Turandot 🗓

Amadi Lagha e Coro, foto fornita dall’ufficio stampa

 

 

«Gli enigmi sono tre, la morte una – dice Turandot
Gli enigmi sono tre, una è la vita! – risponde Calaf»

 

Giacomo Puccini, compositore italiano considerato uno dei maggiori e più significativi operisti di tutti i tempi, scrisse Turandot come sua ultima opera, per molti lasciandola incompiuta.

Da quel momento nacque un grande dilemma tra gli appassionati del suo lavoro nello stabilire se fosse sua volontà proseguire un finale oppure concluderlo con la morte di Liù. Nella prima rappresentazione che fu eseguita sotto la direzione di Arturo Toscanini nell’ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, il maestro arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!» (alla morte di Liù), ovvero dopo l’ultima pagina completata dall’autore, ma già nelle sere seguenti l’opera fu messa in scena con il finale rivisto da Franco Alfano, cambiando però direttore d’orchestra e Toscanini non la diresse mai più.

Turandot a Trieste porta la versione in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, ma lascia comunque un finale aperto, dove gli sguardi dei due promessi sposi si riflettono l’uno nell’altro senza risposta. A dirigere il dramma lirico  il Maestro Concertatore e Direttore Jordi Benàcer, mentre il Maestro del Coro è stato Paolo Longo.

Di grande impatto la scelta scenica, in particolar modo nella parte di disegno luci e costumi che sotto regia di Davide Garattini Raimondi  ha posto scelte ben definite nell’uscita e nella collocazione dei  personaggi e del coro. In particolar maniera risulta essere di grande importanza la scelta del boia che cade sul genere femminile per la prima volta, quasi ad estensione della volontà del braccio regale della Principessa.

Di gran competenza canora i protagonisti, in particolar maniera il tenore Amadi Lagha che alla prima rappresentazione ha ricevuto un’ovazione da parte del pubblico; di grande simpatia attoriale i tre alti ministri imperiali impersonificati da Nicolò Ceriani, Saverio Pugliese e Enrico Iviglia che come il coro nelle tragedie greche hanno saputo sottolineare gli avvenimenti fungendo da cassa di risonanza dei pensieri e dei sentimenti collettivi.

Una particolare nota di merito va attribuita anche al lavoro di Danilo Coppola, scenografo e costumista siciliano, che fin da giovanissimo ha intrapreso la strada del teatro avendo da subito un riscontro internazionale, e anche in questo lavoro si è distinto nella qualità dei costumi e delle maschere proposte che unite al gioco di luci ed alle scene di Paolo Vitale hanno definito un lavoro del passato nella contestualizzazione attuale se non addirittura futuristica. Un lavoro che saprà affascinare anche un pubblico più giovane nel riavvicinamente alle opere liriche.

Un dramma denso di collegamenti esoterici e simbolici, legati ai miti ed al mondo delle favole ma anche un miscuglio di vita morte gelo e passione. Un finale irrisolto sul tema del sacrificio d’amore che rimane in scena fino a domenica 21 maggio 2023 nel Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

Laura Poretti Rizman

 

 

 

TURANDOT

Musica di Giacomo Puccini

Dramma lirico in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni

Edizioni Casa Ricordi, Milano

Maestro Concertatore e Direttore JORDI BERNÀCER

Regia DAVIDE GARATTINI RAIMONDI

Scene e disegno luci PAOLO VITALE

Costumi DANILO COPPOLA

Assistente alla regia e movimenti scenici ANNA AIELLO

Maestro del Coro PAOLO LONGO

ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Personaggi e interpreti

Turandot

KRISTINA KOLAR (12, 14, 19, 21/V)

MAIDA HUNDELING (13, 20/V)

Calaf

AMADI LAGHA (12, 14, 19, 21/V)

CARLO VENTRE (13, 20/V)

Liù

ILONA REVOLSKAYA (12, 14, 19, 21/V)

ANGELA NISI (13, 20/V)

Timur

MARCO SPOTTI (12, 14, 20/V)

GABRIELE SAGONA (13, 19, 21/V)

PingNICOLO’ CERIANI

PangSAVERIO PUGLIESE

Pong   ENRICO IVIGLIA

L’imperatore Altoum GIANLUCA SORRENTINO

Mandarino                  ITALO PROFERISCE

Prima ancella

FEDERICA GUINA (12, 14, 20/V) – ANNA KATARZYNA IR (13, 19, 21/V)

Seconda ancella

LUISELLA CAPOCCIA (12, 14, 20/V) – SILVIA VERZIER (13, 19, 21/V)

Il principe di Persia

MASSIMO MARSI (12, 14, 20/V) – ROBERTO MIANI (13, 19, 21/V)

Con la partecipazione del coro I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti dal M° Cristina Semeraro e della Civica Orchestra di Fiati “G. Verdi” – Città di Trieste

L’orientalismo del primo Novecento, di cui Trieste fu indiscussa capitale culturale, torna col il suo titolo più popolare, la Turandot di Puccini diretta dallo spagnolo Jordi Benàcer, oggi una delle bacchette più ricercate del panorama internazionale, e con la regia di Davide Garattini Raimondi, nome ben conosciuto ed apprezzato a Trieste, già autore dell’allestimento del ’19. I soprani giovani ma già stimatissimi Kristina Kolar e Maida Hundeling, al suo debutto in città, si alterneranno nel ruolo della crudele principessa per una chiusura di stagione che promette sold out in molte recite e offre un cast di grande livello

Da sempre porta d’Oriente del continente europeo, protagonista indiscussa dell’Orientalismo dei primi del ‘900 per naturale vocazione ed in musica a partire da Lehàr, Trieste ha per Turandot un amore particolare ed anche quest’anno, come nel ’19, verrà presentata al pubblico la versione lasciata incompiuta da Puccini senza il cosiddetto “finale Alfano”, scelta che rende il mistero dell’opera ancora più incisivo fuggendo il repentino lieto fine. Capolavoro complesso che necessita di un cast vocale solido in ogni dettaglio, questo allestimento verrà guidato sul podio dalla mano sicura dello spagnolo Jordi Bernàcer, ospite dei migliori teatri del globo, mentre la regia è affidata di nuovo a Davide Garattini Raimondi, che ha scelto un radicale bianco e nero per sottolineare i contrasti sociali ed emotivi del libretto. I costumi del palermitano Danilo Coppola, già autore di una lodata edizione della cineseria musicale Bataclan di Offenbach, completeranno un allestimento in armonico equilibrio tra tradizione e rivisitazione del titolo in chiusura di una stagione operistica che è felicemente vissuta di questa alternanza, offrendo un costante bilanciamento tra le esigenze di gusto del pubblico. Le scene e le luci di Paolo Vitale, volto noto e stimato della vita culturale di Trieste e solido professionista nonché storico collaboratore di Garattini Raimondi, restituiscono una Turandot di grande impatto visuale, come ci si attende tradizionalmente dal titolo fra i più potenzialmente estetizzanti del repertorio operistico.

Le voci vedono il difficile ruolo della protagonista affidato in alternanza ai soprani  Kristina Kolar, soprano croata molto attiva e stimata in tutto il bacino danubiano e in costante crescita di reputazione, e Maida Hundeling al suo debutto a Trieste dopo aver trionfato su palchi eccellenti quali il Covent Garden di Londra o Vienna. Liù sarà invece affidata alla giovane russa Ilona Revolskaya, al suo debutto nel ruolo, di cui The Guardian ha lodato di recente le “colorature stratosferiche” e che con il suo solido curriculum soprattutto al Theater an der Wien non può che creare la giusta attesa per la sua performance. A lei si alternerà Angela Nisi, voce d’elezione di direttori quali Tony Pappano, Gelmetti, Oren, Renzetti fra i tanti. Calaf vedrà sul palco il francese Amadi Lagha, già apprezzato nel ruolo a Trieste, e Carlo Ventre, scoperto da Riccardo Muti e già acclamato all’Opera di Vienna, in Scala e sui migliori palchi del globo. Le parti fondamentali per una buona resa di Ping, Pang e Pong saranno affidate ad un eccellente terzetto italiano, Nicolò Ceriani, Saverio Pugliese ed Enrico Iviglia. L’intero cast vocale vive, dunque, di questa alternanza tra giovani talenti e solide star, che è stata una delle cifre stilistiche di questa stagione e che promette di diventare una costante, etica ed estetica, di tutte le future scelte del direttore artistico Paolo Rodda.

Racconta il regista Davide Garattini Raimondi: “Un mondo diviso in due, dove il bianco e nero dividono la società, da una parte chi detta le leggi di vita e di morte e dall’altra chi resta ad osservare l’antico potere sgretolarsi come pezzi di vasi frantumati. Per ogni pezzo che cade la musica di Puccini racconta un’emozione, una storia e tra tante la più importante è quella della fragilità umana in tutte le sue sfaccettature. Questo mondo imperiale, che riporta ad una China onirica, fatta di vasi perfetti ma che ora si trovano come in bilico tra il restare ed il rompersi, ricorda la condizione della principessa Turandot che ha costruito una corazza intorno al suo cuore e al suo regno per non essere intaccata dal mondo esterno, così come la piccola Liù cerca nel sorriso di Calaf la riedificazione della sua libertà lontana dalle guerre. In quest’opera tutti amano; tutti i personaggi di questa fiaba esotica vivono questo sentimento come una possibile ricostruzione del proprio io, della propria storia e della propria salvezza, come se l’altro fosse un riscatto per il dolore subito”.

Commenta il Sovrintendente Giuliano Polo: “Turandot è uno dei titoli più amati dal nostro pubblico tanto che sin dall’annuncio è stato subito gettonatissimo al box office e credo che rispettare l’orizzonte d’attesa della città sia uno dei nostri doveri di operatori culturali sul territorio. Senza dimenticare che dobbiamo scaldare i motori per il 2024 quando cadrà l’importantissimo centenario pucciniano che vedrà impegnati nelle celebrazioni tutti i più importanti teatri del mondo, Italia in testa.”

A Venerdì 12 MAGGIO 2023 ore 20.30

C Sabato 13 MAGGIO 2023 ore 20.30

D Domenica 14 MAGGIO 2023 ore 16.00

B Venerdì 19 MAGGIO 2023 ore 20.30

S Sabato 20 MAGGIO 2023 ore 16.00

E Domenica 21 MAGGIO 2023 ore 16.00

from to
Scheduled Arte e spettacolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.