Il Maestro e Cicogno 🗓

Splendida rappresentazione teatrale che unisce il teatro a leggio alla recitazione tradizionale con interventi canori e mimici.

Grande l’interpretazione di Enza De Rose, che nelle ultime sue interpretazioni viene portata a tirar fuori dalla sua espressione artistica il nero dell’anima, sia nel ruolo che nel suono. Lei interpreta la figlia dell’oste che alla morte della madre, prende una strada sbagliata, ricca di promesse non mantenute, e fugge da una posizione stabile paterna ma anche di mancanza di comunicazione.

Francesco Godina, dopo aver dimostrato più volte la sua capacità attoriale nei vari teatri triestini, si alterna tra recitazione pura e leggio con grande professionalità, interpretando il personaggio di James Joyce, con una influenza che mescola l’inglese al triestino e fa vedere uno scrittore un pò diverso da come tutti potevano immaginarlo, donandogli un cuore sensibile e una ironia di gran livello.

L’oste spetta all’ormai maestro di recitazione, Maurizio Zacchigna, che pur rivestendo un incarico di puro leggio, con la sua sapienza e la sua capacità artistica, dona un colore splendido alla voce dell’interprete, al suo amore perduto, alla devozione lavorativa e al dolore per la perdita dell’unica figlia e per tutto quello che avrebbe potuto essere e che non è stato.

Lo spettacolo “Il MAESTRO E CICOGNO” rimane in scena al TEATRO DEI FABBRI fino a DOMENICA 7 APRILE

Laura Poretti Rizman


Zacchigna, De Rose, Godina, Il Maestro e Cicogno, foto fornita da La Contrada

“Il MAESTRO E CICOGNO”

AL TEATRO DEI FABBRI SABATO 6 E DOMENICA 7 APRILE

Ultimi due spettacoli in scena ai Fabbri per la rassegna dedicata al teatro contemporaneo della Contrada: sabato 6 e domenica 7 aprile alle 20.30 andrà in scena la pièce firmata Contrada, “Il maestro e Cicogno” di Renzo S. Crivelli con Maurizio Zacchigna, che ne cura anche la regia, Enza De Rose e Francesco Godina.

Il Maestro è quel James Joyce che più di qualunque scrittore ha saputo rivoluzionare il romanzo e la letteratura nel Novecento. Cicogno è il soprannome di un oste allampanato che dialoga con lo scrittore interrogandosi sulla sorte della figlia partita da tempo e mai tornata. Joyce, che visse diversi anni a Trieste, fu un assiduo frequentatore di osterie, di cui Trieste era piena all’epoca, e nei suoi percorsi “meditativo-etilici” si imbatteva nella più svariata umanità, specie nella più umile, così autentica e viva da diventare paradigma della condizione umana tout court. Crivelli, fine conoscitore delle opere e della vita di Joyce, fa quindi dell’osteria un topos, dove il bene e il male siedono allo stesso tavolo senza porsi troppe domande, glissando la supponenza della ragione e dei nostri pregiudizi.

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