Grande successo per la rassegna dedicata a Jack London tenutasi a Trieste presso il Teatro Miela.
Nella serata del ventiquattro novembre il pubblico che è accorso al richiamo per la commemorazione dello scrittore ha apprezzato molto sia la parte dedicata ad una chiaccherata con Davide Sapienza durante l’aperitivo proposto nel Foyer del Teatro, sia lo spettacolo che il documentario a seguire.
Lo spettacolo è stato presentato come lettura delle pagine di Zanna Bianca da parte di Sapienza, che pur non essendo un attore ma ad oggi considerato come il traduttore e lo studioso più innovativo di London, ha emanato tutto il suo amore per questo genere nel leggere le avventure scritte da London. I ragazzi e gli adulti in sala ne sono rimasti incantati probabilmente ricordandone la lettura fatta da soli. Ad accompagnare Sapienza il grande chitarrista e compositore Francesco Garolfi che con l’utilizzo di un archetto elettronico ha saputo creare delle sonorità eccezionali che calzavano a pennello dipingendo le lande desolate e ghiacciate.
Il documentario d’epoca proiettato dopo lo spettacolo teatrale ha concluso degnamente la serata.
In attesa di un seguito, il pubblico attende il proseguimento della rassegna negli anni a venire
Laura Poretti Rizman
PRESENTATO A TRIESTE IL JACK LONDON TRIBUTE
INTERVISTA A MASSIMO NAVONE E DAVIDE SAPIENZA
Buongiorno a entrambi e grazie per questa possibilità.
LPR: Massimo Navone, nasce a Savona nel 1958 e vive a Milano dal 1972. Diplomato nel 1981 al corso di regia della Scuola del Piccolo Teatro di Milano si laurea in drammaturgia al DAMS di Bologna.
Dal 1982 è regista teatrale e dal 1984 insegna recitazione e regia alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, di cui è attualmente Direttore.
Da questi pochi tratti della sua storia si evince l’importanza assoluta che l’insegnamento dell’arte teatrale vive in lei. Ci può raccontare con sue parole quando ha compreso l’importanza di questo percorso e cosa significa per lei?
Massimo Navone: Ho compreso da subito, appena entrato alla Scuola del Piccolo Teatro, che un’arte complessa come quella della recitazione necessitava di una comprensione profonda dei meccanismi su cui si fonda, per questo ho dedicato molto tempo ad approfondirli e da lì mi è nata la passione per la pedagogia dell’attore che con gli anni è diventata un mestiere. Anche questa è un’arte ma richiede un’attitudine diversa sia da quella dell’attore che da quella del regista. Si tratta di aiutare un aspirante artista a scoprire le proprie potenzialità e la propria identità espressiva, attraverso le tecniche certo, ma anche attraverso l’intuizione. E’ tuttaltro che facile, ma quando si ha la fortuna di vedere con gli anni i propri ex allievi diventare attori o registi affermati la soddisfazione è davvero grande. E’ il teatro che passa attraverso le generazioni, si trasforma e resta sempre vivo, nonostante tutto..
LPR: Davide Sapienza, nasce a Monza nel 1963. E’ uno scrittore, un traduttore e un giornalista italiano. Lei è un geopoeta, un critico musicale, un conduttore radiofonico, ma dei tanti lavori svolti con successo, di tanta musica e di tanto vivere, io mi chiedo quanto sia importante il silenzio per lei. Ce lo può raccontare?
Davide Sapienza: Il silenzio è lo spazio dell’elaborazione e trascorro molto tempo nel silenzio: metà della mia vita l’ho trascorsa a vivere in montagna e a viaggiare nei grandi territori, oltre che alpini, artici e del nord del mondo. Nei miei libri i silenzi, come le pause nella musica, sono i veri battitori del ritmo narrativo. Solo che viviamo una società innamorata del rumore, aiuta a non affrontare i problemi profondi della psiche, a non risolverli, ad attribuire ad altri la causa dei nostri mali. Il silenzio fa paura. Ma a me no, mi aiuta ad affrontare la vita, dunque a scrivere e immaginare la poiesis, la creazione degli antichi greci. La geopoetica, è questo: la creazione offerta dalla geografia, che è davvero il linguaggio del territorio capace di narrare cose meravigliose.
LPR: Massimo Navone, non poteva che pensare a Davide Sapienza per collaborare al progetto di Jack London Tribute.
Chiedo di raccontare questa collaborazione.
Massimo Navone: Quando mi sono appassionato di Jack London e ho cominciato a leggerlo con un certo metodo ho sentito uno scarto netto tra le traduzioni di Sapienza e le altre, c’era un’adesione al ritmo interno della visione che le altre non avevano neanche lontanamente. Poi ho letto alcune sue prefazioni, saggi e un suo libro di poesie, non ho più avuto dubbi: era un fuoriclasse. Quando ho fatto il mio spettacolo su ‘La peste Scarlatta’ l’ho invitato a vederlo e lui ha accettato l’invito. E’ stata un’emozione vederlo in platea e ho aspettato con una certa preoccupazione il suo giudizio. Ma gli è piaciuto molto. Così è nata un’amicizia, grazie alla passione comune per Jack, un autore strepitoso e immortale.
LPR: Massimo Navone e Davide Sapienza: chi è Jack London per voi, cosa importanza ha avuto e cosa continua ad essere nella vostra vita?
Massimo Navone: Jack London per me corrisponde al senso della vita intesa come una scoperta continua di cose meravigliose da conoscere e praticare, il viaggiare in paesaggi sempre nuovi sia della natura che ci circonda che della nostra immaginazione.
Ho riscoperto Jack grazie al mio cane Tobia, un meticcio Lup-Husky al fianco del quale ho vissuto 14 anni. Un legame intenso, per me indescrivibile a parole. Jack London sapeva molto bene che cosa può essere il rapporto tra un uomo e il suo cane e sapeva anche raccontarlo. Jack London è per me la passione per il mare e il navigare. Non potrei farne a meno.
Davide Sapienza: Jack London è un amico. Da quasi vent’anni, da quando l’ho (ri)scoperto, poi approfondito, quindi studiato a modo mio e tradotto in tanti volumi, in lui ho trovato risonanze e insegnamenti, un modello ideale di scrittura, diverso dal mio (giustamente e per fortuna) e dunque che posso vedere come aspirazione per quei tratti di cammino letterario nel quale occorre sfrondare e arrivare diretti al nocciolo della narrazione. Ma soprattutto Jack London per me è un essere umano vero, che ha saputo denudare le proprie contraddizioni specchiandole in quelle mostruose del capitalismo che ha condotto la società occidentale sulla china che la ospita adesso, dove alla cultura si è sostituita un’unica dea, la teconologia in quanto ideale (e non come utile aiuto a vivere meglio) senza contraddittorio. E’ speciale, tradurlo, perché per alcuni mesi, diventi lui e viaggi altrove.
LPR: Massimo Navone e Davide Sapienza: Il nostro è un media di interculturalità. Riporto una frase di London,
Un osso al cane non è carità. Carità è l’osso diviso con il cane, quando sei affamato quanto il cane.
Qual’è il vostro pensiero in merito alla condizione odierna in Italia di accoglienza di un popolo di migranti?
Massimo Navone: Il pensiero che Jack London esprime ne ‘la peste scarlatta’ è quello che ‘l’uomo è come il cane un animale socievole’ e che noi, razza umana, per evolverci e progredire dobbiamo essere tanti, tanti e diversi. La diversità è la nostra forza, se gestita bene. Può diventare un problema se la si strumentalizza per trasformarla in aggressività ed esclusione. Occorre investire molte energie e risorse sull’accoglienza, per coltivarne le potenzialità positive. Se la si lascia in mano alla delinquenza e allo sfruttamento i danni saranno sempre più gravi. Io credo che possiamo essere ancora in tempo per fare qualcosa di buono, e molti lo stanno già facendo.
Jack London ha scritto un bellissimo saggio intitolato ‘Il flusso umano’. Consiglio di leggerlo.
Davide Sapienza: La mia idea è semplice. Nessuno sulla Madre Terra è un clandestino. I confini sono tumori che mandano in metastasi il pensiero e il sentire. Per dirla alla London, “Il flusso umano” esiste da milioni di anni e sempre esisterà. Senza azione e movimento il “corpo umano”, nel senso di individui viventi sul pianeta Terra appartenenti alla specie umana (che è un irrisorio 0,001 della presenza biologica, non dimentichiamolo mai) , muore. Abbiamo le risorse e le possibilità di fonderci e rinnovarci con chi incontriamo: ognuno con le sue peculiarità. E’ comunque inevitabile e dunque, come l’acqua, faremmo meglio ad adattarci e a cambiare percezione. Solo che in Italia vincono quelli che urlano, ma gran parte degli italiani sa essere ancora solidale: ma quando lo fa, non ha tempo di andare in piazza o in televisione a rendersi ridicolo/a con attitudine fasciste. Accogliere è un dovere, è fuori discussione: in questo come europeo, mi vergogno profondamente del governo della UE.
LPR: Massimo Navone e Davide Sapienza: Mi piacerebbe conoscere una vostra impressione sul cammino della vita. Sicuramente sarà diversa ma in entrambi i casi davvero interessante.
Massimo Navone: Una domanda molto difficile a cui rispondere… L’impressione che ho è che ci sia una un’energia particolare dentro ciascuno di noi che ci spinge in una direzione piuttosto che in un’altra. Accettato questo, penso che la cosa migliore sia riuscire a godersela stando il più possibile nel presente, anche se non sempre è facile. Penso che qualunque obiettivo ci si voglia dare per il proprio futuro sia da considerare solo come un punto di riferimento e non come un traguardo da raggiungere.
Il nostro futuro individuale non esiste nella realtà, è soltanto un’immaginazione che ci proietta in un nulla astratto. Diverso se mi immagino parte di un flusso umano e riesco a guardarmi intorno riuscendo a vedere quante cose stanno succedendo e possono succedere, al di là dei desideri e delle previsioni…
Davide Sapienza: Tutto ciò che faccio e percepisco, ogni atto di ogni giorno e tutto ciò che scrivo, è “il cammino della vita”. Il mio libro del 2014 si intitola “Camminando” non perché spiega come si fa a camminare, bensì perchè mette al servizio della vita la psiche che si pone di fronte al Grande Spirito, al mistero della Vita. E’ il “daimon”, lo spirito di collegamento degli antichi greci tra l’ultraterreno e il terreno. Perciò il cammino della vita è un flusso dove io cerco di scorrere, un viaggio magnifico e anche molto doloroso a volte, ma pur sempre l’unico e con un solo biglietto di andata, che sarebbe meglio utilizzare con la migliore attitudine possibile.
LPR: Ringraziandovi per la collaborazione e per la presenza nella nostra amata città vi lascio chiedendovi quali sono i vostri progetti futuri.
Massimo Navone: Lavorare meno e meglio, riuscire a leggere i molti libri che mi aspettano sparsi per la casa, viaggiare e navigare il più possibile con Paola, la mia compagna.
Davide Sapienza: Citerei John Lennon: la vità è ciò che accade mentre fai progetti. Sto scrivendo un nuovo libro, che potrebbe o non potrebbe uscire. Stiamo lavorando con ALPES a un importante progetto geopoetico nel Nordland, in Norvegia, che potrebbe o non potrebbe realizzarsi. Soprattutto, spero di poter continuare a vedere crescere il mio splendido figlio di sette anni, che mi sta anche insegnando tante cose sulla vita. Questo, è il progetto senza fine, per un padre.
© LauraPorettiRizman
A TRIESTE L’UNICO, GRANDE OMAGGIO ITALIANO A JACK LONDON NEL CENTENARIO DELLA MORTE: TRA MARTEDÌ 22 E GIOVEDÌ’ 24 NOVEMBRE IL TEATRO MIELA DI TRIESTE PRESENTA IL “JACK LONDON TRIBUTE”, A CURA DEL REGISTA E AUTORE MASSIMO NAVONE E DI DAVIDE SAPIENZA SCRITTORE, GEOPOETA E PRINCIPALE ESPERTO E TRADUTTORE ITALIANO DI LONDON
TRE GIORNATE DI RACCONTI, ANEDDOTI, OMAGGI E TESTIMONIANZE, CON READING, INCONTRI, SPETTACOLI, E MOMENTI CONVIVALI ALLA SCOPERTA DI UN AUTORE FAMOSO MA, PARADOSSALMENTE, POCO CONOSCIUTO.
ATTESA LA PARTECIPAZIONE IN VIDEO DELL’ATTORE MARCO PAOLINI E IL CONTRIBUTO DI ATTORI, SCRITTORI E GIORNALISTI APPASSIONATI DI JACK LONDON COME CLAUDIO BISIO, GIGIO ALBERTI, MARCO D’AMORE, ANTONIO CATANIA, MASSIMO CIRRI, PAOLO PIEROBON, MATTEO CACCIA, NUZZO DI BIASE, RUGGERO CARA, GIAMPIERO SOLARI, CRISTINA DONÀ, ELEONORA GIOVANARDI, E TANTI ALTRI
A cent’anni esatti dalla sua morte (22 novembre 1916), molto rimane ancora da esplorare e da dire sullo scrittore e sull’uomo Jack London. Autore basilare per tutta la letteratura occidentale, narratore leggendario di inizio Novecento straordinariamente prolifico e rivoluzionario in ogni espressione della sua vita, London sfugge a facili catalogazioni di genere. Ancora non vi è certezza sul numero esatto dei suoi scritti, tra libri, racconti e articoli, ma le migliaia di pagine che ha prodotto mai come prima hanno saputo raccontare il rapporto tra Uomo e Natura nello sconfinato e selvaggio “grande nord” (Zanna Bianca, Il richiamo della foresta), le conseguenze nefaste del capitalismo (Rivoluzione), le sopraffazioni del Potere (Il Tallone di Ferro), lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo (Come sono diventato socialista), le grandi migrazioni nell’evoluzione dell’Umanità (Il Flusso Umano), con una capacità di visione sul futuro delle società ancora oggi sorprendente.
Per rendere omaggio al centenario della morte e ai 140 anni dalla nascita il Teatro Miela di Trieste celebrerà Jack London in una intensa tre-giorni in programma tra il 22 e il 24 novembre. Il JACK LONDON TRIBUTE, curato dal regista e autore Massimo Navone Teatro Miela di Trieste – già direttore per oltre un decennio della Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano – e da Davide Sapienza, scrittor e principale traduttore e studioso italiano di London presenterà reading, spettacoli, aneddoti, omaggi e testimonianze alla scoperta della produzione londoniana. Atteso ogni giorno all’ora dell’aperitivo il Jack London Drink, reading di brani da ‘John Barleycorn, memorie alcoliche‘ e altri racconti (‘Il flusso umano’, ‘Prima di Adamo’, Batard’, ‘Il Rosso’,…) sorseggiando alcuni dei cocktail preferiti da London.
Il tributo si apre martedì 22 novembre (ore 21.00) all’insegna di “Jack London, l’uomo venuto dal futuro”, per palare dell’influenza di Jack London sull’immaginario contemporaneo. Davide Sapienza e Massimo Navone condurranno un’esplorazione londoniana con il contributo di personalità dal mondo del cinema, del teatro e della letteratura. Atteso un intervento in video realizzato per l’occasione dall’attore Marco Paolini, che con il suo “Ballata di uomini e cani” ha portato in scena con grande successo in questi ultimi anni alcuni racconti brevi di London sul rapporto uomo-natura. Altri contributi sono giunti da attori, giornalisti, registi come Claudio Bisio, Marco D’Amore, Paolo Pierobon, Gigio Alberti, Antonio Catania, Massimo Cirri, Giampiero Solari, Matteo Caccia, Nuzzo Di Biase, Cristina Donà, Eleonora Giovanardi, e molti altri,
Al centro della seconda serata, mercoledì 23 novembre (ore 21.00), lo spettacolo ideato e firmato da Massimo Navone, ‘Come il cane sono anch’io un animale socievole’, ispirato a ‘La peste scarlatta’ e ‘La forza dei Forti’. Nel 1912 con ‘La peste scarlatta’ Jack London sperimenta uno dei primi prototipi di narrativa ‘post-apocalittica’. La storia narra le conseguenze di un’epidemia che nel 2013 ha sterminato l’umanità facendo regredire le condizioni di vita dei pochissimi sopravvissuti ad uno stato ‘neoprimitivo’. Lo spettacolo si pone fuori dagli schemi consueti, coinvolgendo gli spettatori in una ‘performance letteraria interattiva’ in cui gli attori saranno pronti a sviluppare l’azione anche in base alle indicazioni del pubblico.
Nell’ultima giornata del Jack London Tribute, giovedì 24 novembre, sempre alle 21.00, sarà affrontato il tema del Wild con l’affabulazione/spettacolo ‘Il Richiamo di Zanna bianca’ di e con Davide Sapienza per la regia di Umberto Zanoletti e le canzoni di Francesco Garolfi. Per la prima volta una performance letteraria e musicale unisce due capolavori: Il richiamo della foresta (1903) e Zanna Bianca (1906). Davide Sapienza, attualmente considerato il traduttore e lo studioso più innovativo di London, insieme al chitarrista e compositore Francesco Garolfi ha studiato una performance ricca di suggestione e potenza espressiva, incentrata sulla complementarietà dei due libri e su due livelli narrativi che finiscono per incontrarsi.