La Memoria in vendita

Si può vendere la Memoria, quel patrimonio comune del passato che non si può cancellare, composto dalla lotta partigiana, dalle relative idee, ideali, speranze in un futuro che non veda più il verificarsi di quei tristi episodi di sopraffazioni e torture, quegli ideali di libertà e di fede in una società più giusta, di eguali e senza guerre… mai più conflitti bellici e oppressioni… No di certo, non si può, non hanno un prezzo quei valori, la fede nel futuro di pace, bagaglio prezioso da conservare gelosamente come reliquia inalienabile.

Ma ho appreso, purtroppo, l’altro giorno, in una brutta domenica di novembre, che in questo mondo dominato ormai dalla grande Finanza, dello “spread”, dove tutto reca un cartellino con la stima del prezzo da pagare, dove vige incontrastata la legge del più forte nel bilancio, ho appreso dunque che la Provincia di Trieste ha riconsiderato la vecchia questione “Casa di via Cologna”, o si è dimenticata, forse, di quella promessa del 2010 e vuole vendere la Memoria di un lembo del confine orientale. Una scheggia, ma di immenso valore morale, viene pertanto messa all’asta. Per 1.570.000 euro l’edificio di via Cologna 6-8, già tutelato e protetto come bene di alto valore storico-culturale, covo della famigerata “Banda Collotti”, polizia fascista senza scrupoli nel periodo triste 1942-1945, luogo di martirio e torture, quel patrimonio, dunque, che andava custodito viene ora alienato…

La Provincia di Trieste, retta peraltro dal centrosinistra, intende ora mettere in vendita quella memoria invendibile non solo per noi delle terre orientali, ma per tutti coloro che credono nella Resistenza e nell’Antifascismo, fonte di ricordi incancellabili, sacri ed inviolabili. Quella Memoria, dunque, viene alienata, svenduta nel giorno 18 dicembre. In luogo di creare almeno una sinergia con Enti o privati per custodirla, ora, in attesa di tempi migliori. E, quindi, un domani creare un centro di documentazione. È riuscito già in questo intendimento, persino, (“incredibile dictu”) l’Istituto “Panzarasa” della Decima Mas, il corpo famigerato che a Palmanova aveva creato un centro di torture. In via Ghega, a Trieste, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste. Che Tristezza, che delusione, ma anche che rabbia! Perché il tutto è avvenuto – ho appreso – di soppiatto, senza che si avvertisse chi credeva e si era battuto per la conservazione di quella Memoria.

No, io non credo possibile che tutto ciò possa accadere, che tutto ormai sia nelle mani del dio denaro, che già Lutero definiva ” lo sterco del demonio”.

Luisa Memoli

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