L’oscura immensità della morte

Alessandro Gassman abbraccia la regia di questo spettacolo e ci ripresenta effetti molto suggestivi in una tridimensionalità di proiezioni che appaiono quasi come fossero pensieri, illusioni, desideri e ricordi e, quasi fosse una sua firma, il titolo di coda.

La presenza di un’interazione molto intensa tra il raccontare ed il vedere il pensiero è la dominante di questo spettacolo, uno spettacolo dove gli attori hanno un ruolo pari nel raccontare la loro vita.

Una vita difficile e violenta, segnata da gesta omicide. Una vita che non lascia spazio al perdono ed all’amore e forse proprio per questo non trova luce dove dovrebbe.

Ripetutamente sentiamo il grido di aiuto di chi ha oltrepassato il confine che ci racconta di quanto tutto sia buio li intorno e di quanta paura si possa provare. Un’invocazione che assomiglia di più alla paura di chi rimane, piuttosto che a quella di chi si affaccia ad un percorso di serenità, una paura del resto più che giustificata leggendo la vita dello scrittore stesso.

©Laura Poretti Rizman

 

 

 

foto ILROSSETTI

“Giulio Scarpati e Claudio Casadio in un confronto all’ultimo respiro Oscura immensità di Massimo Carlotto, diretto da Alessandro Gassmann è uno dei titoli più attesi. Affronta in modo emozionante i difficili temi della giustizia e della vendetta, della pena e del perdono, partendo da un fatto di cronaca. È il primo di una serie di importanti esempi di drammaturgia contemporanea del Nordest, che lo Stabile regionale inserisce nella propria stagione. In scena al Politeama Rossetti da martedì 13 alle 20.30 a giovedì 15 novembre”.

Primo di una serie di testi di drammaturgia contemporanea del Nordest, su cui il Teatro Stabile regionale ha scelto – nella stagione in corso – di concentrare la propria attenzione, Oscura immensità di Massimo Carlotto, per la regia di Alessandro Gassmann e nell’interpretazione di Giulio Scarpati e Claudio Casadio va in scena – a brevissima distanza dall’applaudito debutto nazionale – alla Sala Assicurazioni Generali dal 13 al 15 novembre, per il cartellone Prosa.

Un crudo fatto di cronaca: nel corso di una rapina una donna e un bambino presi in ostaggio da due malviventi restano uccisi. Silenzio, dolore, oscura immensità. L’oscura immensità della morte – questo il titolo del romanzo di Massimo Carlotto che ora diviene testo teatrale – è quel buio che imprigiona nel dolore e nella solitudine chi ha perduto per mano assassina i propri cari. Ma “oscura immensità” è anche la soffocante privazione di prospettive e di speranza in una “seconda possibilità” a cui è condannato chi si è macchiato di questo orribile crimine.
La pièce di Carlotto affronta potentemente i difficili temi della giustizia e della vendetta, della pena e del perdono e parola dopo parola, libera dall’“oscura immensità”, attraverso le suggestioni del teatro, una carica di emozioni e di questioni davanti alle quali lo spettatore non può esimersi dal prendere una posizione.

«Con questo originale noir potrò continuare quel percorso artistico, iniziato con Roman e il suo cucciolo, che indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza speranza» spiega Alessandro Gassmann, regista dello spettacolo, che arricchisce con questo titolo il proprio percorso di artista e ora anche di direttore dello Stabile del Veneto. «Parliamo di un limbo esistenziale dove il confine tra bene e male non è perfettamente tracciato, ma è solo una sottile linea destinata a far sì che i ruoli si possano invertire, che le vittime possano diventare carnefici e i carnefici vittime. Uno stimolo a riflettere sul lato tragico dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte possono segnare la loro vita in modo irreversibile».

«Oscura immensità non lascia scampo» commenta Massimo Carlotto. «Alla fine ognuno è costretto a non eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato e Silvano Contin, carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e ineluttabili. Chi deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva  è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo Stato? O entrambi? (…) La nostra società è incapace di lenire il dolore di coloro che hanno subìto il torto dell’uccisione di un loro caro. La comunità in cui vivono tende a escluderli, a condannarli a un ergastolo di dolore, perché la punizione del reo non è mai soddisfacente». E allora prevalgono i sentimenti ancestrali, la sete di vendetta, unica soluzione al peso del lutto… L’autore confessa di non aver inventato nulla in questo testo: la costruzione dei due personaggi gli è costata un viaggio nell’oscurità di dolori immensi. Ha incontrato decine di parenti di vittime e di condannati per capire, per restituire il loro confronto con una realtà implacabile che abbattesse ogni ipocrisia. In questo lungo itinerario di incontri, ha conosciuto solo una donna che è stata capace di perdonare l’assassino del proprio padre.
«Una vicenda umana straordinaria. Una. Perché il cuore spezzato di Solvano Contin è ormai incapace di ritrovare il filo di un’esistenza fondata su valori positivi. Questa è la durissima lezione di queste storie. Raffaele Beggiato è l’altra faccia della medaglia»

Nei due ruoli si impegnano in scena in un confronto potente e all’ultimo respiro, percorso da fortissime emozioni due interpreti moderni, sensibili dalle diverse ma incisive personalità: Giulio Scarpati (Contin) e Claudio Casadio (Beggiato). Notevole prova d’attore la loro, che trascende con forza i confini dell’arte per regalare  poderose induzioni sul piano del pensiero.

Massimo Carlotto, scrittore dall’ingombrante passato e dal talento acceso, è molto seguito dal pubblico e trova in critici letterari di prestigio (come Guglielmi, Paccagnini, Romagnoli…) convinti sostenitori. A ragione, perché è impossibile non restare avvinti dalla sua scrittura di qualità ma essenziale, secca, cui fa da contraltare il minuzioso studio su cui si basa ogni storia. Ama raccontare del Nordest, dei lati oscuri della gente, della criminalità e dei problemi della giustizia, scenari che gli hanno regalato fama anche all’estero dove è molto tradotto.

Oscura immensità di Massimo Carlotto con la regia di Alessandro Gassman si avvale delle scene di Gianluca Amodio, dei costumi di Lauretta Salvagnin, delle luci di Pasquale Mari, mentre le musiche e la videografia sono di Marco Schiavoni. Producono lo spettacolo il Teatro stabile del Veneto assieme a Accademia Perduta Romagna Teatri.

Lo spettacolo debutta martedì 13 novembre alle ore 20.30 e replica il 14 alle ore 16 e giovedì 15 novembre nuovamente alle 20.30.

Giovedì 15 novembre alle ore 18 alla Sala Bartoli, Giulio Scarpati e Claudio Casadio incontreranno il pubblico e discorreranno della loro esperienza in questo lavoro. L’ingresso, come di consueto, è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Informazioni e biglietti per lo spettacolo sono disponibili presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale, sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si può contattare anche il centralino del Teatro allo 040.3593511.

La Stagione 2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trieste.

L’ufficio stampa

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