Mumble Mumble ovvero confessioni di un orfano d’arte

Inizia parlando l’attore rivolgendosi  al suo servo di scena, ma finisce per raccontarsi davvero, rivolgendosi al pubblico, come se fosse la sua memoria storica. Si definisce un’orfano d’arte, Emanuele Salce, lui che di padri artisti ne ha avuti due. Uno naturale, Luciano Salce, l’altro adottivo, Vittorio Gassman; entrambi grandi uomini di teatro, ma sicuramente poco avezzi nel ruolo paterno.

Esser figlio di due pilastri simili del mondo dello spettacolo, sicuramente pesa non poco sulle spalle dei figli.  In particolare Emanuele, con una grande dose di ironia, ha saputo raccontare di se attraverso alcuni aneddoti che hanno sicuramente lasciato un solco profondo nella costruzione del suo essere uomo.

Una grande prova d’attore che ha saputo trasportare il pubblico come se fosse  al cospetto di un amico, nel salotto di casa sua, in intimità. Un amico  che ci racconta di se, della sua vita, di fatti che l’hanno attraversato . Un racconto a tratti farcito di ironia ed a tratti sperduto nella profondità delle sue considerazioni.

Un racconto di vita, quello di Emanuele, che a spettacolo finito ci fa chiedere quanto possa essere liberatorio oppure quanto possa pesare su di lui , raccontarlo ogni sera.

Uno spettacolo che ci fa capire una volta di più, quanto sia difficile vestire ruoli diversi con lo stesso impegno.

Può davvero un’uomo dedicarsi appieno alle sue passioni ed ai suoi amori in maniera uguale e raggiungere livelli così alti? Quanto ne pagano poi, i figli, la sua donna o il suo lavoro per le sue scelte?

Esistono davvero geni d’espressione o di lavoro che sia, scoperta o studio,  che riescono ad essere splendidi compagni e padri allo stesso modo? Oppure per riuscire ad esprimere tutto il loro talento hanno bisogno di avere affianco una totale devozione annullata nella figura di loro stessi? E ancora, se questo è genio, chi riconoscerà nelle compagne  e nei figli che li hanno sostenuti,  il grande onere di questo dono all’umanità?

Laura Poretti Rizman

foto IL ROSSETTI

“Emanuele Salce si racconta e racconta la sua condizione di “doppio figlio d’arte” nello spettacolo Mumble Mumble, in scena alla Sala Bartoli per il cartellone altripercorsi dal 28 febbraio al 4 marzo. Salce lo scrive a quattro mani con Andrea Pergolari ”.

Che accadrà nel silenzio dei camerini, proprio nel momento magico che precede l’entrata in scena? Il pubblico, quello degli appassionati di teatro, di certo se lo chiede con molta curiosità… Ci sarà una speciale concentrazione? Davvero l’attore inizierà già lì a immedesimarsi con il suo personaggio? O magari è rilassato e chiacchiera con i colleghi? O concede di corsa le ultime interviste?
Certo è che quel breve lasso d’attesa è sempre carico di tensioni. E non è affatto da escludere che – come immagina Emanuele Salce nel suo Mumble Mumble in scena alla Sala Bartoli del Teatro Stabile regionale da martedì 28 febbraio a domenica 4 marzo – un attore possa usare proprio quella strana dimensione d’attesa per rimuginare su sé stesso, sul proprio passato, sulla società a cui il suo lavoro si rivolge…

«Ci vuole l’opportunità di esser figlio d’arte di due padri – quello naturale, Luciano Salce e quello addottivo, Vittorio Gassman – che hanno lasciato un segno nello spettacolo italiano. Ci vuole un misto di grazia e faccia tosta nel volgere in racconto i due-funerali-due per la scomparsa di entrambi. E ci vuole sense of humor (venato di grottesco nostrano) che discende dal filone britannico dell’Evelyn Waugh de Il caro estinto o dell’Alan Bennet de La cerimonia del massaggio…». Nella sua lusinghiera recensione a Mumble Mumble, sulle colonne de “La Repubblica”, Rodolfo Di Giammarco condensa così gli “ingredienti” di uno spettacolo coraggioso e divertente, firmato e interpretato da Emanuele Salce. L’attore, che per la drammaturgia è affiancato da Andrea Pergolari e in scena conta sul contraltare gustoso di Paolo Giommarelli (un personaggio-spettatore ora complice, ora provocatore), in questa piéce porta in scena se stesso. Un attore che in una pausa delle prove, chiuso in camerino, si trova a fare i conti con la propria realtà, l’essere attore e uomo, funzione di una società che gli sfugge e identità ricercata e mai trovata. Lo fa fra voragini di serietà e voli di ironia, conciliando le pagine di Dostoevskij agli europei di calcio, i cerimoniali funebri paterni all’effetto di una meravigliosa bionda australiana o a quello di un dannato flacone di medicinale… Eros e Thanatos, drammatico e grottesco per raccontare e ridere di sogni incubi e ossessioni di un validissimo attore.

«C’è un valore catartico e affettivo» spiega l’attore rispetto questa sua idea. «Questa volta lo faccio per me, attraverso i miei padri e non per i miei padri. Lo faccio ironizzando anche sulla condizione generalista di “figlio d’arte”, senza prendersi sul serio ma senza svilirsi inutilmente, senza voler essere banali, senza voler essere retorici, ma comunque e sempre autocritici».

Mumble Mumble ovvero confessioni di un orfano d’arte replica alla Sala Bartoli dal 28 febbraio al 4 marzo nell’ambito del cartellone altripercorsi con Emanuele Salce protagonista, affiancato da Paolo Giommarelli e scritto dallo stesso Salce con Andrea Pergolari. Lo spettacolo è prodotto da Società per Attori. Le recite sono tutte serali con inizio alle ore 21 tranne la domenica, quando lo spettacolo è pomeridiano (alle ore 17).

I biglietti ancora disponibili si possono acquistare nei consueti punti vendita dello Stabile regionale e attraverso il sito del Teatro  ” www.ilrossetti.it ove sono disponibili anche tutte le informazioni relative alla stagione 2011-2012 e alla programmazione in corso.

L’ufficio stampa

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