Dopo l’intervista ad Andrea Stanisci aspetto con maggior trepidazione il debutto della nuova compagnia nello spettacolo d’apertura di stagione de La Contrada, al teatro Orazio Bobbio.
Rimango avvinta dal tenue esprimersi di scena e dalla capacità individuale di ciascun interprete, come se fosse una precisa volontà quella di recare un senso di forte sospensione in un gruppo che esiste ma che mantiene distanti i personaggi, un gruppo che si distingue per i singoli caratteri, distanti tra loro, fortificando così il senso della solitudine nell’isolamento dei ricordi.
Splendido il passaggio tra oggi e ieri, nel richiamare fantasmi che ci scaldano sempre il cuore, alla luce tremolante di una candela, splendido anche il monito che nonostante lo scorrere dei secoli, rimane sempre attuale.
Nella ricerca degli accenti dialettali perduti rimane inoltre un senso di nostalgia e d’impotenza di fronte all’avanzare dei tempi.
Attori di ieri, vicino ad attori di oggi, commuovono per l’amore e l’impegno che spesso ci rende orgogliosi di dirci cittadini di questa città che più di ogni altra ama il Teatro.
Intervista ad Andrea Stanisci
LPR: A due giorni dal debutto come ti senti?
AS: Fisicamente stanco ma rilassato perchè oramai a parte le piccolezze da sistemare siamo a posto con tutto e sono abbastanza soddisfatto.
Penso di aver fatto piuttosto bene il mio lavoro essendo uno spettacolo abbastanza complicato non tanto sotto l’aspetto tecnico, ma sotto un aspetto d’importanza. A Trieste c’è una memoria fortissima sulle Maldobrie per cui trovare un equilibrio tra passato e presente è molto rischioso sotto l’aspetto della messa in scena.
Bisogna trovare un senso a questa storia dandole un carattere contemporaneo ma senza tradirla nella sua essenza.
LPR: Cosa ti ha impegnato di più in questo tuo lavoro?
AS: Premetto che mi sono visto con Francesco (Macedonio) subito dopo la morte di Dosmo e quello che mi è stato chiesto per questo spettacolo è stato di cercare una caratteristica malinconica considerando la nostalgia del ricordo, mantenendo però l’ironicità. Il mio impegno quindi è stato quello di sfumare il tutto. La scena si basa su uno sfondo che simboleggia un grande cielo dove si aggiungono via via, elementi realistici. La scena rimane immutata ma nella scena ci sono piccole varianti. I costumi mantencono una linea corretta nel periodo ma ho giocato molto sui colori sfumati evitanto tutti quei colori accesi da populismo folcloristico. Tutto risulta essere molto delicato come la leggera malinconia del ricordo.
Questo è stato il mio impegno principale, cercando di riuscire a non scendere di qualità nè di professionalità nonostante il grave momento storico che stiamo attraversando, comune a tutti del resto, ma che nel teatro vede tagli sempre maggiori sulle possibilità di spesa.
LPR: Raccontami l’essere da una parte all’altra del palcoscenico, del trattare con gli artisti e con gli spettatori, dell’essere spettatore ed esecutore allo stesso tempo.
AS: Chiedo agli spettatori curiosità e disponibilità allo stesso tempo. Da interprete mi rendo conto di avere la possibilità di raccontare il testo in un modo rispetto a un altro. Questo testo in particolare ha ancora la sua straordinaria grazia.
LPR: Parlami dei giovani, il loro avvicinamento al mondo dello spettacolo e cosa si potrebbe fare di più per attirarli verso queste professioni.
AS: In questo spettacolo ci sono molti giovani attori della scuola Biennale di teatro de La Contrada. Ultimamente ho avuto spesso a che fare con giovani attori, anche nella mia ultima Butterfly, dove l’attrice più anziana aveva solo ventitré anni. Ovviamente a sentirli si rileva un’acerba inesperienza, ma a mio avviso vanno accompagnati più che istruiti. Io sono profondamente colpito dal fatto che nonostante i modelli spazzatura televisivi c’è anche un interesse verso l’altra e l’alta cultura come il teatro d’alto livello. Questo fenomeno lo trovo molto consolante. Bisogna quindi rivolgersi al pubblico giovane, ma in questo caso gioca un ruolo fondamentale la qualità dell’offerta.
La mia esperienza ad esempio nella lirica rivolta ai bambini è stata strabiliante come risposta; meraviglioso osservare il loro mutare d’emozione, che passava da risate imbarazzanti iniziali a coinvolgimenti che pian piano li bloccavano a bocca aperta, incantati fino alla fine dello spettacolo.
LPR: Com’è il tuo rapporto con gli attori di questo spettacolo?
AS: E’ sempre un rapporto di rara delicatezza. In questo contesto si tratta di amici che conosco da tanto tempo e tra di noi c’è molta complicità e confidenza, ma gli attori sono esseri pieni di sensibilità proprio per il mestiere che fanno: sono esposti al giudizio continuoe quindi sono fragilissimi. Il primo impatto con loro è la prova costumi che spesso non rientra nelle loro aspettative, ma io devo difendere il mio lavoro e allo stesso tempo devo cercare di favorire la persona mantenendo l’esigenza creativa e non da ultima la volontà del regista.
LPR: Sei sempre in giro per l’Italia per impegni di lavoro, ma tu vivi tra Roma e Trieste.
AS: Preferisco dire che vivo a Roma e per tanto lavoro vengo a Trieste. In fondo mi sento un esule e come tutti gli esuli, mi sento sempre ospite.
LPR: Quale sarà il tuo prossimo lavoro?
AS: I miei prossimi impegni sono due riprese di spettacoli in regione: Il primo sarà “Rivedrò Cividale” di Piero Chiara con la regia di Marinuzzi e un secondo spettacolo, in fase di definizione, per il Teatro Sloveno
ANDREA STANISCI
SCENOGRAFO COSTUMISTA
Nato a Trieste il 27.01.1961
Residente in via Antonio Tempesta 90 – 00176 Roma
Tel. 0039 338 7357637
Indirizzo Mail: andrea.stanisci@gmail.it
Titolo di studio: Diploma di maturità classica
Diploma in scenografia conseguito nel 1986 all’Accadamia di Belle Arti di Roma
Andrea Stanisci inizia l’attività di scenografo e costumista nel 1985 a Roma e da allora ha ideato scene e costumi per più di 150 spettacoli, dedicandosi principalmente al teatro di prosa sia con classici ( Canetti, Checov, Coward, Feydeau, Goldoni, Hofmannsthal, Maeterlink, Pirandello, Savinio, Schnitzler, Strindberg, Tasso, Verga) che di drammaturgia contemporanea (Ginzburg, Hacks, Kalysky, Perec, Pressburger, Roveredo, Ruccello, Santanelli, Scabia).
Ha collaborato sia con registi più legati alla tradizione che orientati verso la ricerca teatrale (tra i quali Furio BORDON, Giuseppe EMILIANI, Mario FERRERO, Francesco MACEDONIO, Giorgio MARINI, Alessandro MARINUZZI, Marco MATTOLINI, Memè PERLINI, Franco PERO’, Cristina PEZZOLI, Giorgio PRESSBURGER, Paolo ROSSI).
Ha creato i costumi per “Le smanie per la villeggiatura” di C.Goldoni con la regia di E.Bucci, S. Randisi, M. Sgrosso, E. Vetrano, vincitore nel 2007 del premio Olimpici del Teatro come miglior spettacolo.
Ha lavorato inoltre per la lirica in Italia (Teatro del Maggio Musicale di Firenze, Accademia Filarmonica Romana, I Pomeriggi Musicali di Milano, Fondazione Arena di Verona, Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto), in Croazia (Teatro Nazionale di Rijeka) e in Ungheria (Miskolc Opera Festival), per il cinema, per la danza contemporanea e il teatro-danza in Italia, Austria, Germania e Polonia (principalmente con Sergio ANTONINO e Avi KAISER), per la televisione (con le regie di Renato FERRARO e Massimo FUSI), e in pubblicità.
Ha partecipato ai Festival di Asti, Todi, alle Panatenee di Agrigento, al Mittelfest di Cividale del Friuli con quattro spettacoli inaugurali e altre produzioni, al Festival Internazionale di Danza Contemporanea di Venezia e al Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia.
Lavora per il teatro per ragazzi, particolarmente con il regista Gabriele DUMA, con speciale attenzione al rapporto con il melodramma (produzioni per La Baracca /Testoni Ragazzi di Bologna, Il Teatro Rendano di Cosenza, il Teatro del Maggio Musicale di Firenze, il Teatro Comunale di Bologna, la Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi, Viterbo Arte Musica).
Ha collaborato per l’allestimento di saggi e di spettacoli con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, con la regia, tra gli altri, di Mario FERRERO, Alessandro MARINUZZI, Pino PASSALACQUA, Paolo TERNI, e con la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano.
Ha svolto attività d’insegnamento di scenografia e costume, sia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, che presso altri Enti, tra i quali il Centro Universitario Teatrale dell’Università di Trieste, l’Image Investments di Milano , l’Istituto d’Arte di Firenze e l’ENFAP Friuli Venezia-Giulia (Unione Europea; Fondo Sociale Europeo; Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia; Direzione Centrale Istruzione, Formazione e Cultura).
Nel 2008 ha fondato con Gabriele Duma, Antonella Franceschini e Cristiana Bianucci l’Associazione Culturale “Opificio di Arte Scenica”.
Nel 2009 debutta nella regia lirica con la prima rappresentazione in epoca moderna de “Il cuoco e la Madama” di G. Sigismondi per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
All’attività professionale specifica, affianca quello di scrittore di romanzi per ragazzi (Aida – La spada di Radamès; Don Giovanni – Doppio giallo. Edizioni Salani, Rigoletto Altamarea) e di autore teatrale
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La Contrada riparte con le “Maldobrie” di Carpinteri&Faraguna.
La Contrada riporta finalmente in scena, dopo tanti anni di assenza dal palcoscenico del Teatro Bobbio, le celebri “Maldobrie” di Carpinteri e Faraguna. Richieste a gran voce da anni dal pubblico triestino, queste “storie di mare e di terra ambientate nelle vecchie province dell’Impero Austro-Ungarico” (come le definivano gli stessi autori) inaugureranno venerdì 19 ottobre la nuova Stagione di Prosa della Contrada.
Fin dalla prima storica edizione del 1970, “Le Maldobrie” si sono guadagnate il favore degli spettatori triestini, che a distanza di oltre quarant’anni continuano ad apprezzare, applaudire e richiedere costantemente spettacoli ad esse ispirati. Il merito va sicuramente agli autori, Carpinteri e Faraguna, che con le loro “maldobrìe” hanno saputo rievocare un mondo che affonda le radici nella memoria familiare di Trieste e del suo entroterra, in un periodo di tempo che spazia nei primi decenni del ‘900. Il tutto attraverso un dialetto inventato, che mescola sapientemente tra di loro parole triestine con termini veneti, sloveni, austriaci, istriani e dalmati. Un linguaggio, però, dove ciascuno riesce a ritrovare qualcosa del suo lessico familiare.
Queste commedie sono composte da scenette definite, appunto, “maldobrìe”, termine di origine croata composto dalle parole “malo”(poco di buono, cattivo) e “dobro” (buono), per indicare delle “birbonate”, degli scherzi bonari ma arguti. E i personaggi che le interpretano, pur essendo inventati, portano sulla scena una galleria di figure tipiche di queste regioni: dal comandante marittimo alla popolana, dal piccolo borghese alla dama nobile.
Entrambi nati nel 1924 a Trieste, Lino Carpinteri e il compianto Mariano Faraguna (scomparso nel 2001) furono i fondatori del settimanale umoristico “La Cittadella”, che uscì abbinato al quotidiano “Il Piccolo” per cinquantaquattro anni consecutivi, diventando lo specchio della vita cittadina, acuto osservatore e ironico commentatore delle vicende politiche, sociali e culturali di Trieste. Giornalisti, scrittori e autori teatrali, Carpinteri e Faraguna pubblicarono dal 1966 i sei libri delle “Maldobrìe” e altri testi, crearono la trasmissione radiofonica “Il Campanon” per la RAI del Friuli Venezia Giulia e adattarono per le scene teatrali la fortunata trilogia formata da Le maldobrie (1970), Noi delle vecchie province (1972) e L’Austria era un paese ordinato (1974), tutte rappresentate dal Teatro Stabile regionale. Il grande successo della “trilogia” fu legato anche alla sapiente regia di Francesco Macedonio e all’interpretazione di Lino Savorani e di quel gruppo di attori che sarebbe andato a costituire in seguito la compagnia della Contrada: Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Lidia Braico, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Riccardo Canali.
A distanza di dodici anni da L’Austria era un paese ordinato, dietro invito della Contrada (che nel frattempo era stata fondata proprio da Bobbio, Reggio, Braico e Macedonio), Carpinteri e Faraguna tornarono al teatro scrivendo nel 1986 Due paia di calze di seta di Vienna, la prima – e sicuramente la più fortunata – delle numerose commedie che i due autori, sempre ispirandosi alle “maldobrìe”, avrebbero scritto negli anni per la compagnia della Contrada. Seguirono, dal 1986 al 2004, Un biglietto da mille corone, Marinaresca, Co’ ierimo putei…, Sette sedie di paglia di Vienna, Putei e putele, Pronto mama…?, Locanda Grande e Cosa dirà la gente?.
Otto anni dopo l’ultimo testo di Carpinteri e Faraguna allestito dalla Contrada – Cosa dirà la gente? nel 2004 – lo Stabile privato triestino propone una nuova edizione ispirata alle “Maldobrie”, che dopo tanti anni riescono ancora mantenere inalterata tutta la loro verve comica. Ovviamente diretto da Francesco Macedonio, Direttore artistico della Contrada e acclamato regista di tutte le opere di Carpinteri e Faraguna, lo spettacolo si affida alle corde recitative di due degli interpreti “storici” di questi testi: Ariella Reggio e Gianfranco Saletta. Con loro in scena gli attori della compagnia stabile della Contrada, presenti in tutte le produzioni dialettali che tradizionalmente inaugurano il nuovo cartellone del Bobbio: Adriano Giraldi, Maria Grazia Plos, Marzia Postogna, Maurizio Zacchigna, Massimiliano Borghesi, Paola Saitta e Lorenzo Zuffi. Ad arricchire il cast, infine, la presenza di cinque allievi attori dell’Accademia Teatrale “Città di Trieste”: Laura Antonini, Stefano Bartoli, Matija Kralj, Federico Minca e Giorgia Pavanello.
Scenografie e costumi sono di Andrea Stanisci, le musiche, arrangiate da Fabio Valdemarin, sono di Massimiliano Forza, mentre il disegno-luci è di Bruno Guastini.
Realizzato con il sostegno della Camera di Commercio di Trieste, “Maldobrie” è il primo spettacolo in abbonamento della Stagione 2012/2013. Lo spettacolo debutta venerdì 19 ottobre alle 20.30 e rimane in scena fino a domenica 28 con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, martedì e festivi 16.30, lunedì riposo. Parcheggio gratuito all’interno della Fiera di Trieste (ingresso principale in P.le De gasperi) per tutte le recite, tranne quella di martedì 23.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).
La Campagna Abbonamenti 2012/2013 della Contrada prosegue per tutta la durata delle repliche delle “Maldobrie” fino al 28 ottobre.
Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; contrada@contrada.it; www.contrada.it.
Ufficio Stampa