Pinocchio

“…improvvisamente non sono l’uomo che ero”

Avvicinarsi ad un teatro fatto da persone considerate diverse dalla società  è cosa  comune nella nostra regione. Il teatro  stesso è un luogo di diversità senza considerare che tutti siamo diversi uno dall’alto, ma spesso ce lo dimentichiamo e tendiamo a ghettizzare chi ha difficoltà diverse dalle nostre. Pinocchio è un progetto di Babilonia Teatri con la collaborazione de Gli amici di Luca.
Chi si reca a vedere questo spettacolo itinerante, ha ben chiaro cosa va a vedere, ma finché non si ritrova seduto di fronte a quei ragazzi che non recitano le loro difficoltà ma le raccontano nel loro attraversarle quotidianamente, non comprende davvero. In realtà ogni difficoltà in fondo si capisce solo vivendola, ma raccontarla in un dialogo diretto come quello che offre il teatro, ha un impatto comunque molto forte che riesce a a scuotere gli animi. Questo avviene principalmente perché le persone che vanno a teatro sono più predisposte all’ascolto dell’altro diverso da se, e di conseguenza più aperte all’accoglimento.
La scelta del personaggio di Pinocchio è simbolicamente perfetta: un burattino senza fili che inizia un percorso difficile per divenire umano e nel  caso dei risvegliati dal coma, il difficile cammino per riacquistare la propria vita.
Il pubblico viene accolto mentre  in scena un ragazzo corpulento indossa una maschera sul naso, a simulare quello del burattino della favola di Collodi. Sta seduto e non parla e non lo farà per tutto lo spettacolo. Una canzone accompagna in scena, a uno ad uno, i tre personaggi dello spettacolo: entrano tra il pubblico e sono tutti vestiti soltanto con un paio di bermuda, fatta eccezione per uno che veste anche un imbrago da scalatore e che con il suo camminare più incerto degli altri, reca improvviso disagio.
Ci si immedesima, perché al loro posto potrebbe esserci uno qualunque di quelli seduti in sala, uno di noi. Il destino che improvvisamente ha mutato la loro vita e quella dei loro cari, rendendola così difficile e dolorosa, avrebbe potuto infliggere a chiunque una difficile realtà improvvisa.
La canzone è quella di Carissimo Pinocchio e quando le parole sottolineano la fase, “ricordo quand’ero bambino nel bianco mio lettino”, l’impatto è fortissimo perché coincide proprio con l’arrivo di tre persone che vorrebbero ricordare ma che hanno perduto il loro passato.
I tre protagonisti si raccontano con l’aiuto del regista che pilota le domande, ponendole ora a uno, ora all’altro, ed evidenziando dei caratteri completamente diversi. Si definiscono invalidi, incidentali, pensionati, sono principalmente tre uomini usciti dal coma. Il coma è una sospensione tra la vita e la morte, come quando nel salto si rimane per una frazione di secondo sospesi tra la terra e il cielo: il coma è quella frazione di secondo. Il coma è come la macchina dei Flinstone, un involucro con niente dentro. Il coma è un tiro alla fune con la vita che ad un certo punto molla la presa e ti fa cadere. Sono frasi dei tre protagonisti, Facchini, Ferrarini, Capasso, ai quali viene continuamente chiesto di attenersi al copione, dimenticando che non  c’è copione in questo spettacolo.
Raccontano di come hanno dovuto ricostruire il loro passato, ognuno a suo modo. Imparare di nuovo a camminare, vivere, sperare in un futuro anche vicino ad una compagna.
Raccontano la loro vita, il loro fare teatro, e la raccontano nel modo migliore , sul palcoscenico, in silenzio, facendo parlare la musica nello scorrere dei cartelli che portano la traduzione del testo della canzone Yesterday dei Beatles.

Di grande impatto il volo di Ferrarini, colui che veste l’imbrago, quando, agganciato dal Pinocchio, viene issato a forza per fargli provar l’ebbrezza della sospensione. Una metafora potentissima che vede un burattino gestire le sorti di un uomo in una consapevolezza evidente che la vita di tutti è appesa ad una fune che a volte diviene un filo sottile.

©Laura Poretti Rizman

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Intervista a Annamaria Di Candia

Laura Poretti Rizman:  Buongiorno Annamaria, ringraziandola per l’intervista concessami, la invito a raccontare la sua storia in relazione allo spettacolo Pinocchio di Babilonia Teatri. Posso solo immaginare il dolore e la difficoltà di Madre nell’apprendere dell’incidente e del successivo esito. Potrebbe raccontare, per quanto sia possibile farlo in uno spazio così ristretto, la sua esperienza di quel momento?

Annamaria Di Candia:  Era il 27 Aprile del 2003, lunedì  di Pasqua ; eravamo seduti sul divano a guardare un film quando, Intorno alle 21,30, squillò  il cellulare di mio marito. Lui rispose e capii al volo  dalla sua espressione che era accaduto qualcosa di grave:  mentre ascoltava chi gli stava parlando al telefono   portava  disperatamente le mani  ai  capelli  incominciando  a camminare convulsamente su e giù per la stanza.  Finita la comunicazione gli chiesi allarmata chi fosse e cosa avesse detto, mi rispose di vestirmi rapidamente perché Riccardo aveva avuto un grave incidente con la moto .  Volammo letteralmente con la nostra auto lungo i 25 km che separano dalla nostra abitazione da quel  maledetto  ospedale.
Ci accolse una dottoressa in camice bianco, che, con molta gentilezza  ci fece entrare in una stanza asettica dove nostro figlio disteso su un lettino giaceva completamente immobile e nudo, coperto solo da un lenzuolo,  essendo  in attesa di essere intubato perché era già entrato in un coma profondo. Ci fecero uscire finché  intervenirono  con l’operazione di tracheotomia . Uscimmo e nel frattempo ci raggiunse nostra figlia Alessandra, che  era incinta al settimo mese. Ci abbracciammo tutti e piangemmo disperatamente;  aspettammo che le ore passassero per riceve notizie.Finalmente ricomparve la dottoressa di prima che  ci fece accomodare nel suo studio e , senza giri di parole, ci comunicò che la situazione era molto critica: Riccardo era in coma profondo e solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo. Non ci restava che pregare, piangere e sperare.

Laura Poretti Rizman: Quali sono stati i cambiamenti all’interno della famiglia e come avete potuto accompagnare la ripresa di vostro figlio?

Annamaria Di Candia:   Riccardo rimase in coma circa due mesi, un mese in sala rianimazione ed il resto in un reparto  riabilitativo di un altro ospedale distante da casa e dal mio posto di lavoro.  Dopo due mesi mio marito dovette ritornare alla sua attività  mentre io, progressivamente,  abbandonai il mio del tutto per poter stare tutto il giorno assieme a mio figlio. Fu un totale sconvolgimento di vita per tutti ed in particolare per me. Non vi erano ore, non vi era tempo per me stessa e per gioire della nascita della mia piccola Giulia, che nel frattempo era nata.

Laura Poretti Rizman:  Come avete conosciuto la realtà dell’associazione gli amici di Luca?

Annamaria Di Candia:  Dopo circa 5 anni di calvario da un ospedale riabilitativo all’altro, un sabato partecipai  ad un convegno a Bologna, sugli  stati comatosi e di minima coscienza ;  lì incontrai Maria, la mamma di Luca De Nigris  che, gentilmente,  mi invitò ad uno spettacolo teatrale che si teneva la sera seguente in un bellissimo teatro di Bologna, e durante il quale si esibivano sul palcoscenico  persone, che come mio figlio avevano vissuto l’eperienza del coma.  Dopo di quella sera feci di tutto perché Riccardo fosse accettato alla casa dei risvegli di Bologna, perché all’interno della struttura vi è un laboratorio teatrale dove questi ragazzi possono rimettersi in gioco e far venire fuori  dal proprio carattere tutte quelle sensazioni che restano sopite.

Laura Poretti Rizman:  Ci parli del progetto Babilonia Teatri e della partecipazione di suo figlio Riccardo. Cosa ritiene di dire a chi come lei si trova nella difficoltà di affrontare un momento simile nel proprio percorso di vita?

Annamaria Di Candia:  Circa un paio di anni fa  il gruppo teatrale dei Babilonia teatri chiesero   ai ragazzi e a noi genitori la disponibilità e l’impegno per affiancarli nel loro progetto.  Avevo già capito quanto bene aveva fatto a Riccardo il laboratorio teatrale  degli Amici di Luca De Negris e per questo e visto l’entusiasmo di Riccardo decidemmo di assecondarlo.

Laura Poretti Rizman: Quale messaggio ritiene importante trasmettere invece a chi non ha mai sentito la necessità di affrontare questa consapevolezza di esistenza?

Annamaria Di Candia:  Purtroppo non posso dare una risposta valida per ogni situazione: l’esperienza vissuta in questi anni, mi ha insegnato che ogni caso è diverso dall’altro  e quindi sono diversi i percorsi riabilitativi; per me il teatro è stato ed è ancora un percorso riabilitativo di eccellenza, difatti  ha permesso a Riccardo di riavvicinarsi alla vita ed  agli  altri, prendendo progressivamente coscienza di se stesso e dei suoi progressivi miglioramenti nel rapportarsi  con il mondo esterno.

Laura Poretti Rizman: Lasciandole i più sentiti ringraziamenti, auguro a suo figlio ed a quanti attraversano questa difficoltà, un futuro ricco di promettente speranza verso una risalita che porti alla piena indipendenza.

intervista©Laura Poretti Rizman

foto fornita da Teatro Comunale di Monfalcone
foto fornita da Teatro Comunale di Monfalcone


Per uscire dal ventre della balena:
Babilonia Teatri presenta il suo potente Pinocchio, frutto di un laboratorio
presso la Casa dei Risvegli di Bologna (venerdì 21 febbraio)

La stagione di prosa del Teatro Comunale di Monfalcone prosegue, venerdì 21 febbraio alle ore 20.45, con un nuovo appuntamento di “contrAZIONI – nuovi percorsi scenici”, la rassegna dedicata alla drammaturgia contemporanea e alla scena emergente. Torna infatti a Monfalcone Babilonia Teatri, realtà fra le più originali e convincenti della nuova scena italiana, Premio UBU 2009 e 2011 e Premio Hystrio alla Drammaturgia 2012, già ospite di “contrAZIONI” con il dirompente Made in Italy.
Pinocchio, questo lo spettacolo in cartellone, di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, è un progetto di Babilonia Teatri e Gli amici di Luca: lo spettacolo è infatti il frutto di un lungo laboratorio teatrale presso la Casa dei Risvegli “Luca De Nigris” di Bologna e vede in scena alcune persone che hanno vissuto l’esperienza del coma e ne sono uscite.
Prodotto da Babilonia Teatri con la collaborazione di Operaestate Festival Veneto, lo spettacolo risponde all’istanza, tipica di Babilonia, di fare un teatro necessario, in cui la vita irrompe sulla scena con tutta la sua forza, dove ad essere determinante non è la tecnica ma la verità di corpi e vite che parlano da soli.


“Domanda nostra: perché fate teatro? Risposta loro: la società ci ha respinti, accantonati, isolati, fare teatro è l’unica possibilità per tornare a mettere un piede dentro la società. […] Ci siamo innamorati di loro. Della loro autenticità. Della loro imperfezione. Della loro sporcizia. Abbiamo trovato in loro uno specchio della società reale. Persone lontane da noi. Con vissuti, esperienze e modi di pensare che non ci appartengono, che non appartengono alle persone che frequentiamo. […] Un’umanità da ascoltare e amplificare senza pietismo, paternalismo né razzismo”. Così Babilonia Teatri descrive l’incontro con le persone in cura alla Casa dei Risvegli e il percorso teatrale che hanno costruito insieme.


Pinocchio ha vinto il Premio dell’Associazione Nazionale Critici Teatrali 2013. Questo un estratto della motivazione: “Sempre assolutamente geniali gli autori/registi di Babilonia Teatri, capaci ogni volta, e meravigliosamente, di toccare tematiche, situazioni estreme, con una sensibilità, un’intelligenza teatrale del tutto sorprendenti. Si ride spesso – risate aperte e piene, dirette e calorose – per questo Pinocchio, ma in questo divertimento libero, sciolto, immediato, si avverte nello stesso tempo uno strano miscuglio di stati d’animo, di vasta commozione, in un equilibrio di suprema cura e rigore teatrale in cui i Babilonia sono assoluti maestri. Una poetica che, nell’apparente semplicità, affronta le sfide più ardue con una misura prodigiosa, tra estrema delicatezza e massima audacia”.

 

I biglietti sono in vendita presso la Biglietteria del Teatro (da lunedì a sabato, ore 17-19), l’agenzia Ticketpoint di Trieste, la Libreria Antonini di Gorizia, l’ERT di Udine e on line sul sito www.pointticket.it. La Biglietteria del Teatro (tel. 0481 494 664) accetta prenotazioni telefoniche per chi non risiede in provincia di Gorizia.

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