“Non è stato il fracasso dei cannoni a uccidere la Iugoslavia. È stato il silenzio. Il silenzio sul linguaggio della violenza prima che sulla violenza. Il silenzio sulle teorie razziste prima che sulle pulizie etniche. Il silenzio sulle violazioni dei diritti umani prima che sui massacri.”
Paolo Rumiz
Il racconto di Maša e Max e del loro amore diviene un canto d’amore e una leggenda popolare che fa sognare un popolo intero.
Da giovedì 15 a domenica 18 febbraio
Teatro Orazio Bobbio
Via del Ghirlandaio, 12 – Trieste
con Maddalena Crippa, Maximilian Nisi
e con Mario Incudine, Adriano Giraldi
regia Alessio Pizzech
di Alberto Bassetti liberamente ispirato al romanzo “La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz, edizioni Feltrinelli
scene e costumi Andrea Stanisci
musiche Mario Incudine
luci Eva Bruno
produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste / Arca Azzurra
TRIESTE – Debutta al Teatro Orazio Bobbio di Trieste la nuova produzione della Contrada “Un sogno a Istanbul”, in scena dal 15 al 18 febbraio. Il testo, ispirato al best seller di Paolo Rumiz “La cotogna di Istanbul”, è di Alberto Bassetti che ne trae una pièce teatrale che strappa lacrime e sogni, “avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco”.
In scena un amore unico quanto maledetto, quello tra Max e Maša interpretati da due grandi attori, Maddalena Crippa e Maximilian Nisi, sul palco con Mario Incudine, che ha composto anche le musiche di questo spettacolo, e Adriano Giraldi, per la regia di Alessio Pizzech.
Al centro della storia Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, razionale, occidentale e il suo amore per Maša, austera, selvaggia, bellissima vedova, madre di due figlie. Di questa speciale complementarietà si nutre la loro attrazione, nata a Sarajevo dove il protagonista viene mandato per un sopralluogo nell’inverno del ’97.
Alimentata da una passione instabile frutto di un destino infame, che con crudeltà prima li infiamma e poi li allontana. Il distacco, il ritorno in patria. L’attesa di un nuovo incontro. Prima di ritrovare Maša passeranno tre anni. Sono i tre anni fatidici di cui parlava La gialla cotogna di Istanbul, la canzone d’amore che lei gli cantava. Quando finalmente si ricongiungono il destino torna a scagliarsi come una tempesta sul relitto del loro amore: Maša è malata, ma la passione è più forte di ogni cosa e finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi: comincia un’avventura che porterà Max nei luoghi magici di Maša, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione.
«Questo spettacolo – racconta Maximilian Nisi – è frutto di un lavoro meraviglioso che abbiamo affrontato insieme e che attraverso parole, canti e musiche restituiamo per raccontare un’emozione. La mela cotogna è il frutto originario della Turchia. Un frutto che unisce i popoli. È poesia, nostalgia, dolore. È il legame tra il passato e il presente. Portiamo in scena una storia d’amore appassionata che attraversa i personaggi e li rende simboli di temi più importanti. Un viaggio nel tempo, verso le nostre tradizioni, alla riscoperta delle nostre origini. È stato fantastico incontrare Paolo Rumiz, capire le dinamiche della guerra dei Balcani. Così come essere trascinati da un testo bellissimo, a tratti magico, e condotti da Alessio Pizzech, dalla sua dedizione, la sua energia e la sua travolgente passione».
La particolarità di questo spettacolo risiede proprio nella sua formula. Non è una commedia, non è una tragedia non è un musical, ma è una Ballata, una forma unica nel suo genere con canzoni che rendono il racconto estremamente travolgente.
La figura femminile di questo testo, Maša, è una donna musulmana speciale, dalla grandissima femminilità. Maddalena Crippa, che la interpreta, racconta: «Non perdetevi questo spettacolo, è davvero unico nel suo genere non solo per la storia d’amore bellissima che racconta ma proprio per questa sua formula atipica. Sono diventata molto selettiva sui testi che mi vengono proposti ma quando Pizzech mi ha raccontato questo progetto il racconto mi ha sedotta e conquistata. L’esperienza di incontro con tutti coloro con cui ho lavorato a questo spettacolo è stata bellissima, intensa, proficua e di condivisione e sono certa che questo traspaia.»
«Cerco di restituire un racconto scenico – conclude il regista – che le nuove generazioni condividano perché la memoria del sangue versato non sia dimenticata e perché un’Europa sempre più indifferente si accorga delle proprie macerie dell’anima. Una storia che vive sul palcoscenico perché i giovani di oggi non restino senza padri come è stata la mia generazione. Il racconto di questo amore è un paradigma della grande storia come è sempre ogni amore che scompagina i confini della nostra anima e ci spinge verso territori sconosciuti e la violenza dei sentimenti si confonde alla rabbia che porta al conflitto chiamato guerra.»
La rappresentazione proseguirà poi in diverse piazze del Friuli Venezia Giulia (il 21 febbraio sarà a Cividale, il 22 a Grado e il 23 a Lignano Sabbiadoro) e del Veneto (il 26 e 27 febbraio a Bassano, il 28 ad Abano Terme e il 29 ad Arzignano) e la tournée proseguirà poi in Emilia a Bologna (dal 1 al 3 marzo), in Toscana a Borgo San Lorenzo (5 marzo), a Rovereto in Trento (7 marzo) e di nuovo in Toscana a Cecina (9 marzo) e S. Casciano (10 marzo), poi in Piemonte a Casale Monferrato (12 e 13 marzo) e a Bra (14 marzo), infine a Palmi in Reggio Calabria (25 marzo).
Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro (Via del Ghirlandaio, 12 • tel. 040.390613/948471), sulla App gratuita della Contrada, Vivaticket, TicketOne oppure online sul sito contrada.it.
La Contrada si avvale del sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Trieste, della Fondazione CRTrieste; e nella realizzazione delle sue attività può contare sulla collaborazione, tra le altre, di istituzioni importanti come l’Ente Regionale Teatrale, la Coop Alleanza 3.0, l’Università degli Studi di Trieste.