Che ne dici di uscire stasera? C’è un’occasione speciale, mi dice mio marito nel pomeriggio di martedì.
Dev’essere l’anno della Serbia per noi, questo. Dopo il viaggio a Belgrado, arriva anche questa occasione.
Marko Markovic porta un nome che a molti potrebbe non dire nulla. Eppure quest’uomo ha una passione innata per la musica ed è considerato tra i più grandi trombettisti al mondo. Ha ricevuto il talento dal padre e dai nonni, e l’ha trasmesso al figlio, Boban. Insieme alla loro orchestra di tredici musicisti, hanno suonato con Roy Paci e Frank London, per non parlare delle collaborazioni con Goran Bregovic.
Una famiglia che si intuisce anche nello stare insieme sul palcoscenico.
Arrivano insieme, tutti. Boban, Marko e i musicisti. Arrivano su due furgoni bianchi.
Ad un’ora dallo spettacolo sono davvero ancora pochi i posti rimasti liberi per il concerto della sera e loro lo sanno.
All’apertura delle porte, la gente affolla in maniera composta tutti gli spazi d’accesso. Entrare al teatro Sloveno dopo tanto tempo è davvero un’emozione per me. Ogni volta che metto piede in una delle tantissime sale che miracolosamente riescono a rimanere aperte in questa mia città, mi commuovo quasi fino alle lacrime.
Scopro che nel programma è previsto anche l’arrivo di Elio a maggio, nel ruolo di Giamburrasca e gli occhi iniziano a brillare, mentre le antenne di mio marito si rizzano per l’interesse. Elio, in quel ruolo che apparteneva a Rita Pavone sotto la direzione di Lina Wertmüller, mi solletica moltissimo.
Il teatro Sloveno è bellissimo.
Riprende uno stile che mi riporta alla memoria la vecchia Ex Jugoslavia, ed ha degli spazi veramente molto comodi. In galleria inoltre l’acustica è ottima. Io, da brava gazza, rimango affascinata dal luccicchio dei suoi imponenti lampadari.
Il pubblico si accomoda e nelle file si sente parlare ogni lingua. Sloveno, croato, serbo, inglese, italiano e chissà qual’altra ancora. L’età è veramente variabile, come del resto anche gli abbigliamenti che spesso, purtroppo, determinano anche un pensiero.
Le luci si abbassano ed escono i musicisti.
Alla prima canzone c’è il tripudio di folla. La gente inizia ad animarsi. Piano piano a cominciare dalle mani, sempre più in alto, fino a scuoterle, insieme alla testa. I più tranquilli si dimenano sulle sedie, molti si alzano e iniziano a ballare, alcuni escono, per recarsi ai bordi, dove riusciranno a muoversi meglio. In platea, nel frattempo, s’intravede un biscione di persone che sembrano fare un trenino, ma il ritmo è diverso. Il ritmo scuote.
Donne si muovono ricordandomi i balli tarantolati e le danze del ventre. Mentre le osservo non riesco a rimanere immobile.
Sono di nuovo altrove, in Albania, una notte di poco o tanto tempo fa.
Le mani al cielo, invocando la Dea.
.. e mentre mi ritrovo a raccontare la serata ad un amico, scopro che in luglio ritorneranno, sul Carso, e ci sarà anche Goran… tenete d’occhio i giornali, gente, se non volete perdervi la prossima occasione! 🙂
Laura Poretti Rizman