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Laura Poretti Rizman intervista Cristiana dalla Zonca
Una donna che si definisce piccola ma che dimostra una grandissima forza nell’illustrare la sua vita.
Cristiana della Zonca, giornalista, opera nel campo della comunicazione finanziaria. La sua passione per lo sport l’ha portata a lavorare come addetto stampa per tre Olimpiadi: Torino, Vancouver e Londra. Moglie e madre di tre figli vive con la sua famiglia e un cane a Trieste, dove lavora.
La presentazione del suo libro ha riscosso un grande interesse di pubblico, dimostrando tutte le premesse per la nascita di un nuovo best seller.
Il libro narra la storia di una donna che nella difficoltà della vita ha riscoperto i valori più importanti, quali l’amore all’interno del proprio nucleo familiare.
Il suo libro vanta la prefazione di Susanna Tamaro e l’edizione è curata dalla casa editrice Giunti.
Un libro che merita esser letto, e che sicuramente ci potrebbe stupire sia su di un palcoscenico che su di un set cinematografico. Ricco di ironia e di profonda meditazione, ci accompagna per la strada come se davanti a noi scorresse la nostra vita.
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©Laura Poretti Rizman
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Cristiana della Zonca presenta il suo nuovo libro AMORE CHIAMA AMORE RISPONDE Giunti editore
28 giugno alle ore 18 alla Ubic alla presenza dell’autrice e di Alessandro Mezzena Lona; legge Laura Bussani.

Messaggi del libro:
Amore chiama amore risponde parla di una famiglia allegra, vera, imperfetta. Straordinaria nella sua normalità. Parla di un posto dove tornare. Perché a volte, accecati dall’apparente libertà della vita di chi non ha legami, ci dimentichiamo della solitudine che questo comporta, dell’incertezza che crea non avere qualcuno da cui tornare.
Capita, nella vita delle donne, di solito intorno ai quarant’anni, di fare un bilancio: guardando indietro si vede e valuta il tratto di strada percorso chiedendosi se è proprio quello il tragitto che volevamo fare. È un momento in cui ci si guarda allo specchio e magari non ci si riconosce più oppure ci si rende conto di essere rimaste incastrate: quel lavoro accettato ma solo per un periodo che poi si è prolungato non si sa bene come, la rinuncia temporanea in nome della maternità, un rapporto insoddisfacente ma stabile, l’occuparsi magari solo per un po’ di un genitore anziano e così via, sono diventati da impegni temporanei alla normalità di un quotidiano di cui si è insoddisfatte e da cui non si riesce a uscire. Quando esattamente la nostra vita sia diventata così non lo sappiamo neppure più. E allora si tende a buttare via tutto, il bambino con l’acqua sporca come si usa dire, con l’idea che solo una rivoluzione radicale possa restituirci i sogni e le soddisfazioni perdute. Ma potrebbe essere un modo di vedere le cose errato, magari basta cambiare la prospettiva, o aggiustare un pezzettino, perché tutto si risolva. La protagonista del libro, ad esempio, si trova a vivere uno spaesamento causato da un’amnesia e grazie a questo evento traumatico ritrova la vera se stessa senza per questo perdere l’affetto dei suoi cari. Amore chiama amore risponde mostra come i problemi si possano risolvere anche dall’interno, con l’aiuto di chi si ama e che ci ha accompagnato fino a qui, perché cambiare strada è possibile anche senza distruggere tutto quello che nel bene o nel male abbiamo costruito. L’importante è provarci. Sempre.
Spesso, parlandone o nei libri ( e certo i fatti di cronaca non aiutano) la famiglia viene descritta all’interno di situazioni negative: divorzi, lutti, rapporti persi, dolore. Ma può essere anche un luogo positivo, allegro, dove certo ci sono figli adolescenti ombrosi, con poca voglia di studiare, mariti che urlano e cene bruciate. Dove le liti tra fratelli, tra genitori e figli, mariti e mogli esistono e fanno parte di una rumorosa e complicata quotidianità. Va ritrovato il valore della normalità, il vero modello non è la pubblicità della kinder cinque cereali, non si è tutti perfetti e allegri alle sette del mattino. Si è spettinati, stanchi, in ritardo, con la macchia di dentifricio sulla camicia appena indossata. È questo a renderci veri, è questo a farci speciali. E’ l’antimodello l’unico modello autentico.