Chi ha visto Coco? Moi, Gabrielle Chanel

 

Teatro Stabile Sloveno

e ŠKUC Gledališče Ljubljana

Maja Gal Štromar

CHI HA VISTO Coco?

MOI, GABRIELLE CHANEL

regia: Yulia Roschina

PRIMA ASSOLUTA – dal 21 maggio al TSS

Coco SSG foto Jaka Varmuz

Una nuova riapertura per il Teatro Stabile Sloveno che ieri sera ha presentato una prima mondiale, ovvero il debutto dello spettacolo di Maja Gal Štromar in Chi ha visto Coco? Moi, Gabrielle Chanel.

La stagione in abbonamento del Teatro Stabile Sloveno ha dunque ripreso dopo la sospensione causa disposizione anti propagazione del Covid. Da venerdì 21 maggio andrà in scena la produzione creata in occasione del cinquantesimo anniversario dalla scomparsa dell’iconica stilista. Come ogni spettacolo in programmazione nel bellissimo teatro triestino, ci saranno dei pannelli illuminati che riporteranno la sovratitolatura in lingua italiana.

Lo spettacolo che per la prima volta vede la collaborazione della regista Yulia Roschina, una delle artiste  più apprezzate della scena teatrale slovena attuale con il TSS, è una ricerca psicologica all’interno dell’animo della stilista interpretata da Maja Blagovič, che nello spettacolo riporta come unico contatto di fiducia la compagnia della sua cameriera interpretata da Lara Jankovič. Attraverso simbolismi che uniscono varie arti dello spettacolo, ci ritroviamo di fronte a una grande rappresentazione drammaturgica. Il nero dello sfondo viene a tratti illuminato da bagliori di pantaloni bianchi e lustrini, simbolo dei suoi capi di maggior successo. Una fila di scarpe in prima fila viene trascinata creando suono, il canto sguaiato e urlato lascia spazio alla melodia canora, la sfilata di successo porta il sangue sul tailleur più conosciuto al mondo, le perle lunghe vengono portate via in punto di morte ma rimangono attaccate al ricordo di questa grandissima donna.

Lo spettacolo va visto conoscendo la vita dell’artista, la sua genialità, la sua caparbietà che può passare per freddezza. Una donna stabilmente puntata al successo che ha raggiunto nonostante le difficoltà, abbandonando però l’unico valore per il quale conti davvero vivere, ovvero l’amore.

Di Chanel si  è parlato moltissimo negli anni sia come stilista che come esponente di un pensiero femminista. Pochi sanno del suo percorso economico e della sua vita però e di quanto tutto questo sia costato in termini di sopravvivenza.

La libertà non è voluta dagli umani, dice Coco ad un tratto, ma in fondo nessuno può dirsi davvero libero, neppure lei legata così tanto alla sua voglia di superare i tempi.

Coco è stata una donna emancipata, che ha saputo scavalcare come ad un tratto accade sul palcoscenico, quello che poteva esserle d’impaccio. Ha scavalcato un’infanzia difficilissima da orfana, ha saputo trarre da una situazione di difficoltà una grande opportunità. Dalle suore dove è stata accolta ha imparato a cucire e ben presto ha superato i suoi limiti, il sua povertà, l’esser sola al mondo, il fatto d’esser donna e tanto altro rendendosi conto di poter fare con naturalezza tutto quello che voleva senza porsi limiti. Tutto quello che ha creato lo ha fatto principalmente per se stessa, per poter render gioia al suo essere donna. Partita dalla costruzione di cappelli, passata all’alta moda, ai profumi ed ai gioielli, ben presto divenne una  temibile donna d’affari. Fu la prima  a creare un’azienda indipendente e dalle dimensioni internazionali.

Fu una visionaria: Gabrielle Chanel inventa sicura e disinvolta come nessun’altra e riscrive le regole dello stile, creando un intramontabile punto di riferimento per la moda contemporanea. La sua linea era semplice ed allo stesso momento lussuosa. Il suo più grande pregio però rimaneva quello di essere libera da costrizioni, essendo lei stessa il manager della sua azienda. 

Una donna così non poteva esimersi dall’esser musa per molti, ma anche e soprattutto amante dell’arte della quale divenne sostenitrice soprattutto nella corrente d’avanguardia.

Il linguaggio utilizzato per il racconto sarà misto, passando da frammenti del testo originale alla musica scritta da Branko Rožman, supportata dal sottotesto proposto dai movimenti coreografici creati da Ana Pandur. I costumi sono di  Vasilija Fišer, che firma anche le scene. Il video e light design è a cura di Jaka Varmuž. Lo spettacolo è una coproduzione con il teatro ŠKUC di Ljubljana.

Lo spettacolo del Chi ha visto Coco? Moi, Gabrielle Chanel andrà in scena nella sala principale del TSS a Trieste fino a fine mese, per aprire poi la stagione in abbonamento a Gorizia il 31 maggio, mentre il 14 luglio sarà in tournée al teatro di Capodistria nell’ambito del Festival estivo del litorale.

Tutte le repliche a Trieste e Gorizia saranno sovratitolate in italiano. Gli spettacoli serali avranno inizio alle ore 20.00, quelli pomeridiani alle 16.00. La domenica pomeriggio è confermato il servizio di navetta gratuita per chi arriva da fuori città.

 

Laura Poretti Rizman

 

Coco Gabrielle Bonheur Chanel è stata ed è tuttora un’ icona di stile, una delle imprenditrici più ricche del secolo scorso, una personalità pubblica controversa che con la propria stravaganza, l’impermeabilità alle convenzioni e il temperamento fuori dal comune ha saputo ispirare milioni di persone, liberando la donna al tempo stesso dai corsetti e da molti pregiudizi. Lo stupore di fronte alla storia di una bambina orfana, capace di sfuggire alla povertà e di proiettarsi nell’olimpo del successo è per molti la trama di una fiaba meravigliosa.

Quanto Coco ha saputo esprimere con raffinatezza attraverso la creazione di abiti è soltanto un lato della medaglia. L’altro lato è quello che lo spettacolo prova a immaginare, come spiega la regista Yulia Roschina: »A sentire il suo nome, si delinea davanti ai nostri occhi la figura che lei aveva disegnato per noi nel corso della sua vita. Ma pochi sanno cosa si celi dietro a quest’immagine di facciata che lei aveva rifinito con tanta arguzia e che aveva tutelato. Sotto l’immagine curata, quasi un’uniforme, ripulita da tutto il superfluo, che aveva liberato la donna, restituendole leggerezza e spontaneità, si nasconde infatti una bambina che per tutta la vita aveva inseguito l’amore e che in tutti i modi lo aveva combattuto.«

Al centro della ricerca nella psicologia sfuggente del personaggio, dalla quale deriva l’ispirazione per il testo teatrale, ci sono le parole stesse di Coco Chanel: »Come donna ho fallito.« Maja Gal Štromar ha immaginato il confronto di una donna di successo con la propria vita e soprattutto con tutto quanto è stato necessario sacrificare per la realizzazione del sogno di bambina. Il tema è stato sviluppato nella forma di un dialogo che appare più come un monologo a due voci e della cui struttura l’autrice rivela:»L’arco della narrazione nel testo non si appuntisce mai per formare un triangolo, non si annoda mai del tutto, e quindi non può snodarsi in un gran finale, non nel catartico ah-a; di scena in scena, ora malvagiamente, ora silenziosamente, ora di nuovo cruentemente scorre e si avventa senza apoteosi, senza squilli di tromba, lasciando dietro di sé porte socchiuse senza risposta.« Allo stesso modo molte domande rimarranno eternamente senza risposta, mentre il senso dello spettacolo è racchiuso nella sua dedica, in quanto »ritratto di un certo tempo, del nostro tempo, di tutti noi, al di là del genere.«

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