Anche in questa occasione, gli appassionati frequentatori del Teatro Politeama di Trieste si sono trovati nel percorso di un tema e di un’omaggio ad una figura saliente della storia, in questo caso Galileo Galilei, ma questa terza volta è una donna ad affrontare questo compito di scrittura, Daniela Nicosia, e lo fa attraverso la visione dell’ipotetico rapporto tra questo luminare e le donne che hanno attraversato la sua vita.
Una madre severa, un matrimonio fallito, un’amante mai onorata, una serva fedele, ma soprattutto una figlia amorevole.
Rapporti diversi ma ugualmente intensi, che sanno ben raccontare di quest’uomo così geniale, padre della scienza moderna. Un grande filosofo, matematico, fisico e astronomo, ma soprattutto un uomo curioso della vita e delle sue gioie.
Attraverso il racconto della sua vita, una volta di più traspare il bisogno di sentirsi amato da una madre e da un’amante che lo rifiutano e la sofferenza che ne consegue, l’egoismo nei confronti della moglie abbandonata ma soprattutto della figlia , nel suo negarle amore richiesto e nell’imposizione di clausura a lei destinata. Una vita di amore nei confronti dei suoi allievi trattati come figli, ma di disamore nei confronti dei suoi figli abbandonati dal padre. Una vita quella di Galileo, di credo e di spergiuro in quella necessità di sopravvivenza così umana e comprensibile, perchè, come spesso diceva lui stesso “Dietro ogni problema c’è un’opportunità”, e la sua occasione è stata quella di poter vivere ancora per illuminare di conoscenza un piccolo tratto del nostro limitato sapere.
Interessante la scelta scenografica in pannelli che permettevano interazioni di proiezione ma soprattutto di ingressi ed uscite da parte dell’attrice, Piera Ardessi, che ha interpretato i vari ruoli femminili dando prova di notevole capacità artististica. Nel ruolo di Galileo un giovane e promettente attore, Solimano Pantarollo.
Laura Poretti Rizman

“Solimano Pontarollo e Piera Ardessi sono i protagonisti del Galileo scritto e diretto da Daniela Nicosia: un esempio interessante di drammaturgia contemporanea che è in scena alla Sala bartoli dello Stabile regionale da martedì 21 febbraio per il cartellone altripercorsi e che completa un itinerario di riflessione sullo scienziato che lo Stabile ha aperto nel 2007 con la propria produzione brectiana e proseguito con lo spettacolo di Marco Paolini”.
Nelle stagioni recenti lo Stabile regionale ha proposto una sorta di itinerario dedicato a Galileo Galilei, avviato nel 2007 dall’allestimento del capolavoro brechtiano Vita di Galileo, a firma dello stesso Stabile, per la regia di Antonio Calenda e l’interpretazione – molto applaudita di Franco Branciaroli. Nell’ottobre 2011 la figura del grande scienziato è ritornata alla ribalta, oggetto delle riflessioni e dell’affascinante monologare di Marco Paolini cui è andato l’onore dell’inaugurazione della Stagione… E ora tocca a un’autrice donna, contemporanea, indagare su Galileo, sulle mille sfaccettature di un personaggio del passato, che sembra continuare a suscitare profonda attenzione.
Daniela Nicosia sceglie un’ottica particolare per guardare al Galilei e per portarlo in scena in un progetto che la coinvolge anche come regista e scenografa e che approda ora alla Sala Bartoli, da martedì 21 febbraio fino a domenica 26, in abbonamento per altripercorsi.
A Daniela Nicosia interessa l’uomo-Galileo: l’eredità di Brecht lascia di esplicito, nel suo spettacolo, poco più che una citazione. È invece la grande umanità dello scienziato a conquistarla e a commuoverla come lei stessa ci confida nelle note di regia: «Mi ha commosso la sua umana vulnerabilità – scrive infatti – il suo voler mettere ogni cosa a posto, seppur goffamente, nel suo privato, il suo disinvolto rapporto col denaro, la sua generosità istintiva, il piacere del dubbio, il piacere di porsi sempre nuove domande, di non accontentarsi, il piacere per il sapere. Mi ha commosso la sua fiducia bambina negli altri, la sua caparbietà, l’ostinazione nel perseguire le sue idee, la rinuncia apparente a se stesso, che è perdita e vittoria insieme. Galileo ha vinto e ha perseguito sempre il suo scopo che poi era anche il suo piacere. Il sensuale piacere del pensiero, cosi vivo in lui, come il piacere dei sensi. Egli sembra dirci «non c’è scissione tra spirito e materia» e, in ciò, è ancora profondamente rivoluzionario. Ma più di ogni cosa mi ha commosso il suo assoluto, devastante amore per la vita. Questa commozione ho voluto raccontare».
La aiutano, in scena, in un essenziale perimetro di proiezioni e fasce bianche, due soli attori: Somalino Pontarollo – che è Galileo – e Piera Ardessi, interprete, invece, delle quattro donne che, nella vita dello scienziato, si sono rivelate figure fondamentali.
In un avanzare diacronico, per flashback e ricordi, Galileo infatti incontra la madre Giulia Ammannati, la figlia Virginia, l’amante Marina Gamba, con cui ebbe tre figli ma che non sposò mai, e la governate che gli restò accanto fino alla fine. Se la prima, con i suoi eccessi di follia, ha pesantemente segnato l’infanzia del giovane Galileo e, in seguito, tutta la sua esistenza, nel rapporto con le altre possiamo scorgere gli aspetti più umani dello scienziato, le sue debolezze, la passione amorosa mai paga, il bisogno d’amore, la necessità di un interlocutore femminile acuto, quale solo la figlia seppe essere.
Virginia, che fu suora di clausura nel convento di Arcetri e prese il nome di Suor Maria Celeste, morì in giovane età, dopo il processo (e forse segnata da esso) subito dal padre da parte dell’Inquisizione. Galileo, che dopo aver lavorato a Padova, a Firenze presso la Corte Medicea, si ritirò proprio vicino al monastero della figlia – con cui ebbe un profondo rapporto affettuoso e intellettuale –le sopravvisse a lungo fino all’età di settantotto anni.
L’attrice – passando di donna in donna – si fa alter ego enigmatico, ironico, appassionato, sanguigno di Galileo, e attraversa una scrittura drammaturgica fine e tesa, e una partitura di musiche e gesti, immagini e vibrazioni che completano armoniosamente e significativamente il piano della parola.
Galileo si avvale di testo, regia e scene di Daniela Nicosia, della consulenza musicale di Paolo Da Col mentre di luci e suono si è occupato Paolo Pellicciari. Nei ruoli dei protagonisti ammireremo i già citati Solimano Pontarollo e Piera Ardessi. Lo spettacolo è prodotto da Tib Teatro in collaborazione con Università degli Studi di Padova-Dipartimento di Astronomia e Fondazione Teatri delle Dolomiti.
Galileo va in scena a Trieste, alla Sala Bartoli, ospite del cartellone altripercorsi dello Stabile regionale da martedì 21 a domenica 26 febbraio 2012: la replica pomeridiana si tiene alle ore 17 di domenica.
I biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale e attraverso il sito www.ilrossetti.it.
La Stagione 2011-2012 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.
Tutta la stagione e le possibilità di adesione ai diversi cartelloni sono illustrate anche sul sito HYPERLINK “http://www.ilrossetti.it” www.ilrossetti.it; inoltre il Teatro può essere contattato telefonicamente al centralino 040.3593511.
L’ufficio stampa