Ivanov

Ivanov di Čechov di cui Filippo Dini è protagonista e regista, a capo di un cast di nove ottimi attori è ospite del cartellone del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da mercoledì 16 a domenica 20 dicembre. La commedia scritta da Anton Čechov nel 1887 possiede toni drammatici e grotteschi, un’attualità dirompente e una forte vitalità.”
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
foto fornita dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Artista carismatico ed elegante, Filippo Dini ritorna al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – che lo ricorda eccellente interprete di Giorgio VI ne Il discorso del Re – e si propone nella doppia veste di protagonista e regista di Ivanov di Anton Čechov, che al Politeama Rossetti debutta mercoledì 16 dicembre alle 20.30 e replica fino a domenica 20.
L’artista ci saprà di certo conquistare ancora, in questo testo dai toni tragici e beffardi, addirittura grotteschi, tutto costruito attorno allo spleen di un intellettuale tormentato e alla sua incapacità di applicare alla vita le proprie energie: finirà per soccombere al proprio destino.
Ivanov è la prima delle grandi opere teatrali di Anton Čechov, scritta nel 1887, all’età di 27 anni, essa racconta l’ultimo anno di vita di un uomo, che si trova a fare i conti con la propria incapacità di vivere e la irrimediabile perdita di ogni speranza nei confronti della vita.
La commedia rappresenta la sua lotta contro ognuna di queste forze, che lo ostacolano quotidianamente nei rapporti con i suoi amici, con i suoi nemici, con sua moglie. Essendo scritta in età giovanile, Ivanov possiede una portata dirompente di emotività e di erotismo che la rendono carica di un fascino irresistibile. La sua poetica si esprime a tinte forti e la violenza delle situazioni e dei rapporti esplode con brutalità, fino alla morte.
Il personaggio di Ivanov è da iscriversi in un filone di tanta letteratura russa dell’ottocento (dal Jevgheni Onieghin di Puškin in poi) in cui il protagonista è proprio l’uomo superfluo, come si autodefinisce Ivanov, che non riesce ad applicare le proprie energie alla vita e la cui originalità risiede proprio nella lotta per non soccombere al proprio destino. Le sue aspirazioni intellettuali, unite al senso d’impotenza, fanno di lui un eroe negativo, incapace d’affrontare la crisi.
Anna, sua moglie, per sposarlo ha abbandonato la propria famiglia e la religione ebraica, ma presto si ammala di tubercolosi. Saša, giovane figlia di facoltosi vicini, ama Ivanov, e dopo la morte di Anna tutto è pronto per le nuove nozze. Ivanov però avverte la propria inadeguatezza di fronte a questo amore e all’ultimo momento sfugge al nuovo impegno… Intorno a loro si muove un’umanità disillusa, priva di ideali e senza speranze nel futuro: un microcosmo in cui gli uomini sono condannati all’esistenza, in cui ognuno tenta disperatamente di sopravvivere alla noia interiore e guarda al passato con pietosa indulgenza, un’umanità di figure grottesche che si logorano a vicenda.
«Ivanov trascina tutti nel tunnel nero dell’inattività, della paralisi mentale e spirituale – spiega Filippo Dini – tutti lottano contro di lui o tentano di guarirlo, fino all’estremo sacrificio. Ivanov è il virus letale della sua società, è il simbolo della malattia che si genera all’interno di quel ristretto gruppo di esseri umani che agiscono nella commedia. Ivanov è al tempo stesso anche la cura del suo mondo, in quanto mette tutti di fronte a se stessi, ai propri limiti, alla propria povertà, dando ad ognuno l’occasione per la salvezza personale. Ogni personaggio si pone in relazione a lui secondo le proprie capacità o la propria propensione; nessuno rimane estraneo a questo confronto. Čechov ci esorta a confrontarci con lui costantemente. Instaurare un dialogo con il nostro Ivanov, quello dentro di noi, mettersi in relazione con lui, capire bene chi è, osservarlo, comprendere qual è la nostra attitudine nei suoi riguardi, rappresenta la provocazione che Čechov ci propone».
E prosegue: «L’immortalità di questo testo e la sua bruciante contemporaneità sta proprio nella descrizione di una ”umanità alla fine”, una società sull’orlo del baratro, che avverte l’arrivo di un’apocalisse, che di lì a poco spazzerà via tutto il mondo per come lo abbiamo conosciuto fino a quel momento, di lì a 30 anni, infatti, ci sarà la Rivoluzione, e anch’essa sarà causa o effetto (a seconda dei casi) di tante rivoluzioni in Europa».
Il suggestivo e notevole allestimento della commedia, vede in scena nove attori tutti impegnati in un gioco di doppi ruoli, diretti dal già pluripremiato, Filippo Dini: si tratta dello stesso Filippo Dini (Nicolaj Ivanov/Kosych) e di Sara Bertelà (Anna Petrovna/Avdot’ja Nazarovna), Nicola Pannelli (Conte Šabel’skij/Secondo ospite), Gianluca Gobbi (Pavel Lebedev), Orietta Notari (Zinaida Savišna), Valeria Angelozzi (Saša), Ivan Zerbinati (Dottore L’vov/Gavrila), Ilaria Falini(Marfa Babakina), Fulvio Pepe (Michail Borkin), personaggi portatori di un infuocato desiderio di resistere a quello spleen che li attanaglia. Nei quattro atti in cui si dipana la storia di Ivanov, si alternano stili diversi e l’oscillazione dal tragico al grottesco conferisce grande ritmo.
Ivanov si avvale delle musiche di Arturo Annecchino, delle scene e dei costumi di Laura Benzi, mentre le luci sono di Pasquale Mari.
Lo spettacolo è coprodotto da Fondazione Teatro Due, Teatro Stabile di Genova
Ivanov replica mercoledì 16, giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 dicembre alle 20.30 e domenica 20  dicembre alle ore 16 alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti inserito nell’abbonamento Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Per gli abbonamenti “Stelle di Natale” ed i posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

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