Lunedì 19 luglio il Comitato promotore dei Referendum per l’acqua pubblica ha consegnato 1 milione e 400mila firme presso la Corte di Cassazione.
Si tratta di un vero record: nessun referendum nella storia repubblicana ha raccolto tante firme, in Italia c’è ancora molta partecipazione nell’esercizio della democrazia. E ne servivano “solo” 500mila.
I quesiti referendari sono tre, portati avanti dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, noto per lo slogan “Acqua bene comune”. Il primo dei tre quesiti referendari chiede l’abrogazione dell’articolo 23 bis della legge 133/2008, conosciuta come Decreto Ronchi: approvata con voto di fiducia lo scorso novembre, è quella con cui il Governo Berlusconi ha introdotto la privatizzazione dell’acqua.
Gli altri due quesiti referendari mirano invece all’abrogazione degli articoli 150 e 154 del Decreto legislativo 152/06 (cosiddetto Decreto Ambientale) del Governo Prodi, che hanno creato i presupposti per la privatizzazione.
In attesa del referendum, “Acqua bene comune” chiede al Governo di emanare un provvedimento legislativo che disponga la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal Decreto Ronchi almeno fino alla data di svolgimento del referendum e chiede alle amministrazioni locali di non tener conto delle scadenze previste dal Decreto Ronchi.
“Un milione e quattrocentomila firme rappresentano una delegittimazione di qualunque scelta tesa ad applicare il Decreto, a maggior ragione per quelle amministrazioni che vogliono addirittura anticiparne le scadenze”, dice il comitato promotore.
La sfida che il comitato promotore ha davanti è quella di portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre “sì” la prossima primavera, quando si terrà il referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici.
Il quorum quindi rimane un’incognita (i risultati saranno validi solo se andranno alle urne almeno il 50% dei votanti) ma i promotori rimangono fiduciosi grazie al “risveglio democratico” a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme. Il risultato potrebbe essere raggiungibile, ognuno dei firmatari dovrebbe convincere solamente 17-18 persone.
Davide Bertok