Sollecitata da un’amica a recarmi al concerto di questo gruppo sloveno a me sconosciuto, mi ritrovo a fare una ricerca in internet per capire il genere da loro affrontato e mi faccio un’idea che approccia ad un genere a metà tra il new age ed il celtico. Mi sbagliavo.
Venerdì sera al teatro Hangar completamente rinnovato e bellissimo nella sua visione esterna illuminata, alle otto di sera le persone in fila per il biglietto sono davvero poche. Lo spazio della palestra è stata adibita a biglietteria, vendita merchandising, ovvero i nuovi prodotti pubblicitari con il logo del teatro in vendita al pubblico. Una parte funge anche da foyer e man mano l’attesa si avvicina all’orario di apertura della sala, le persone iniziano ad affollare lo spazio. Nella parte interna sono state tolte le sedie e una parte della scalinata dove esse appoggiavano; le persone iniziano a sedersi per terra.
I prezzi della zona bar sono accessibili e nell’attesa i suoi prodotti sono molto richiesti. Lo spettacolo inizia con un notevole ritardo, forse per agevolare l’ingresso di quelli ancora in fila, ed all’inizio dello spettacolo la sala è piena zeppa di pubblico. Il concerto ha inizio dopo i rituali di presentazione ed i tre ragazzi iniziano a suonare.
La loro è una continua ricerca musicale, antropologica e tecnica: una vera e propria ricerca del suono.
Io non ho ascoltato un concerto venerdi sera ma ho fatto un viaggio dentro e attraverso la musica. Mi sono ritrovata a stupirmi per l’utilizzo di suoni inattesi come l’amplificazione dello srotolamento di una nastro adesivo, oppure della rotazione di un tubo flessibile. Mi sono stupita di fronte alla ricerca di suoni di percussioni attraverso vari strumenti noti e più o meno antichi, ma anche e soprattutto di fronte a suoni inaspettati di lanci di ciotole sui piatti musicali o dell’espansione metallico di un mandolino che fungeva anche da battito per la percussione, per non parlare della bacchetta del violino usata in maniera alternativa, sempre alla ricerca del suono particolare. A tratti il violino cercava note incessanti in un mantra che alternava canti con vocalizzi particolari a inserimenti di suoni che ricordavano i versi degli animali, effettuati con strumenti lignei che spesso venivano in passato utilizzati come giochi.
Xilofoni e lira e vari altri tipi di strumenti a corde come i banjo e il basso a una corda, in un crescendo ripetizioni che personalmente ho associato alle meditazioni, in questo caso musicali, che non dista troppo dalla meditazione mantra, metodo per concentrare la tua coscienza attorno ad un suono e che, grazie alla amplificazione riesce a donare un effetto.
Laura Poretti Rizman
A TRIESTE
IL CONCERTO DEL TRIO SLOVENO ŠIROM
VENERDÌ 24 MARZO ORE 20:30 HANGAR TEATRI
IN COLLABORAZIONE CON IL KINO ŠISKA
Grazie all’ormai consolidato legame artistico con il Centro di Cultura Urbana Kino Šiška di Lubiana, venerdì 24 marzo alle 20:30 Hangar Teatri propone il concerto della band slovena: Širom.
Sarà una serata all’insegna della musica folk/sperimentale, quella che si svolgerà venerdì 24 marzo alle ore 20.30 in via Luigi Pecenco 10, con il trio sloveno “Širom”, eclettica band nata nel 2015, composta da Iztok Koren, Ana Kravanja e Samo Kutin. Nel penultimo concerto della stagione, organizzato da Hangar Teatri in collaborazione con il Centro di Cultura Urbana Kino Šiška di Lubiana, il pubblico sarà animato con ritmi che gli stessi artisti definiscono come appartenenti all’imaginary folk.
Un “folk da un universo parallelo” quindi, è ciò che la band si propone di offrire nella serata di venerdì: il trio, nato inizialmente come band “drone/impro”, ha successivamente sviluppato il suo originalissimo sound, attraverso numerose sessioni d’improvvisazione che, tramite l’utilizzo di oltre 12 strumenti, hanno permesso al gruppo di creare lentamente, pezzo dopo pezzo, quella che è ad oggi la loro peculiare offerta musicale.
Nell’ultimo anno la band ha riscosso grande successo con l’album “The Liquified Throne of Simplicity”, che ha scalato le classifiche e ha piacevolmente colpito i media internazionali più importanti quali il Guardian, The Wire, Uncut, Songlines, Rumore e The Quietus, il quale lo ha definito il miglior album della prima metà del 2022. Questi riconoscimenti hanno permesso alla band di partecipare ad alcuni dei più importanti festival in Europa, e non solo, tra questi Roskilde, Le Guess Who?, Ment, Sonica e molti altri.
Unendo strumenti artigianali e globali, in quella che può essere definita come un’esplorazione musicale temeraria, gli Širom mettono in scena una musica popolare al contempo strutturata e immaginata, scardinata da qualsivoglia tradizione o limite geografico. Un’offerta quindi variegata per quanto riguarda l’utilizzo degli strumenti musicali adoperati dalla band; nel loro repertorio si contano infatti oltre 12 strumenti, suonati da ciascuno dei tre membri del gruppo: Iztok Koren al banjo, banjo a tre corde e percussioni; Samo Kutin al basso a una corda, lira e voce, ed infine Ana Kravanja al violino e viola. Questi sono solo alcuni degli strumenti ai quali si affianca poi una variegata scelta di altri oggetti che i Širom, in modo del tutto inaspettato, amano inserire all’interno della loro musica, dando origine ad una sperimentazione inedita, che rimane tuttavia fedele a quello che è il loro processo creativo, qualità, questa, che permette loro di mantenere un proprio taglio caratteristico e originale.
Il concerto di venerdì si presenterà come una vera e propria sessione di full-immersion nella natura, tra influenze psichedeliche, post-rock, folk, world e ambient, che farà immergere il pubblico in un viaggio all’interno dei remoti boschi della Slovenia.
Biglietto unico 8€. È consigliata la prenotazione a biglietteria@hangarteatri.com o al numero di telefono +39 3883980768. Biglietti acquistabili in prevendita su vivaticket.com.
La Stagione dei melograni è organizzata dal Teatro degli Sterpi, grazie al sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Casali.