La signorina Giulia

Mi guardo in giro con più attenzione. Sono per la seconda volta alla Contrada per la rassegna Teatri a leggio ed osservandomi in giro mi accorgo che mio marito ha perfettamente ragione quando afferma che dopo una certa età il mondo appartiene alle donne, le quali sopravvivono ai mariti. Che sia soltanto un caso o una statistica io non lo so, eppure in sala gli uomini non arrivano ad esser contati sulle dita di una mano, forse due, osservando meglio, e io, da osservatrice quale sono, mi chiedo semplicemente come sia possibile che un mondo a maggioranza femminile non pensi prioritariamente a tutelare gli interessi della categoria alla quale appartiene, evitando perlomeno i soprusi da parte di un mondo ancora così, fortemente di pensiero  maschile. Mi ritrovo a fare queste considerazioni mentre mi accingo ad ascoltare l’interpretazione del La signorina Giulia di Strindberg.

Un testo che evidenzia un odio nei confronti di un maschile prepotente, che genera solo una pazzia femminile.

Una tragedia che ha scatenato una censura per scandalo, quando venne mostrata in forma privata, e nonostante l’autore definisca la folla vile, soltanto il grande pubblico riuscì a riscattare il suo successo.

Non a caso la scena si svolge in una cucina, luogo di magia e di preparazioni alchemiche; non a caso il tempo è quello della notte di San Giovanni, una notte stregata e avvolta da malia.

Lei odia gli uomini? E’ una della prime domande che il servitore pone alla contessina, in una notte dove i ruoli si invertono in una danza freneticamente macabra, una notte nella quale l’odio e l’amore si alternano in un gioco turbolendo e crudo.

Dimmi che mi ami…implora la donna, più volte piangendo. Lui non nega ma neppure afferma, evidenziando la crudeltà maschile a dispetto di un bisogno femminile, in una richiesta che perdura nei tempi. Un’esigenza mai completamente appagata.

Perchè di amore ce n’è sempre..anche se non dura. Spiega lui quando illustra il mercato fiorente degli affitti per le camere agli amanti.

Perchè lui non protegge lei. Le propone la fuga, pone se stesso come fonte di guadagno, ma chiede a lei il capitale.

E lei piange.. e lui la deride. Detesta i piagnistei, lui, il maschio. Ogni maschio li detesta in fondo.

E l’altra? L’altra è pronta   a perdonare, pur di averlo con se. Senza amore, ma quell’uomo è davvero capace di amare? E gli uomini di quel testo, di quella vita..sono davvero capaci di farlo? L’altra pensa a se, al suo matrimonio. L’altra propone a lui una vita modesta ma sicura, magari un lavoro statale, dove verrebbe pagato poco ma garantirebbe un fisso alla vedova ed ai figli. In sala, tra il pubblico,  si leva una risata. Una risata del tutto femminile. Ho come il presentimento che i pochi uomini presenti non ridano affatto.

Echeggia un’ultima frase della signorina Giulia, prima della chiusura del sipario: Come può qualsiasi cosa esser colpa mia?

Implora un ordine, Giulia, e lo implora dal suo servitore, dal quale si sente disonorata, tradita, offesa.

Lui, non ci mette molto, a dirle: ammazzati, ecco il rasoio, vai nel fienile.

Mi sono chiesta perchè, nel fienile. Forse voleva evitare di pulire il sangue, dopo.

 

Come se il sangue potesse esser lavato.

Come se le voci potessero spegnersi.

Come se il ricordo del dolore, non viaggiasse nel tempo. Fino ad arrivare a noi.

 

 

Laura Poretti Rizman

 

 

La signorina Giulia

di August Strindberg

 

la signorina Giulia    Paola Bonesi

Jean, servitore          Adriano Giraldi

Kattrin, cuoca           Marzia Postogna

ADRIANO GIRALDI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunicato Stampa:

Lunedì 14 novembre alle 17.30 al Teatro Bobbio si terrà il secondo appuntamento della Stagione di “Teatro A Leggìo” organizzata dall’Associazione Amici della Contrada, con il sostegno della Fondazione CRTrieste e con il patrocinio del Comune di Trieste e della Provincia di Trieste.
Il testo che verrà presentato in questa occasione è uno dei grandi classici del teatro naturalista europeo: “La signorina Giulia” di August Strindberg. La regia del complesso testo è stata affidata alla mano esperta di Francesco Macedonio, mentre a sostenere i tre impegnativi ruoli saranno Paola Bonesi, Adriano Giraldi e Marzia Postogna.
L’atto unico “La signorina Giulia” debutta nel 1888. Si tratta di una “tragedia naturalistica” in cui viene affrontato il tema dello scontro tra classi sociali differenti e i complessi rapporti tra uomo e donna. Durante la notte di San Giovanni, Giulia, figlia di un conte, cerca di sedurre il cameriere Jean, mentre il padre è assente. L’uomo si dichiara innamorato e i due decidono di scappare assieme, ma vengono scoperti dalla cuoca Kristin, fidanzata di Jean. Ritornato il conte, Jean si sente schiacciato dalla soggezione che prova nei confronti del padrone e, non riuscendo ad attuare i propri progetti con Giulia, suggerisce alla ragazza di suicidarsi, porgendole un rasoio affilato. L’opera destò grande scandalo sia per l’innovativa struttura drammaturgica e per un dialogo particolarmente vicino al quotidiano, sia per i contenuti apertamente disinibiti.
August Strindberg è l’autore drammatico svedese più importante e uno tra i più significativi del secondo Ottocento europeo. Di umili origini, ha un’infanzia difficile, che lascia in lui un profondo segno negativo: per tutta la vita soffrirà di complessi di persecuzione e vivrà esperienze matrimoniali fallimentari. Il catalogo delle opere di Strindberg è imponente e abbraccia generi tra i più diversi, dando testimonianza di una personalità irrequieta ma – forse proprio per questo – capace di passare attraverso poetiche molto distanti tra loro. Si avvicina, in un primo tempo, al Naturalismo offrendo, con Il padre (1887) uno dei massimi capolavori europei in questo ambito. In seguito con opere quali Verso Damasco (1898) si cimenta con la struttura sperimentale dello “stationen-drama”, per avvicinarsi, infine a opere di carattere espressionista, come Il sogno (1902).
Tra gli altri suoi lavori drammatici, sono per lo meno da ricordare La più forte (1889), Danza macabra (1901), La sonata degli spettri (1907), Il pellicano (1907), L’isola dei morti (1907) e La grande strada maestra (1909).
L’ingresso alla lettura è riservato ai soci dell’Associazione Amici della Contrada. Le sottoscrizioni all’Associazione possono essere rinnovate presso il Teatro Orazio Bobbio prima dell’inizio della lettura. La quota associativa è di 18 euro (15 per gli abbonati alla Contrada).
Informazioni: 040.390613; info@amicicontrada.it; www.amicicontrada.it.

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