Pequod – Itinerari di Letteratura e giornalismo, prossimi appuntamenti

Antonio Calabrò , foto fornita da Miela Bonawentura

Pequod – Itinerari di Letteratura e giornalismo
Dal 14 al 16 marzo al Teatro Miela di Trieste

CRONACHE DI MAFIA
TRE GIORNATE DEDICATE ALL’IMPEGNO CIVILE E ALLE LOTTE AL FENOMENO MAFIOSO

lunedì 14 marzo, ore 11.00 piazzale antistante al Teatro Miela

AUTO QUARTO SAVONA QUINDICI

Cerimonia inaugurale di presentazione alla presenza delle autorità civili e militari.

Portando in piazza questo simbolo di lotta contro la mafia si aprono le tre giornate di “Cronache di mafia”. L’obiettivo della mostra è quello di raccontare la storia di chi viaggiava su quell’auto, i ragazzi della “Quarto Savona 15” (nome in codice della scorta) e la storia di un viaggio, quello della Croma blindata che il 23 maggio 1992, all’altezza del chilometro 5 dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, venne colpita in pieno dalla deflagrazione del tritolo e fu ritrovata nel tardo pomeriggio distrutta in un uliveto a diverse centinaia di metri di distanza dal luogo dell’attentato. In quell’auto persero la vita gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Scortavano i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, che a loro volta morirono in seguito alla deflagrazione di 500 chili di tritolo nascosti sotto un canale di scolo nei pressi di Capaci e fatti esplodere dal mafioso Giovanni Brusca.
La storia di questo viaggio è la storia di un percorso che non finisce sotto il tritolo e che permette a quell’auto di percorrere ulteriori chilometri in tutto il Paese per affermare il valore della memoria e dell’impegno contro la criminalità organizzata. ”La Quarto Savona Quindici” rappresenta un monito perenne per non dimenticare la strage di Capaci e tutte le vittime innocenti delle mafie.

(Quarto Savona 15 sarà visibile al pubblico fino a mercoledì 16 marzo)

lunedì 14 marzo, ore 18.00

L’ANTIMAFIA TRADITA
Riti e maschere di una rivoluzione mancata
(edizioni Zolfo, 2021)

presentazione del libro e incontro con l’autore Franco La Torre
intervengono i giornalisti Attilio Bolzoni, Enrico Bellavia e Tina Montinaro (moglie di Antonio Montinaro, capo della scorta di Giovanni Falcone).
al termine dell’incontro proiezione del docufilm ‘UOMINI SOLI’ di Attilio Bolzoni

L’ANTIMAFIA TRADITA
Riti e maschere di una rivoluzione mancata
Franco La Torre ha venticinque anni quando suo padre, Pio La Torre, viene ucciso da Cosa nostra, il 30 aprile del 1982. A metà degli anni Novanta raccoglie il testimone dalla madre e si assume, come impegno quotidiano, di continuare la battaglia contro il sistema di potere politico-mafioso. In questo libro ci sono l’antimafia storica e quella contemporanea. Passata con il tempo l’emozione per gli omicidi eccellenti in Sicilia e le stragi dell’estate ‘92, oggi l’antimafia ha smarrito la sua natura, fatica a riconoscere il nemico che ha cambiato pelle e che non si manifesta più all’esterno con la violenza delle armi. Da qui il racconto di come la mafia – grazie al silenzio di uomini politici, giornalisti, imprenditori, magistrati, associazioni – si sia persino mascherata da antimafia. Tra queste pagine c’è anche l’atto di accusa contro un’antimafia che ha tradito il mandato originario, che si è chiusa in se stessa, sempre più consociativa e addomesticata. Eppure, in fondo a questa inquietante vicenda, Franco La Torre intravede una luce e un futuro per un’antimafia che non sia narrazione di singoli eroi ma parte della più generale battaglia per la difesa della democrazia in Italia.

Franco La Torre figlio di Pio La Torre, è nato a Palermo e vive a Roma. Appassionato di storia ed esperto di cooperazione internazionale, ha lavorato a lungo in Medio Oriente, Mediterraneo e Africa. Da venticinque anni si occupa di progetti europei per lo sviluppo urbano sostenibile. È stato membro dell’Ufficio di Presidenza e della Segreteria nazionale di Libera e responsabile di Libera Europa. Ha pubblicato Grazie a Dio è venerdì, 20 anni di sguardi su Gerusalemme e dintorni (Iacobelli editore, 2011), Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia (Melampo Editore, 2015) e con suo fratello Filippo Ecco chi sei. Pio La Torre, nostro padre (Edizioni San Paolo, 2017).

Docufilm
UOMINI SOLI
Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Sono morti venti, trent’anni fa. Giù a Palermo. Lo sapevano che li avrebbero fermati, prima o poi. Facevano paura al potere. Italiani troppo diversi e troppo soli per avere un’altra sorte. Una solitudine generata non soltanto da interessi di cosca o di consorteria, ma anche da meschinità più nascoste e colpevoli indolenze, decisive per trascinarli verso una fine violenta. Avevano il silenzio attorno, a un passo. Pio La Torre, nel partito al quale ha dedicato tutto se stesso. Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella sua Arma, lui che si pregiava di avere “gli alamari cuciti sulla pelle”. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in quel Tribunale popolato da giudici infidi. Vite scivolate in un cupo isolamento pubblico e istituzionale. Fino agli agguati, alle bombe. Un racconto collettivo scritto da Attilio Bolzoni, giornalista tra i più colti e sensibili, che ha memoria diretta di tutti e quattro i protagonisti e che da Palermo ha spiegato per decenni all’Italia personaggi e retroscena, misteri e drammi pubblici della Sicilia insanguinata e mai rassegnata.

Ingresso libero

Attilio Bolzoni inizia la sua attività giornalistica alla fine degli anni Settanta come cronista del quotidiano “L’Ora” di Palermo. Dal 1982 è stato giornalista di “la Repubblica”, lasciando questo incarico nel 2021 per collaborare con “Domani”. Autore di inchieste sulla mafia siciliana e sul Mezzogiorno d’Italia, ha firmato reportage dai Balcani a Kabul, dal Magreb a Bagdad. È scrittore, autore di testi teatrali, sceneggiatore di mini-serie televisive e regista di documentari sulla libertà di stampa e sulla mattanza dei giornalisti in Messico.

Enrico Bellavia. Caporedattore del settimanale “L’Espresso”. Giornalista dal 1994, ha iniziato la sua vita professionale come cronista del quotidiano palermitano “Il Mediterraneo”. Nel 1997 è passato alla redazione di Palermo di “Repubblica” per poi trasferirsi nella sede romana, all’ufficio centrale. Per alcuni anni è stato anche caporedattore vicario della Cronaca di Roma di “Repubblica”. Autore di numerosi libri sulle vicende di Cosa nostra come “Soldi sporchi. Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l’economia mondiale”, scritto con Pietro Grasso e “Sbirri e padreterni. Storie di morti e fantasmi, di patti e ricatti, di trame e misteri”. Ha anche collaborato a “Micromega”.

martedì 15 marzo, ore 18.00

L’ORA EDIZIONE STRAORDINARIA
il romanzo di un giornale raccontato dai suoi cronisti
(edizioni Regione Siciliana, 2019)

presentazione del libro
incontro con Pier Luigi Sabatti
intervengono Sergio Buonadonna, Antonio Calabrò e Enzo D’Antona
quadri scenici con Marco Puntin

Tre giornalisti uccisi, una bomba nelle rotative, una lunga storia di lotte in nome della libertà di stampa. Fondato a Palermo dai Florio nel 1900, il racconto di un quotidiano da sempre “in edizione straordinaria”, protagonista delle grandi battaglie civili nell’Italia repubblicana e in prima linea nella lotta a Cosa Nostra. Sergio Buonadonna, Antonio Calabrò e Enzo D’Antona, tutti formatisi presso il glorioso quotidiano siciliano, presentano il libro intervistati da Pier Luigi Sabatti.
Nel quadro scenico Marco Puntin impersonerà Vittorio Nisticò, il caparbio, geniale e battagliero direttore del quotidiano di Palermo dal 1955 al 1975, che seppe radunare intorno a sé e al suo giornale tre generazione dei migliori cronisti e intellettuali siciliani scrivendo alcune delle pagine più importanti della giornalismo, della cultura e dell’impegno civile del nostro Paese.

Con il patrocinio di Circolo della Stampa, Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Assostampa Fvg.

“A trent’anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio è importante ricordare quei tragici episodi che hanno segnato uno dei momenti più terribili e sanguinosi della lotta contro la mafia. Una battaglia oggi forse meno cruenta ma ancora lungi dall’essere vinta. Per questo è giusto sostenere iniziative come quella promossa oggi dal Teatro Miela che vede l’Ordine dei giornalisti del FVG al suo fianco. Tanto più quando si intende ripercorrere la storia di un quotidiano, L’Ora di Palermo, che è stato in prima linea nelle grandi battaglie civili di modernizzazione del Paese e nella lotta alla mafia. Un giornale dove si sono peraltro formati illustri colleghi, come il triestino Etrio Fidora e l’ex direttore del Piccolo e oggi presidente del Miela, Enzo D’Antona”

Cristiano Degano – Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Fvg

Quando un giornale muore si lascia dietro tracce e rimpianti ma non sempre riesce a trasmettere e custodire nel tempo il valore della sua memoria. Pare che “L’Ora” sia un’eccezione. Dopo aver concluso la sua esistenza nel 1992, ha alimentato un filone inesauribile di rievocazioni storiche, giornalistiche, cinematografiche e documentaristiche che ne hanno descritto il profilo di un diario civile del Novecento siciliano. Tante volte è stato rievocato il clima di quelle esperienze nelle quali si sono formate tre generazioni di giornalisti che poi hanno trasferito nel grande giro nazionale un modello memorabile di tecniche e di saperi professionali.
Tra le grandi “grandi firme” del giornale: Marcello Sorgi, Antonio Calabrò, Francesco La Licata, Sergio Buonadonna, Attilio Bolzoni, Bianca Stancanelli, Nicola Lombardozzi. Tra i suoi giornalisti ricordiamo due ex direttori de “Il Piccolo” Sergio Baraldi e Enzo D’Antona. E il grande Etrio Fidora, triestino di nascita ma palermitano d’adozione, che durante la sua collaborazione con “L’Ora” subì quasi 100 querele per diffamazione (che finirono tutte con l’assoluzione).
Basta scorrere l’indice e leggere i titoli delle 51 testimonianze per capire cosa è stata la “leggenda” de L’Ora. I titoli più celebri vano da “La grande nera che presidiava i fatti” a “La piovra, il corvo, la talpa e la cultura dei siciliani”; e ancora: “La notte del terremoto che ci battezzò cronisti”; “Le donne e i diritti: tutto cominciò da Franca Viola”; “Fotogiornalismo scelta vincente”; “Tutti i segreti appresi in cronaca”; “Lo stanzone dei collaboratori”. In sintesi, per tutti coloro che possono vantarsi con un “io c’ero”, la consapevolezza di essere stati protagonisti di una “grande storia”.

Cosa è stato L’Ora, nella storia dell’Italia del secolo scorso, è sottolineato da Mario Genco, nel primo intervento del libro. La lingua de L’Ora – scrive Genco – erano anche le sue inchieste; fu il primo giornale in Sicilia a istituzionalizzare l’inchiesta. Nei quasi 38 anni da quando alla fine del 1954 era cominciata l’era della direzione Nisticò, fino al 9 maggio del 1992 quando cessò le pubblicazioni. Le inchieste si focalizzarono spesso sulla mafia. Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato furono firme di spicco, pagando con la vita per il coraggio dei loro servizi.

Marcello Sorgi nel suo intervento (“Quel laboratorio di artigianato pregiato”) scrive che lo schieramento messo su nel 1958, per la prima grande inchiesta sulla mafia e subito accompagnata da una bomba fatta esplodere nella tipografia del giornale, era stato il primo esempio del lavoro di squadra immaginato dal direttore. Giornalisti investigatori, frequentatori di bassifondi e di corridoi di caserme come il “maestro” Enzo Perrone, messi a fianco di scrittori e intellettuali come Marcello Cimino e Giuliano Saladino e di inviati di lunga lena venuti da Roma come Felice Chilanti o l’avvocato del giornale Nino Sorgi, il padre di Marcello, che doveva valutare ogni conseguenza della materia scottante che doveva essere pubblicata.

Fare un buon giornale – scrive Antonio Calabrò nel suo ricordo – è come costruire ponti, per rendere più facile e frequente lo scambio d’idee, valori, progetti ed emozioni, tra parti diverse dell’opinione pubblica. La lunga esperienza di un piccolo-grande quotidiano come L’Ora, in tutto il corso di un Novecento tumultuoso, ne è la conferma. Calabrò ricorda anche la figura di Vittorio Nisticò negli anni della sua direzione e poi nella stagione della presidenza della cooperativa editrice. “Il migliore interprete dell’anima del giornale”, orgogliosa, curiosa, autonoma; legata, comunque, a un’etica del giornalismo, della politica e della cultura tra le più solide e fertili nel panorama italiano contemporaneo. Inoltre c’era il “polmone” da cui L’Ora attingeva per i servizi: gli ospiti (soprattutto intellettuali), italiani e stranieri, che a giornale chiuso, nel pomeriggio, affollavano l’ufficio del Direttore, trasformato in salotto.

Ingresso libero

Pier Luigi Sabatti ègiornalista e scrittore. Presidente del Circolo della Stampa di Trieste dal 2015 e giornalista a “Il Piccolo” di Trieste dal 1973. Oltre a seguire la politica estera, soprattutto nella ex Jugoslavia (anche come inviato in Croazia agli esordi del conflitto) e a occuparsi delle minoranze etniche, si interessa di cultura, in particolare di Storia, ha collaborato con: “Rai” nazionale e del FVG, “ Tv Capodistria”, “Radio Sound”, la rivista di geopolitica “Limes”, la rivista triestina “Il Ponte rosso”. Dal 2020 è direttore responsabile della rivista “Qualestoria”, edita dall’Irsrec.

Sergio Buonadonna giornalista professionista e promotore culturale, ha lavorato a lungo a “L’Ora” di Palermo, poi a “La Provincia Pavese” ed è stato capo redattore cultura e spettacoli de “Il Secolo XIX”. Ha collaborato ai servizi culturali di “Repubblica” Palermo e dei quotidiani locali del gruppo “L’Espresso”. Da anni svolge una proficua attività di organizzatore culturale portando in Italia scrittori di fama internazionale.

Antonio Calabrò Giornalista e saggista italiano. Ha scritto per “Repubblica”, “Il Mondo” e “L’Ora” ed è stato direttore editoriale del gruppo “Il Sole24Ore”. Dal 2003 al 2006 ha diretto l’agenzia di stampa APCOM (divenuta poi TM News). Nel 2021 è stato nominato membro del Consiglio d’indirizzo per la politica economica di Palazzo Chigi. Insegna all’Università Cattolica di Milano ed è autore di numerose pubblicazioni,

Enzo D’Antona. Giornalista, presidente di Bonawentura Teatro Miela. Ha iniziato la sua carriera come cronista del quotidiano “L’Ora” di Palermo, dove ha ricoperto anche il ruolo di responsabile del settore economia. Dal 1987 al 1997 ha lavorato a Milano, al settimanale “Il Mondo”, occupandosi prevalentemente di inchieste sugli intrecci tra gli affari, la politica e la criminalità organizzata. Dal 1997 al 2014 a “la Repubblica” è stato prima caporedattore della Cronaca di Palermo, poi all’ufficio centrale a Roma. Ha diretto “la Città” di Salerno e “Il Piccolo” di Trieste. Nel 2021 ha scritto il libro “Gli spaesati”.

mercoledì 16 marzo, ore 18.00 Teatro Miela

BORSELLINO
di e con: Giacomo Rossetto

produzione: Teatro Bresci

​Spettacolo vincitore del Premio Grotte della Gurfa per il Teatro d’impegno Civile – Regione Sicilia

​Selezionato al Torino Fringe Festival 2019

Il giudice Paolo Borsellino, assassinato da cosa nostra assieme a cinque agenti della sua scorta nella strage di via d’Amelio, è considerato uno dei personaggi più importanti e prestigiosi nella lotta contro la mafia, insieme al collega ed amico Giovanni Falcone.
Sono passati 30 anni da quel maledetto 19 luglio, giorno della strage. Con lo spettacolo si vuole raccontare la vita del magistrato Borsellino attraverso la descrizione dell’uomo Paolo, un uomo tutto d’un pezzo, un uomo che non accetta compromessi, un uomo dal forte rigore morale, un uomo semplice diventato eroe, il cui lavoro però non è ancora finito. Dopo la morte dell’amico e collega Giovanni Falcone, il coraggio è ciò che spinge, nonostante la paura, il giudice Paolo Borsellino a compiere fino in fondo il proprio dovere. Di magistrato e di uomo, perché pubblico e privato si contaminano sempre nella sua vita: i pensieri del giudice si rispecchiano in quelli dell’uomo e viceversa.
È una storia di parole, fatti, speranze, delusioni, numeri.

Numeri che raccontano i kg di tritolo.
Numeri che raccontano i mafiosi condannati.
Numeri che raccontano gli amici persi.
Numeri che sono grandi o piccoli, ma sempre importanti.
E’ una storia fatta di parole e suoni, musiche e immagini.
Per continuare a lottare.

Organizzazione: Bonawentura

Super green pass e mascherina FFP2 obbligatori. E’ consigliata la prenotazione a biglietteria@miela.it o telefonando c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00.

info: www.miela.it

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