Mine Vaganti 🗓

Le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare piani.

 

Quando si va a Teatro per assistere ad uno spettacolo che deriva da una pellicola cinematografica, non si sa esattamente a cosa si possa andare incontro. Un pò come leggere un bel libro e poi recarsi al cinema, oppure adorare un film al punto da vederlo molte volte e poi ritrovarsi immersi in una nuova rivisitazione.

Certo che per le visioni teatrali, questo confronto regge fino a un certo punto. Si potranno fare paragoni tra una regia e uno stile attoriale e artistico, ma ogni rappresentazione è una nuova storia.

Questa volta però nessuno poteva immaginare cosa si sarebbe trovato davanti. Il successo cinematografico e letterario ha saputo creare in Ferzan Ozpetek un mito che volendo mettersi in gioco anche sul palcoscenico, l’aspettativa era molto alta. Usualmente i temi toccati da Ozpetek sono delicati e attuali e nelle sue opere si parla di rispetto e di legami familiari, affrontando sempre con un sorriso la vita.

C’erano anche fans che speravano di incontrarlo, forse per raccontare a lui la propria travagliata storia, affinchè potesse trarne spunto per altri racconti, ma purtroppo lui non c’era. Non c’era neppure l’attrice Iaia Forte, che purtroppo è rimasta a Roma costretta da un impedimento di salute.

All’inizio dello spettacolo invece, Francesco Pannofino ha salutato il pubblico, scusandosi per la mancanza dell’attrice e presentando la sostituta, che del resto è anche sua moglie, Emanuela Rossi che essendo stata contattata all’ultimo momento ha avuto ben poco tempo per prepararsi e scherzando sull’imminente divorzio dovuto al lavorare insieme, ha chiesto al pubblico di scusarli nel caso ci dovessero essere delle incertezze.

Incertezze non ce ne sono state, anzi: lo spettacolo è scorso piacevolmente portando spesso il sorriso e anche della commozione nell’abbraccio finale.

Un successo di pubblico, per una riuscita completa che solamente a  lievi tratti, risultava portare un dialogo in una tonalità troppo bassa, che nonostante i microfoni, a stento si riusciva a comprendere. Ma anche questa caratteristica poteva integrarsi bene nel distacco della confidenza creata tra le parti in causa mentre il resto della famiglia era intenta altrove.

“Mine Vaganti” è stato presentato per il cartellone Prosa al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dove rimane in scena fino a domenica 9 gennaio. Ferzan Ozpetek anche nel suo esordio come regista ha ottenuto un successo di palcoscenico confermando la sua grande capacità artistica. Di grande importanza il cast  al Politeama Rossetti che oltre ai citati Francesco Pannofino e Emanuela Rossi, ha visto in scena Erasmo Genzini, Carmine Recano e Simona Marchini.

Lo spettacolo si avvale delle scene di Luigi Ferrigno, dei costumi di Alessandro Lai. Le luci sono di Pasquale Mari, la produzione è di Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

Laura Poretti Rizman

 

“MINE VAGANTI”

Francesco Pannofino è Vincenzo Cantone (padre di Tommaso e Antonio) Iaia Forte è Stefania Cantone (madre di Tommaso e Antonio)
Erasmo Genzini è Tommaso Cantone (fratello minore di Antonio) Carmine Recano è Antonio Cantone (fratello maggiore di Tommaso) Simona Marchini è la Nonna (madre di Vincenzo)

Roberta Astuti è Alba Brunetti (socia di Tommaso) Sarah Falanga è Zia Luciana (sorella di Vincenzo) Mimma Lovoi è Teresa (cameriera di casa Cantone) Francesco Maggi è Andrea (amico di Tommaso) Luca Pantini è Marco (compagno di Tommaso) Edoardo Purgatori è Davide (amico di Tommaso)

 

Va in scena dal 6 gennaio al Politeama Rossetti “Mine Vaganti”: una fotografia ironica e incisiva dei rapporti esistenziali fondamentali, con un cast di primo livello, composto da Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano e Simona Marchini. Li dirige Ferzan Ozpetek che debutta a teatro con un lavoro tratto dal suo celebre e pluripremiato film (Due David di Donatello, cinque Nastri D’Argento, quattro Globi D’Oro, il Ciak D’Oro come Miglior Film…)

«Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?» – scrive Ferzan Ozpetek a proposito del suo lavoro di regia e adattamento. «Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare “Mine vaganti”. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura. Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola.

Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.

L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità.

Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo.
Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze.

A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti. Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce».

Lo spettacolo replica alla Sala Assicurazioni Generali alle ore 20.30 dal 6 all’8 gennaio e domenica 9 gennaio alle ore 16. Per biglietti e prenotazioni si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. L’ingresso in sala sarà consentito solo ai titolari di certificazione “Super Green Pass”. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.

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