Da fantasmi della ricerca alla vetrina di Piazza Unità. Trieste città della scienza ai confini di un Paese che, della scienza, non sa bene cosa farsene.
In occasione de “La notte dei ricercatori”, gli enti di ricerca triestini saranno i protagonisti di una manifestazione che vede proprio le istituzioni, Comune e Provincia, come sponsor principali. I ricercatori popoleranno Piazza dell’Unità e dintorni con grandi gazebo e tante manifestazioni che li avvicineranno alla città e ai cittadini; metteranno in vetrina il proprio lavoro quotidiano e le proprie esperienze umane e scientifiche.
E a qualche osservatore disattento questi ricercatori sembreranno bravi, anzi bravissimi. Ma non è così: i ricercatori italiani sono molto più bravi di quanto possa apparire, perché le condizioni in cui sono costretti a lavorare sono davvero proibitive.
I ricercatori dei tanti enti presenti a Trieste esprimono in molti casi l’eccellenza della ricerca scientifica italiana, che è anche eccellenza internazionale.
Eppure solo qualche mese fa molti di essi hanno rischiato di veder sparire il proprio ente di ricerca, e con esso il proprio contratto di lavoro precario.
Sì, perché in Italia un ricercatore guadagna anche meno di un terzo dei suoi colleghi europei e americani, e con contratti rinnovati, spesso, di anno in anno, sulla base della disponibilità dei fondi, sempre più esigui.
L’Italia è al momento l’unico Paese industrializzato che, per fronteggiare la crisi economica, taglia i fondi alla ricerca. A fare concorrenza all’Italia nei tagli c’è solo il Regno Unito, che però è la patria delle università migliori del mondo. Proprio nel Regno Unito emigrano ogni anno decine, centinaia di laureati italiani. Loro, forse, se lo possono permettere.
La chiamano “fuga dei cervelli”, ed è un’inarrestabile emorragia di capitale umano che fluisce dal nostro Paese verso quelli che danno valore prioritario alla ricerca scientifica e tecnologica. E sebbene la parola “fuga” evochi l’immagine di una vigliacca ritirata, per abbandonare il proprio Paese, i propri affetti, le proprie famiglie e trasferirsi, a volte per sempre, in un altro Paese, ci vuole un gran coraggio.
Perché dovrebbe interessarci il destino di questi nuovi emigranti? Una prima risposta ve la darà proprio La Notte dei Ricercatori: sarà un’occasione per conoscerli, per parlare con loro, per capire cosa fanno e di cosa si occupano queste persone che danno lustro a Trieste nel mondo.
E in quella circostanza alcuni di essi vi spiegheranno perché il loro lavoro è così prezioso per la comunità, perché negli Stati Uniti, dove la crisi economica ha avuto un impatto devastante sulla vita di milioni di persone, mai si è pensato di tagliare i fondi alla ricerca. Al contrario: negli Stati Uniti, come in Cina, come in Germania, i governi sanno che per conquistare la ripresa economica è necessario investire ancora di più nel campo dell’innovazione scientifica e tecnologica.
È da questa innovazione che nasce la tecnologia che consente ad un Paese di avere un ambiente migliore, posti di lavoro migliori, fabbriche migliori, una migliore economia.
L’emorragia di capitale umano che colpisce l’Italia non è uno dei tanti sacrifici di un Paese in difficoltà, ma rappresenta uno sperpero inimmaginabile di denaro pubblico.
Ogni cittadino italiano costa alla comunità, dalla prima elementare alla laurea, circa centomila euro (dati OCSE). Su ogni laureato la comunità investe delle risorse che verranno ripagate dai prodotti culturali, scientifici e tecnologici che questi cittadini sapranno produrre a favore della comunità stessa. Ma cosa succede se questi cittadini invece di lavorare nella propria comunità sono costretti ad emigrare? Ogni laureato che emigra all’estero è un danno significativo alla nostra economia: si può stimare che ogni anno l’Italia sperpera fra i 500 milioni e il miliardo di euro in capitale umano, che viene regalato a Paesi che sanno come valorizzarlo.
Il 24 settembre vedrete tanti giovani che hanno passione per ciò che fanno. Dalle loro idee dipende la forma del mondo che verrà. L’Italia, invece, continua ad impoverirsi e a suicidarsi lentamente. Se non riusciremo ad invertire la tendenza, rischiamo davvero che la bella manifestazione de La Notte dei Ricercatori si trasformi in una parata di zombie.
ma dove si può trovare un programma completo della giornata?