Huun-Huur-Tu a Trieste

Il canto armonico è l’arte di cantare due note contemporaneamente.

Foto Laura Poretti Rizman

E’ sorta una grande attesa per il concerto dei Huun-Huur-Tu di sabato 11 novembre a Trieste. Le prenotazioni davano il tutto esurito, e persino i posti in piedi risultavano non disponibili in breve tempo. Persone di ogni età e tipologia, affollavano il Teatro: c’erano giovani studenti baldanzosi pronti a sedersi per terra pur di partecipare e anziani con il bastone di supporto per i passi resi faticosi dall’età, dal look proposto si immaginavano stili alternativi contrapposti a quelli classici. La musica unisce e per comprenderne meglio il significato è bastato soltanto l’inizio del concerto. Il gruppo, usualmente formato da quattro musicisti e cantanti, era ridotto a tre, causa un malore avvenuto ad un componente. Per compensare questa mancanza il gestore dello spazio teatrale ha offerto uno sconto per i prossimi due concerti a fronte di esibizione del biglietto della serata in corso: una mossa estremamente acuta e allo stesso tempo di estrema cortesia.
Dopo la presentazione il trio si è accordato e subito hanno iniziato a raccontarsi attraverso i canti che venivano presentati in lingua inglese; sullo sfondo man mano mutavano immagini di territori o di simboli che spesso per similitudine ci portavano a simboli di pace o di scritture rupestri aborigene, che non a caso, rendevano maggiormente forte la potenza della consapevolezza che siamo tutti Uno.
I canti raccontavano di principesse e di re, di guerrieri impavidi, di amicizia, di sincerità, di lealtà, di storie d’amore, di voli di falchi.di uccellini del sottobosco, di mandrie di cavalli, di territorio e dello sconfinato amore che i suoi abitanti provano per esso, ma soprattutto parlavano di spiritualità.
Il canto armonico che veniva proposto faceva levare molti commenti di stupore per la profondità e la capacità vocale che ora assomigliava ad un flauto per raccontarne l’amore, ora si sdoppiava in due voci per assomigliare all’eco prodotto su una montagna, ora era il cinguettio di alcuni uccellini, o il suono di una mandria di cavalli tanto vitalmente legati agli uomini del territorio in quanto fornitori di salvezza e sopravvivenza, ora il verso greve di una potenza nascosta, ora lo sbocciare prorompente di fiori arancioni nella steppa, ora assomigliavano perfino ad un digderidoo: tutti però mandavano in risonanza l’acqua di cui siamo composti e la loro potenza inevitabilmente veniva portata altrove, oltre al luogo del concerto e oltre al momento dell’esibizione. Tutti questi canti evidenziavano il fatto che ogni luogo del mondo è paese quando si parla d’amore, di vita, di sopravvivenza, di spiritualità, e anche se la melodia muta, il significato rimane lo stesso.
Lo spostamento dei popoli del nord, al confine del territorio, potrebbe inevitabilmente legarci a ricordi di guerre passate o di quelle attuali, l’amore difficile di un popolano verso una principessa, in fondo è una storia che non ha datazione ne locazione.
Forse per questo il Teatro Miela\Bonawentura era così affollato quella sera, e sicuramente per questo, molte persone tra il pubblico, a spettacolo finito, non riuscivano a lasciare la sala, forti di un legame intimo che s’era creato, grazie appunto alla musica.
Il teatro è anche questo: la possibilità di avvicinare i popoli attraverso la conoscenza, e in questo, quelli che gesticono il Miela, sono dei veri maestri.

Laura Poretti Rizman

Huun-Huur-Tu Miela Music Live, foto fornita da Miela Bonawentura

Miela Music Live
Sabato 11 novembre, ore 21.30 Teatro Miela
HUUN-HUUR-TU (Tuva – RU) in concerto

Sabato 11 novembre alle ore 21.30 sul palco del Miela un altro concerto della notevole rassegna Miela Music Live , che dopo il concertone d’apertura di stagione Nouvelle Vague, ora propone un genere di musica completamente diverso ma non per questo meno interessante.
La musica degli Huun-Huur-Tu può venire descritta solo come profondamente misteriosa.
Gli Huun-Huur-Tu Si sono formati nel 1992 e nel tempo sono diventati un gruppo di culto tanto che Il New York Times ha definito “un vero miracolo musicale” ed il Newsweek ha appellato il loro cantante Khovalyg “il Pavarotti del canto laringeo”.
Provengono dalla repubblica di Tuva, regione della Siberia al confine con la Mongolia, incastonata nel cuore delle steppe dell’Asia Centrale e rappresentano uno straordinario incontro con una tradizione etnica a noi lontana che da anni affascina le più prestigiose platee del mondo.
Una tradizione trasmessa da singolari strumenti tradizionali a corda e percussivi dai nomi insoliti (l’igil, il byzaanchi, il khommuz, il doshpuluur e il tuyug) ma soprattutto da una vocalità affascinante e misteriosa per i nostri canoni d’ascolto che discende dai canti rituali delle antiche tradizioni sciamaniche asiatiche.
Il suono laringeo (in inglese throat singing) è una tecnica nella quale il cantante, sfruttando le risonanze che si creano nel tratto tra le corde vocali e la bocca, emette contemporaneamente la nota e l’armonico relativo (detto anche ipertono) e permette lo sviluppo di un universo del suono unico e coinvolgente.
Allo stesso tempo il percuotere ripetuto delle corde contro legno e pelle si trasforma in un disegno meditativo che ricorda la musica trance e le loro performance trovano risonanza e corrispondenza anche nel mondo contemporaneo.
Frank Zappa li ha voluti al suo fianco nel rarissimo bootleg “Salad Party ‘93”, hanno collaborato con Ry Cooder per sei brani della colonna sonora di “Geronimo” di Walter Hill e hanno inciso con Kronos Quartet, il percussionista indiano Trilok Gurtu, il compositore classico russo Vladimir Martynov, il coro The Bulgarian Voices Angelite, il trio jazz Moscow Art Trio, la cantante di Tuva Sainkho. Si sono esibiti inoltre con The Chieftains, Johnny “Guitar” Watson, L. Shankar e tanti altri.

KAIGAL-OOL KHOVALYG voce, (khöömei, Sygyt, Kargyraa), igyl
RADIK TYULYUSH voce, (Barbang-Nadyr), Byzaanchi, Khomuz (jew’s harp)
ALEXEI SARYGLAR voce (Sygyt), Tuyug (horse hooves), Tungur (shaman-drum), igyl
SAYAN BAPA voce, (Kargyraa & Khöömei), Toschpulur, Guitar, igyl

organizzazione: Bonawentura
Ingresso € 18.00, ridotto € 15,00.Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. oppure su vivaticket bit.ly/2yPVCdV

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