resistenza, rimase per 14 anni ad El Alamein, riesumando, a rischio vita, dal deserto più di 5000 salme di soldati italiani, britannici, australiani e francesi secondo un concetto di pietas, che lo ha reso amato da tutto il mondo. Dedicandosi anche alla ricostituzione delle identità dei caduti e contattare le famiglie. Per il progetto del Sacrario ha ricevuto dal presidente Ciampi la Medaglia d’oro al valore dell’esercito.
La mostra, che rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è organizzata dall’Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste e di Bruxelles in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura della capitale belga e con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed è patrocinata, tra gli altri, dal Comune di Trieste con il sostegno e la collaborazione dei Musei Provinciali di Gorizia, il contributo di, Fondazione CRTrieste, Associazione Sentieri di Pace, Gruppo Sanitario Regionale FVG Health Care Group, Soroptimist Club di Trieste, Azienda Zidarich (Duino Aurisina, Trieste).