“Considero il mondo per quello che é: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte.”

La stagione 2022-2023 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia è stata inaugurata martedì 11 ottobre e come d’uopo c’era il red carpet all’ingresso, piantonato da carabinieri in alta uniforme che accoglievano l’ingresso del pubblico. In foyer il gruppo di maschere, tutti allineati con la loro fiammante divisa nuova con il colore del cielo, offrivano rose bianche a stelo lungo.
Rose che sono rimaste in dono al pubblico anche nei giorni a seguire quando “Il mercante di Venezia” di Shakespeare, veniva messo in scena nelle sue repliche.
Nella giornata di giovedi in particolare, c’è stato un gran afflusso di pubblico soprattutto scolastico dei licei, giovani e insegnanti che hanno aderito con grande piacere all’iniziativa proposta dal teatro per rendere più accessibili i costi dei biglietti e che hanno in questo modo potuto scoprire nella nuova produzione, uno Shakespeare diverso e maggiormente fruibile.
Nonostante le due ore e mezzo di spettacolo, i molti personaggi e l’ombrosità del protagonista Shylok reso addirittura simpatico dall’interpretazione magistrale di Franco Branciaroli, la regia creata da Paolo Valerio ha donato ritmo e musicalità ai diversi momenti dell’opera.
“Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall’armoniaconcorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile.”
Il cast è stato scelto con cura e ogni attore ha saputo dar vita al suo personaggio, che si distanziava dagli altri, raccontando e riflettendo lo specchio della società con diversità di personalità e attitudini, religioni e lavori, status e sogni, lealtà e inganni, amicizia e amore, sogni e realtà.
Piergiorgio Fasolo vestiva i panni di Antonio, Francesco Migliaccio quelli di Salerio e del Doge, Emanuele Fortunati di Solanio e dell’esuberante Principe di Marocco, Stefano Scandaletti di Bassanio, Lorenzo Guadalupi di Lorenzo, Giulio Cancelli di Graziano e del Principe di Aragona, Valentina Violo della forte Porzia, Dalila Reas di Nerissa, Mauro Malinverno di Lancillotto e di Tubal, Mersila Sokoli di Jessica. Tutti a loro modo protagonisti, ma la regia porta ad evidenziare chi assume il doppio ruolo, di attore e di mimo danzatore. Vediamo infatti Porzia e i due principi stranieri, interpretare danze e accenni di mimica ben delineati in ritmi musicali sostenuti e creati da tutto il restante cast che diviene anche musicista percussionista e corista.
“Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi.”
Emozionanti le loro interpretazioni così come l’allestimento scenico curato da Marta Crisolini Malatesta e voluto su più livelli, porta lo spettatore in ambientazioni che paiono spostarsi nel tempo: questa sensazione viene maggiormente accentuata dalla scelta dei costumi che vede unirsi uno stile moderno ad uno passato. In parte i costumi firmati Stefano Nicolao, sono di appartenenza del XVI secolo, in parte attuali e questa mescola produce un risultato eccezionale.
Le luci di Gigi Saccomandi e le musiche di Antonio Di Pofi corollano la sinfonia e quando lo spettacolo si conclude gli applausi sono un’esplosione di gioia da parte del pubblico, dove i giovani spiccano per eccellenza.
La stagione non poteva di certo iniziare in un modo migliore di questo.
Laura Poretti Rizman
In occasione dell’apertura della Stagione 2022-2023 negli spazi del foyer è allestita la mostra fotografica “Sguardi Inconsueti – Friuli Venezia Giulia” di Anthony Bradshaw.
Nel foyer sarà ospitato – in occasione delle repliche de “Il mercante di Venezia” – un banchetto del FAI per il sostegno della candidatura del Carso a “luogo del cuore”.
Lo spettacolo replica alla sala Assicurazioni Generali alle ore 20.30 dall’11 al 15 ottobre e domenica 16 ottobre alle ore 16. Per biglietti e prenotazioni e per acquistare nuovi abbonamenti si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.
“IL MERCANTE DI VENEZIA”
di William Shakespeare
traduzione Masolino D’Amico
con Franco Branciaroli
Piergiorgio Fasolo, Francesco Migliaccio
e (in o.a.) Emanuele Fortunati, Stefano Scandaletti, Lorenzo Guadalupi, Giulio Cancelli, Valentina Violo, Dalila Reas, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli
regia e adattamento di Paolo Valerio
scene di Marta Crisolini Malatesta
costumi di Stefano Nicolao
luci di Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena
Si ringrazia per la collaborazione Laura Pelaschiar dell’Università degli Studi di Trieste produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati
Si inaugura martedì 11 ottobre alle ore 20.30 con la prima de “Il mercante di Venezia” di Shakespeare la Stagione 2022-2023 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, che per l’importante appuntamento presenta – come da tradizione – una propria produzione, realizzata in sinergia con il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro de Gli Incamminati e varata quest’estate con notevole successo nell’ambito dell’Estate Veronese al Festival Shakespeariano.
Una magistrale prova di Franco Branciaroli nel ruolo di Shylock, un cast emozionante e una regia – di Paolo Valerio, che firma anche l’adattamento – attenta a indagare nelle potenzialità e pieghe del testo, sono i punti di forza di uno spettacolo che porta in luce nodi universali e necessari: scontri etici, rapporti sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore, l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà, l’avidità e il ruolo del denaro. Temi che si intersecano nel complesso e avvincente plot, che vive di due diverse dimensioni: da un lato il mondo duro e a tratti violento di Venezia, dall’altro quello poetico di Belmonte. Da un lato l’opposizione fra il mondo di Antonio, il mercante, e di Shylock l’usuraio; dall’altro la dimensione di Porzia, il cui intervento restituisce al dramma un insperato esito felice. Opposizioni e specularità dense di senso che avvincono lo spettatore fino a un finale che con sottigliezza va oltre la tradizione della messinscena di questo capolavoro.
Antonio (Piergiorgio Fasolo), ricco mercante veneziano, pur avendo impegnato i suoi beni in traffici rischiosi garantisce per l’amico Bassanio (Stefano Scandaletti) che ha bisogno di tremila ducati per raggiungere Belmonte, e cambiare il proprio destino. Antonio chiede denaro ad usura a Shylock. L’ebreo, disprezzato e maltrattato dai gentili, si vendica con ferocia: gli impone una spietata obbligazione. Se la somma non gli sarà restituita, pretenderà una libbra della carne di Antonio.
Parallelamente, un’altra linea del plot si evolve a Belmonte, una sorta di Arcadia dove la mano della nobile Porzia (Valentina Violo) è contesa da molti pretendenti: la otterrà in sposa – come desiderava il padre di lei – solo colui che risolverà un enigma scegliendo bene fra tre scrigni. Con l’aiuto di Antonio, Bassanio raggiunge il luogo della sfida e optando per lo scrigno più povero, vince.
A Venezia, invece, Jessica (Mersila Sokoli) la figlia di Shylock, tradisce il desiderio del padre e gli sfugge per unirsi a Lorenzo (Lorenzo Guadalupi) un cristiano, e porta con sé denaro e un anello appartenuto alla madre. E se Porzia e Bassanio declinano il loro amore in modo “alto”, più popolare ma simmetrico appare il rapporto fra l’amico di lui – Graziano (Giulio Cancelli) – e Nerissa (Dalila Reas), fidata cameriera di Porzia.
Ma sulle nozze di queste coppie si addensa la nube del destino di Antonio che perdute le navi si trova nella drammatica condizione di non poter pagare all’usuraio l’obbligazione. Porzia invita Bassanio a raggiungere l’amico con il denaro necessario, e sotto falsa identità, assieme a Nerissa, lei stessa raggiunge Venezia. Nonostante l’offerta del denaro e la mediazione del Doge (Francesco Migliaccio), Shylock, livido, pretende la libbra di carne e solo le argute argomentazioni di un giovane avvocato (che in realtà è Porzia travestita) salvano il mercante dalla morte.
Così Shylock è condannato alla povertà e alla conversione al cristianesimo, Antonio è al sicuro e Bassanio e Graziano possono ritornare dalle loro donne che oltretutto li rimproverano per la colpevole leggerezza mostrata nella breve permanenza lontani dalle spose.
»For Sport”, per sport. Shylock dice così, nel momento cruciale del primo atto del “Mercante di Venezia”, rivolgendosi ad Antonio: “(…) firmatemi il vostro contratto, con la clausola (è solo per sport) che se non mi rimborsate nel tale giorno e nel tale luogo la tale somma, la penale sarà stabilita in una libbra precisa della vostra bianca carne (…)” Quindi è un gioco, uno scherzo, una bagatella… Tutta questa storia di una libbra di carne è solo il divertimento di un ricco ebreo che vuole farsi beffa di un mercante tanto arrogante quanto malinconico» riflette Paolo Valerio nelle sue note di regia. «Dietro a questo “sport”, a questa ignobile beffa – osserva – c’è una storia di vendetta, di denaro, di tradimenti, di emarginazione. E carne e sangue: Shylock ne è ossessionato. C’è sempre qualcosa di potentemente fisico a caratterizzare la figura di Shylock: un forte rapporto con la materia, con il corpo, con ciò che è divorabile… “sazierò l’antico rancore” è una delle prime asserzioni dell’ebreo. Un verbo non scelto a caso, in una battuta che pone subito in luce il tema fondante della vendetta contro una società che esclude chi le è estraneo». (…) «Sono infatti odio e spirito di vendetta – per gli sputi subiti, per gli insulti di Antonio che lo paragona a un cane rabbioso, per il suo opporsi all’usura – a suggerire a Shylock la crudele obbligazione per il prestito al mercante, la famosa libbra di carne: “Lui odia il nostro sacro popolo e inveisce contro di noi e io odio lui perché è un cristiano” dice infatti l’ebreo, dichiarando chiaramente lo scenario di un’aperta lotta fra religioni, fra culture. Di contro, ogni battuta di Antonio adduce ad una vocazione al martirio. Nell’iconografia dello spettacolo abbiamo accolto quest’ispirazione ed Antonio durante il processo appare in effetti “crocifisso”, a petto nudo e braccia aperte, in attesa della lama di Shylock.
Appena l’intervento del giovane avvocato salva la vita di Antonio e condanna Shylock, il mercante però rovescia la violenza dell’ebreo in una violenza altrettanto brutale chiedendo per lui la forzata conversione al cristianesimo».
Una dialettica – quella fra il mercante e l’ebreo – che lo spettacolo analizza con attenzione e di cui molte pieghe evocano l’attualità.
Costruito, provato, allestito a Trieste “Il mercante di Venezia” si avvale della traduzione di Masolino D’Amico. Il mondo cupo di Venezia dominato da un alto muro, e quello onirico e luminoso di Belmonte si intrecciano nella scenografia di Marta Crisolini Malatesta, valorizzata dalle luci di Gigi Saccomandi. Le musiche sono di Antonio Di Pofi ed i costumi di Stefano Nicolao, mentre i movimenti di scena sono curati da Monica Codena.
Giovedì 13 ottobre alle ore 18 alla Sala Bartoli si terrà il primo appuntamento del ciclo “Peter Brown presents…” e sarà dedicato proprio a “Il mercante di Venezia”. Il direttore della British School del Friuli Venezia Giulia parlerà del testo shakespeariano e converserà dello spettacolo con il regista Paolo Valerio. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.