La vita accanto


Bambina della casa sul fiume
In questa vita morire non è  una novità
Bambina della casa sul fiume
Non senti le carezze del mio silenzio 
La scena si apre sotto una enorme luna piena offuscata da grandi nubi nere che le scorrono addosso.
Si racconta la storia di una bambina brutta, interpretata da colei che ha dato prova di grande interpretazione, Monica Menchi, nel testo di Maria Pia Veladiano, coadiuvato dalla regia di Cristina Pezzoli e dall’opera drammaturga di Maura Del Serra.
In scena un’enorme cornice che funge ora da schermo per le proiezioni, ora da sfondo per le ombre cinesi , ora in una combinazione mista che uscita un moltiplicarsi di significati, a mescolare l’inconscio, il presente e il riflesso di un’esistenza difficile.
La bambina brutta racconta la sua vita e il maturare della sua sensibilità, attimo dopo attimo, ferita dopo ferita, frustrazione dopo frustrazione.
Si trattano argomenti delicati come la crescita di una creatura che presenta una diversità, la sindrome di depressione post parto incompresa della madre, la bellezza, la cattiveria umana, il tentato stupro e la solidarietà tra persone che si capiscono in quanto diverse.
Si parla di sorellanza e di poesia in questo racconto dove il silenzio prende il posto delle parole, rendendo dolorosa la mancanza d’amore non raccontata. L’amore a volte non ha parole, e nell’incapacità di manifestarlo, anche soltanto nel raccoglierne alcune briciole lasciate per strada si riesce a trovare la pace e la serenità.
Un testo meraviglioso, che racconta semplicemente la nebbia che avvolge la diversità e il dolore e che la fa avvicinare al corso del nero fiume, dove soltanto  i sassi possono giocare tranquilli e giocosi senza notare differenza dalla nitida realtà. Un fiume che richiama alla morte, un fiume evocato più volte nel suo sciabordante scorrere, in forma poetica tra la bufera del silenzio che si scatena dentro questa donna che esprime ansie e paure comuni a ogni mortale.
Un abito bianco fatto di veli simili a quelle tende leggere poste alle finestre sul fiume.
Una storia fatta di un rifugio nella musica; una storia fatta di ricerca di odori nel ricordo della madre suicida.
Una splendida opera che merita onorare perchè arricchisce l’animo umano.
©Laura Poretti Rizman

 

foto dal sito Il Rossetti
foto dal sito Il Rossetti
“Il romanzo di Maria Pia Veladiano diviene spettacolo grazie alla regia di Cristina Pezzoli: La vita accanto indaga il tema della bellezza ed è ospite dal 20 al 22 febbraio del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, per il cartellone altripercorsi. Protagonista del monologo è Monica Menchi”.
Quattro donne – la scrittrice Maria Pia Veladiano, la drammaturga Maura Del Serra, la regista Cristina Pezzoli e l’attrice Monica Menchi – artefici di uno spettacolo che sembra scritto per i nostri animi confusi.
Si tratta di La vita accanto tratto dall’omonimo romanzo di Maria Pia Veladiano, vincitore del Premio Calvino 2010 e classificatosi al secondo posto al Premio Strega 2011.
Dalla pagina passa al palcoscenico ed approda alla Sala Bartoli dal 20 al 22 febbraio, per la stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Il tema è la bellezza: quella esteriore e quella interiore, più difficile da scorgere, ma incredibilmente intensa.
«Se non ci fossero specchi, resterebbero gli occhi a dire ad una donna brutta che è brutta» spiega la regista Pezzoli. «Gli occhi degli altri sono uno specchio. Sono il giudice che decreta se esistiamo o no. Se siamo belli o brutti. Possiamo ignorare il giudizio, cercare di esserne indipendenti, ma tutti desideriamo che qualcuno nel mondo guardi la nostra bellezza. La riconosca. Non essere guardati equivale a non essere amati. Crescere storti, evitati, provoca dolore. Ma la possibilità di trasformare il dolore, genera a volte, una nuova inaspettata bellezza. La bellezza della musica, della poesia, la bellezza che sta nelle mani di questa bambina brutta».
Riflessioni profonde, che scavano nel nostro quotidiano: quante volte ci limitiamo all’esteriorità? Quante volte le diamo una rilevanza esagerata, sia nel giudizio degli altri, sia in ciò che pretendiamo da noi stessi? E peggio ancora, quante volte dimentichiamo che ci sono bellezze “altre” da sviluppare, a cui dare spazio e attenzione?
«L’atto scandaloso di una bellezza che ha bisogno di orecchie e di anima per essere vista» continua infatti la regista. «Questa storia sfida il tempo in cui è stata scritta: un’epoca in cui l’apparire ha seppellito l’essere, in cui “photoshoppare” visi e corpi è la regola che si impone per correggere ogni imperfezione del corpo umano. Mettere in scena la bruttezza come metafora, conservarne il mistero, non banalizzare rendendo realisticamente “mostruosa” la protagonista, è un compito non piccolo poiché tutto quello che accade nel romanzo di Maria Pia Veladiano e nell’efficace riduzione di Maura Del Serra, ruota intorno a questa condizione. La letteratura e la poesia possono far vedere solo dicendo, il teatro deve far vedere anche agli occhi. L’invenzione della bruttezza sarà dunque il nostro punto di partenza, il cambio dello sguardo del pubblico alla fine del racconto, ci auguriamo sia il punto di arrivo».
La vita accanto di Mariapia Veladiano (Giulio Einaudi Editore) va in scena nell’adattamento teatrale di Maura Del Serra e per la regia di Cristina Pezzoli. Ne è protagonista Monica Menchi. Ha curato maschera, scene e costumi Rosanna Monti.
Lo spettacolo è una produzione dell’Associazione Progetto Teatro con il contributo della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole ‒ Montagna Pistoiese distribuzione Compost Prato.
La vita accanto va in scena alla Sala Bartoli da venerdì 20 a domenica 22 febbraio: nelle due prime repliche l’inizio sarà alle 21, mentre domenica come di consueto si tiene la pomeridiana alle ore 17.
I biglietti per lo spettacolo si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.it all’acquisto on line.
Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

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