L’ udi “il caffè dele donne” di Trieste propone questo testo ai media locali:
Si dice ‘Ministra’ e ‘Sindaca’. E se lo dice perfino l’Accademia della Crusca…

Oltre alle forme femminili di tante professioni vi si può leggere la traduzione di diritti dell’uomo in diritti umani, di uomini primitivi in popolazioni primitive, di uomo della strada in gente comune.
Il 24 maggio 2012, il Comune di Firenze, che ha realizzato il Progetto Genere e linguaggio. Parole e immagini della comunicazione, ha presentato le Linee Guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo realizzate da Cecilia Robustelli, docente di Linguistica Italiana presso l’Università di Modena e collaboratrice dell’Accademia della Crusca.
Il lavoro di Alma Sabatini ha contribuito a creare una specifica sensibilità nei confronti della discriminazione delle donne attraverso il linguaggio. I risultati ci sono, sia nella pratica quotidiana dove molte persone usano ormai, correttamente, solo forme femminili in riferimento a donne sia nelle istituzioni: in molti statuti comunali, per esempio in quello di Pisa e di Taormina, si legge che è necessario esprimere al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni politiche ed amministrative del Comune quando sono ricoperti da donne. E anche il presidente Napolitano, recentemente, ha usato il termine “ministra”!
Ma alla fine si tratta solo di regole grammaticali per cui basta realizzare un buon manuale?
No, è indispensabile conoscere l’importanza del rapporto fra linguaggio e rappresentazione della realtà per capire che usare il genere maschile in riferimento a una donna può avere conseguenze in termini di discriminazione. La grammatica italiana in questo caso richiede il femminile sia che parli di una “maestra” sia che mi riferisca a una “ministra”: non ci sono regole specifiche.
Insieme ai grandi temi complessi, penso ai femicidi, al rifiuto della politica, ai problemi economici, alla disoccupazione, perché è importante porre il tema del sessismo della nostra lingua?
Sì, perché un linguaggio che non riconosce le donne, non attribuisce loro il ruolo che hanno nella società ma le mantiene in una posizione di inferiorità o, peggio, sudditanza, rappresenta una mancanza di rispetto nei loro confronti che può facilitare atteggiamenti denigratori se non addirittura molestie.
Qual è la posizione ufficiale dell’Accademia della Crusca? È possibile che venga presa una autorevole posizione politico-culturale che impegni le amministrazioni, lo stato, le istituzioni e i mezzi di comunicazione per un uso della lingua italiana rispettoso del genere?
L’Accademia della Crusca ha collaborato con il Comune di Firenze al Progetto Genere e linguaggio. Parole e immagini della comunicazione, per il quale ho redatto le Linee Guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo che abbiamo presentato proprio oggi a Firenze, con prefazione della presidente Nicoletta Maraschio. Aveva inoltre curato nel 2011, insieme all’Istituto di teoria e tecniche dell’informazione giuridica, una Guida alla redazione degli atti amministrativi. Regole e suggerimenti, contenente un capitoletto dedicato alla scelta di un linguaggio “rispettoso dell’identità di genere”. Mi sembra un segno eloquente dell’attenzione che l’Accademia dedica a questo tema.
Grazie
A questo proposito già nel 2007 il prof. Andrea Carnaghi (Università di Trieste – Facoltà di Psicologia) nel suo libro Parole e categorie scriveva a proposito del linguaggio sessista e del maschile generico. Inoltre, se vogliamo tornare più indietro nel tempo, in un esperimento di Stahlberg e colleghi del 1994 si dimostrava che l’utilizzo del maschile generico contribuisce a mantenere una rappresentazione marcatamente androcentrica della professione designata, perpetuando così immagini di ruoli lavorativi che escludono la partecipazione femminile.
Per comprendere meglio questo fenomeno e le sue conseguenze psicologiche consiglio a tutti la lettura del testo di Carnaghi, anche perché la psicologia sociale già da diversi anni si sta occupando del fenomeno.
La ringrazio per la sua preziosa
indicazione