Maurizio Frullani Iter in fabula

Maurizio Frullani
Iter in fabula
Maurizio Frullani, Iter in Fabula, foto fornita da Alinari, © Eredi Frullani
La mostra è un omaggio doveroso al fotografo isontino Maurizio Frullani (Ronchi dei Legionari 1942-2015), alla sua anima di grande viaggiatore che ha reso la fotografia “uno strumento di ricerca di conoscenza”.
Schivo, riservato e silenzioso ma con uno sguardo limpido e discreto, Maurizio Frullani indaga con empatia, del tutto peculiare, le persone che fotografa.
Dalla sua passione musicale ha imparato le infinite variazioni con cui scrivere e riscrivere le sue storie e quelle degli uomini che ha incontrato nei suoi lunghi viaggi, soprattutto in Oriente lungo la via della Seta. I suoi reportage di viaggio raccontano di paesi ancora incontaminati come Afghanistan, Yemen, India, dove l’autore raccoglie sguardi e storie degli uomini incontrati e con cui ha cercato sempre un contatto.
In India si avvicina alla musica classica indiana, viene iniziato allo studio del sitar e, da questa esperienza, nascono i ritratti dei maestri, musicisti, liutai indiani.
A Venezia riprenderà lo studio di questo strumento e proseguirà in Italia il progetto fotografico iniziato in India, ritraendo i musicisti del territorio contestualmente agli artisti contemporanei del Friuli Venezia Giulia. Il suo archivio conta più di trecento ritratti di pittori, scultori, fotografi, scrittori e registi, realizzati in quasi quarant’anni di lavoro continuo e costante.
Oggi, i ritratti di Maurizio Frullani sono considerati una tra le più importanti documentazioni storiche della vita culturale del nostro territorio, una geografia fotografica che documenta non solo volti e ambienti ma che ferma nell’immagine l’anima e il pensiero che ognuna di queste personalità racchiude in sé.
Negli anni trascorsi a Massawa (1993-2000), Frullani fotografa la condizione umana dell’Eritrea piagata dalla guerra, avvicinando con rispetto uomini, donne e bambini, entrando nelle loro case, nei cortili, nei laboratori intrisi di una povertà rarefatta, mai degradante, dove i soggetti guardano direttamente in camera, creando quel momento di sospensione che racchiude la magia propria del medium fotografico, fondante del lavoro di Frullani. Rientrato nella sua Ronchi dei Legionari, Frullani crea il grande progetto fotografico “Santi, Miti e Leggende”, un lavoro di straordinaria forza evocativa in cui reinterpreta i miti e le leggende di differenti popoli, con sottile ed intelligente ironia, realizzando quadri di ampie dimensioni e creando fantastiche visioni postmoderne ed estetizzanti. La retrospettiva dedicata a Maurizio Frullani porta al grande pubblico i temi fotografici a lui cari come Sherazade, Sulla Strada del Raga, Massawa, “Santi, miti e leggende”, i Ritratti degli artisti del Friuli – Venezia Giulia.


BIOGRAFIA
Maurizio Frullani (Ronchi dei Legionari, 1942-2015) Laureato all’ISEF di Roma si appassiona alla fotografia dal 1964. Risalgono al 1974/76 i primi
reportage in Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e India dove ritornerà più volte tra il 1980 e il 1988 per studiare il sitar, strumento musicale a corde indiano, nel quale si diplomerà presso nell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati di Venezia.

Grazie a queste esperienze realizza una lunga serie di scatti Sulla strada del Raga dedicati a musicisti indiani, suo primo lavoro compiuto. Negli anni ’80 realizza le prime mostre sia locali, con varie collettive dell’ambiente goriziano (Sergio Scabar e Arnaldo Grundner), che nazionali e internazionali, grazie anche all’Associazione Photo-imago, fondata a Trieste 1983 grazie a un’idea di Adriano Perini, che offrirà l’occasione di prendere parte a prestigiose rassegne in Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria.
Nel 1986 espone nello Studio d’Arte di Nadia Bassanese di Trieste una prima serie di fotografie intitolata Artisti, progetto che lo porterà a ritrarre oltre trecento esponenti della cultura, dell’arte, della letteratura e della musica del Friuli-Venezia Giulia e della Slovenia, pubblicato nel 1987 nella
monografia Artisti. Fotografie di Maurizio Frullani, curata da Giulio Montenero.
Dal 1993 al 2000 Frullani si trasferisce con la famiglia in Eritrea, dove lavora come insegnante nella scuola italiana di Asmara. È qui che si dedica al progetto fotografico Eritrea pubblicato nel 2012 e all’ampio reportage Massawa. Fotografie 1993–2000. Da questa serie emerge il volto di una terra
lacerata dalla guerra e ridotta in condizioni di estrema povertà. Nel 1998 partecipa alla rassegna d’arte contemporanea Hic et Nunc, a San Vito al Tagliamento (Pordenone), ed espone ad Asmara (Eritrea).
Dal 2000 in Italia si dedica a una serie di reportage fotografici su realtà locali, Gente di Cormòns e dintorni, 1985–2006 e Glej, ognjišče! – Ecco, il focolare! sulla comunità al confine fra Trieste e la Slovenia.
Del 2006 è l’ampia personale alla Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo dove verrà esposto l’inedito lavoro Santi, miti e leggende, sulla rilettura di eroi e personaggi leggendari della mitologia classica e cristiana, lavoro pubblicato da Cristina Franzoni ne
2006 su Zoom, ed è tra i finalisti del premio ManinFesto. Fotografia in Friuli Venezia Giulia (2008).
Nel 2011 a Spilimbergo riceve il Premio Friuli-Venezia Giulia Fotografia, XXV edizione e partecipa alla Biennale diffusa del Friuli-Venezia Giulia. Partecipa alle collettive curate da Guido Cecere Fotografare la fotografia (2010), Fotografare la luce (2011), Fotografare il tempo (2011), Vedere
meglio (2012-13).

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